L’industria della bici, grazie alle e-bike, riattacca la spina e torna lentamente a pedalare. La pandemia è fortunatamente morta e sepolta, gli incentivi statali pure. E così, dopo un boom che ha prima «drogato» e poi depresso il mercato con due anni di segni meno a doppia cifra, la bici in Italia interrompe la sua discesa.
Lo scorso anno si è chiuso infatti con oltre 1,3 milioni di pezzi venduti, pari a un moderato -0,7% sull’anno precedente. Un risultato che allontana in qualche misura gli effetti di una congiuntura lungo la quale hanno operato alternativamente i benefici e i contraccolpi degli incentivi statali, i record di vendite del 2020 e 2021, le difficoltà globali di approvvigionamento e l’eccesso di offerta.
Bici: il quadro Confindustria-Ancma
Malgrado il permanere di molte incertezze e difficoltà legate agli attuali conflitti e alle «minacce» legate all’entità dei dazi crescono produzione, export e, soprattutto, la bilancia commerciale del settore, mentre il volume d’affari (2,6 miliardi di euro), trainato dal successo dell’e-bike, si mantiene in linea con il 2023 e a +24% rispetto al periodo pre-Covid.
«La lettura dei dati ci dice innanzitutto che il mercato, oltre che da un promettente interesse del pubblico, è stato sostenuto anche grazie all’impegno e agli sconti delle aziende – spiega il presidente di Ancma Mariano Roman -. È una consapevolezza che ci aiuta anche a cogliere le reali prospettive di crescita che la mobilità può ancora offrire, soprattutto nell’ambito e-bike, e anche a chiedere misure sussidiarie per migliorare la competitività delle imprese. Ci confrontiamo comunque con un contesto nazionale dove la cultura dell’utilizzo della bici è ancora molto acerba, così come le infrastrutture e la sicurezza degli utenti».
Le e-bike tirano la volata
Proseguendo nella lettura del report ANCMA l’analisi conferma che tra le bici a pedalata assistita il 43% di quelle vendute sono e-city, il 51% e-mtb, il 5% e-corsa/gravel, mentre le e-cargo si confermano attorno alla soglia dell’1%. L’universo delle biciclette «muscolari» è invece composto per il 33% da mountain-bike, 33% city-trekking, 17% bici da ragazzo/a, 14% corsa-gravel, 2% pieghevoli e 1% altro.
Confortanti i numeri di tutto il comparto industriale del nostro Paese con oltre 19.000 addetti diretti (più altrettanti indiretti) e con circa 230 imprese che possono contare su moltissime eccellenze: con oltre 1,7 milioni di unità sale dell’1,2% la produzione complessiva di biciclette (muscolari + e-Bike) e cresce sensibilmente anche la bilancia commerciale del settore, ovvero il conto che registra la differenza tra esportazioni e importazioni dell’intera filiera, che segna un valore di +175 milioni di euro.
Serve una fiscalità più agevole
«Dopo il boom legato alla pandemia abbiamo scontato 2 anni di calo che, dai dati di oggi, finalmente sembra si sia fermato – commenta il presidente della Federazione ciclistica italiana Cordiano Dagnoni -. L’Italia sconta la mancanza di infrastrutture e una fiscalità che favoriscono l’uso e l’acquisto delle bici, come accade in Paesi come Germania, Danimarca e Belgio. In Germania, ad esempio, il 50% degli acquisti di biciclette è finanziato con leasing detraibili dalle tasse».
L’onda lunga del Giro d’Italia
Una spinta al settore la danno anche i grandi eventi sportivi legati al ciclismo. Il Giro su tutti. Due miliardi e cento milioni di euro è il valore che il Giro d’Italia porta ai territori, stimato da Banca Ifis con la ricerca «Pedalando verso l’eccellenza: Giro d’Italia, filiera bike e Made in Italy». La filiera bike italiana mostra numeri in crescita in tutti i settori, anche se a vincere sono i prodotti di alta gamma, che non soffrono la concorrenza dei prodotti di serie.
A riprova, il tasso di penetrazione della filiera bike Italia nel circuito UCI World Tour 2025: il 90% delle squadre utilizza almeno un prodotto italiano. Dato confermato dai team che partecipano al Giro d’Italia 2025: il 91% dei team del Giro (21 sui 23) utilizza almeno un prodotto italiano; percentuale che sale al 100% nel caso dei cinque ProTeams.
Bici: il fenomeno del cicloturismo
È il settore che cresce di più. Lo scorso anno ha fatto registrare un piccolo boom sia in termini di presenze, stimate in 89 milioni (+54% sul 2023), sia per quanto riguarda l’impatto economico, arrivato a quasi 9,8 miliardi di euro. È quanto emerge dal Rapporto “Viaggiare con la bici 2025”, realizzato da Isnart-Unioncamere per l’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio in collaborazione con Legambiente. Il cicloturismo si conferma, quindi, una delle principali tendenze della «nuova domanda» di turismo in Italia, rappresentando più del 10% del totale dei turisti in Italia, di cui circa la metà millennial (tra i 30 e i 44 anni d’età); si tratta di una domanda potenzialmente alto-spendente, con una situazione economica dichiarata almeno medio-alta in oltre la metà dei casi.
© Riproduzione riservata