Se sentite qualcuno dire che in casa ha un raro «Maggiolino», non pensate a una bizzarra collezione di coleotteri o alla celeberrima decappottabile degli anni Settanta, perché l’epiteto gergale «maggiolino» si riferisce in realtà ad un esemplare della prestigiosa Bottega Maggiolini di Parabiago, che in epoca neoclassica fece letteralmente storia per i suoi mobili intarsiati, autentici capolavori per i quali la famiglia di ebanisti adoperava 86 qualità di legno, sfruttandone tutte le variazioni di tinte. Quando si dice made in Italy.
Alcune di queste opere d’arte (riduttivo chiamarli arredi) saranno in bella mostra la prossima settimana ad Amart, la fiera dell’Associazione degli Antiquari milanesi che come ogni anno raduna a Palazzo della Permanente una sessantina di selezionate gallerie che spaziano dalla pittura antica alla scultura, dall’oggettistica storica all’alta decorazione, fino a incursioni nel design d’autore. Si tratta di un’occasione importante per i collezionisti italiani innamorati dell’antico e anche per i neofiti, tra cui anche giovani, soprattutto adesso che la recente riforma fiscale ha dato un po’ di linfa e coraggio alle compravendite.
Il momento, è pur vero, non è dei migliori, espressione di una flessione generalizzata del mercato che certo non ha risparmiato l’antiquariato, e soprattutto il segmento degli arredi. Ma tra gli operatori la parola d’ordine è resilienza, in nome di una competizione che si basa sempre di più sulla qualità, malgrado i capolavori antichi inevitabilmente scarseggino e le abitazioni abbiano sempre meno spazio da dedicare al bello.
Alla vigilia della fiera manifesta ottimismo Michele Subert, presidente di Amart e dell’Associazione Antiquari milanesi: «Dopo anni di flessione, riscontro un rinnovato interesse non solo per le opere di provenienza certificata, ma anche per quelle che si distinguono per originalità e di cui sia possibile ricostruire la storia. Quando si parla di mercato dell’arte antica, nell’immaginario collettivo scultura e pittura occupano naturalmente un posto di rilievo; in realtà, però, la varietà delle proposte è assai più ampia. Oggi il mercato appare articolato in diverse nicchie, ciascuna delle quali si rivolge alla propria platea di collezionisti, spesso senza reali punti di contatto con le altre. Oltre alle cosiddette arti maggiori, penso a quelle che ancora oggi alcuni si ostinano a chiamare decorative, come i vetri e le ceramiche del Novecento, gli strumenti scientifici anteriori al 1750 e le porcellane europee dei periodi migliori che continuano a essere molto richiesti».
E poi ci sono i cosiddetti arredi, una «nicchia» che sconta il fatto di essere stata catalogata, dal Dopoguerra a un decennio fa, al di fuori della categoria degli «oggetti d’arte». Eppure, non sono mancate eccezioni, soprattutto per i suddetti «Maggiolini», nonostante che a fare la differenza sul mercato sia il fattore «attribuzione» legato alla certezza della documentazione. I lotti vanno infatti da stime relativamente modeste (4.000–6.000 euro per mobili «nei modi di Maggiolini») a cifre molto elevate (160.000–200.000 per coppie di cassettoni di alto profilo).
In molti casi la qualificazione è cauta: «attribuito a», «alla maniera di», «scuola di», «bottega di». Ciò riflette il rischio attribuivo, la documentazione incerta, e la cautela del mercato. Il caso di un raro secretaire venduto nel 2022 da Il Ponte per 68.750 euro fu particolarmente interessante, un prezzo recente per un mobile ben documentato e con attribuzione convincente.
Tra gli «highlights» di Amart saranno eccezionalmente in mostra opere autografe di Giuseppe Maggiolini e non di bottega, ovvero una coppia di tavoli da gioco del 1805 circa provenienti dalla collezione nobiliare del marchese Gaetano Litta Modignani. Oltre a essere particolarmente pregiati, i tavoli vantano il pedigree di essere stati esposti all’unica grande mostra su Maggiolini del 1938 a Milano.
«Bisogna fare una netta distinzione tra le opere autografe di Giuseppe Maggiolini, che sono quasi tutte documentate dai disegni del Fondo Maggiolini custodito presso il Castello Sforzesco, e le realizzazioni della bottega», sottolinea Giuseppe Beretti, consigliere dell’Associazione Antiquari Milanesi, «I disegni di Maggiolini sono documenti che riportano i nomi e le date dei committenti, fondamentali per comprendere la storia dell’opera e la sua provenienza».
La coppia di tavoli da gioco è proposta in fiera a 100mila euro. «Per quanto riguarda le aste», continua Beretti, «è da parecchio che non compare nulla di veramente importante. La prossima occasione d’acquisto dopo Amart, sarà a Londra: in asta da Bonhams verrà infatti proposta una commode di Giuseppe Maggiolini proveniente dalla collezione Rotschild il cui prezzo di riserva è di 100.000 sterline».
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