Signori e signore, giovani e meno giovani, benvenuti in Bazr. No, non è un errore di battitura con la «a» saltata, ma un po’ lo spirito di questa app, la prima di live social commerce che connette creator, brand e utenti. «Cioè proprio quello di un bazar – spiega il suo fondatore Simone Giacomini, classe ’86 -, ma non alla maniera di un vecchio e confusionario suq. Piuttosto l’ho immaginato come un grandissimo mall, molto elegante, alla maniera di Dubai, dove c’è di tutto, e tutto è bello, funzionale, con una grande energia allegra e positiva».
Su Bazr basta un clic per entrare su una piattaforma on line dove lo shopping è un’esperienza immersiva. Qui si entra con un obiettivo, chiaro, dichiarato, semplice ma anche divertente: si compra o si vende, dipende se si è dalla parte dell’influencer “venditore” o quella dell’utente “acquirente”, con uno spazio anche per l’intrattenimento. Una sorta di evoluzione delle vecchie televendite, «con una profonda rivoluzione – spiega Giacomini -. Qui non solo devi avere l’appeal e la preparazione a saper vendere. L’interazione è in diretta. Chi compra sa da chi sta acquistando. Chi vende ci mette la faccia. Poi, si può parlare live con un creator, farsi spiegare se il tavolino è veramente smussato, come si indossa quel tale indumento, come far funzionare il drone o come va usato il make up». Non è così più necessario ricorrere alle recensioni prima di acquistare un prodotto per assicurarsi che sia realmente come sia in foto: si vede, si chiede, si fa community intorno ai potenziali acquisti.
Appena nata (in soli 4 mesi è già stata scaricata da oltre mezzo milione di persone), innovativa (è la prima di questo tipo non solo in Italia, ma anche in Europa, ed ha solo una lontanissima parente similare in Cina) è facile da usare. Cosa si può comprare? Di tutto. «Dal tech che funziona molto bene, all’abbigliamento, dalla cosmetica al mondo memorabilia sportivo, quello collezionabile che ora sta funzionando bene, anche grazie alla collaborazione con la Kings League Italia 2025 con la quale abbiamo aperto agli acquisti in tutto il mondo dal 1º di giugno. Per noi un buon test su scala globale». Perché l’obiettivo è ambizioso. In sintesi suona così: «Se Spotify è stato realizzato in Svezia, cosa abbiamo da meno noi in Italia per inventare un competitor di aziende mondiali?», si chiede Giacomini. Ma la domanda è di quelle retoriche: ovviamente proprio niente. Anzi. «La cosa bella di questo progetto – ci tiene a sottolineare – è che in un Paese come il nostro, di “dinosauri” dove fatichiamo ad aprire un bar figuriamoci a portare avanti nuovi progetti, abbiamo inventato un nuovo concept di shopping, un sistema tecnologico innovativo che vede impegnate già un centinaio di persone, in rapidissima crescita».
Per dire a Milano, sede operativa, stanno acquistando nuovi uffici da 700 metri quadrati dove circola una grandissima energia. Perché sappiamo di avere creato qualcosa che non esisteva». Con una (ulteriore) speranza: dare coraggio ad altri giovani di poter fare qualcosa di nuovo. «Avrei potuto avviare questo progetto in qualsiasi parte del mondo ma mi sono battuto per farlo qui, perché ci credo. Credo in questo Paese, abbiamo teste importanti e spero che sia anche un enter free per altri giovani, per fare vedere che si può osare».
Così ovviamente i numeri contano ma ancora non sono la cosa che conta di più. O meglio, Bazr ha già visto ad esempio l’ingresso dell’azionariato di alcuni fondi come Valiant che ha acquisito una quota di minoranza nella società con una valutazione pre-money di 50 milioni di euro. «Abbiamo le spalle larghe grazie a chi ha creduto in questo progetto fin dall’inizio e ha scelto di appoggiarci per i primi due anni di avviamento, cioè fino a febbraio 2027. Ma in realtà i numeri sono già consistenti e le prospettive anche di più, considerando che in Cina è stimato che il mercato del live commerce raggiungerà il trilione di dollari entro il 2026», fa notare Giacomini. Che avrà anche 38 anni, un’età che nel nostro Paese ti mette senza dubbio alcuno ancora (e no si sa bene perché) tra la schiera dei giovani, ma le idee chiare le ha da un pezzo.
Dopo aver appeso al chiodo gli scarpini da calcio (la prima grande passione) e pure nel cassetto i copioni di attore (altra sua grande passione), prima ha avuto un discreto percorso come imprenditore teatrale, poi si è buttato sui social. A 30 anni ha studiato («tantissimo») i social, le piattaforme, il mondo dell’influencer marketing. Risultato? A maggio 2020 (co)fonda Stardust operativa nel mondo dei social media e della pubblicità. Quattro anni dopo, cioè l’anno scorso, è stata interamente rilevata. Per ripartire con Bazr. «Mi ricordo di una vecchia intervista fatta a Bezos da Jimmy Fallon che gli chiese “Sono anni che i bilanci di Amazon sono in perdita eppure continuate a investire, come è possibile?”. E Bezos rispose: “Sembra strano ma è un nuovo metodo economico…”. Oggi sappiamo esattamente cosa voleva dire». E dà l’idea anche di cosa Giacomini s’è messo in testa di fare.
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