Sotto il cofano non ci sono solo pistoni, alberi a camme, bielle e carburatori. C’è un motore altrettanto sofisticato che gira veloce grazie a una continua iniezione di liquidità: quella garantita dagli appassionati che tengono vivo il mercato delle quattro ruote da collezione. In questi giorni e fino a domani (domenica 23 novembre), in migliaia si sono ritrovati a Milano Autoclassica, prestigioso salone italiano dedicato al settore, in corso per l’appunto nel capoluogo lombardo. Tra i padiglioni espositivi è tornata a battere una passione che in verità non si è mai affievolita. Secondo stime elaborate sulla base di dati Aci, nel nostro Paese ci sono 4,3 milioni di auto storiche, che generano un valore prossimo a 100 miliardi di euro. Il 5,4% del prodotto interno lordo. In proporzione, nel mondo i numeri sono altrettanto significativi: a livello globale, il segmento delle classic car vale già 40 miliardi di dollari ed è destinato a raddoppiare entro il 2032. A differenza di quanto accade in altri ambiti del collezionismo, tuttavia, oggi le performance di questo segmento sono meno brillanti.
«Negli ultimi dodici mesi il mercato è calato ulteriormente, ma assestandosi comunque a un livello di stabilità. Questo significa che da una parte i volumi sono abbastanza costanti, ma dall’altra sono cambiati i rapporti tra marche e modelli», spiega a Moneta Gianluigi Vignola, collezionista di lungo corso ed esperto del settore. Alcuni mezzi sono infatti balzati in alto nelle quotazioni, altri invece sono scesi talvolta a sorpresa. «Dopo essere stata venduta nel 2016 per 97mila dollari, la Mercedes-Benz AMG 300 posseduta da Raul Gardini è stata ribattuta e assegnata quest’anno a 753mila dollari. Otto volte tanto. Diversamente, una Ferrari 250 GT California Spider venduta nel 2017 a 18 milioni, ora è riapparsa in un’asta in Florida a soli 9,4 milioni. Il 48% in meno», sottolinea Vignola, snocciolando dati che testimoniano a ogni modo una vitalità del mercato. L’altalena dei prezzi non deve tuttavia spaventare: ci sono infatti modelli iconici che nel tempo si confermano una garanzia in termini di valore e di bellezza.
Fascino senza tempo
La grintosa Ferrari F355 sta riscuotendo crescente interesse nelle aste internazionali, così come la Porsche 911 Carrera RS 2.7, che si conferma un investimento importante (le quotazioni superano 700mila euro se il bolide è tirato a lucido ed è in ottime condizioni). Nemmeno è da discutere, poi, il fascino senza tempo della mitica Aston Martin DB5, la gran turismo guidata anche da James Bond. La Jaguar E-Type Serie 1, definita da Enzo Ferrari «la macchina più bella mai costruita», unisce rarità e potenza, mentre la Lamborghini Miura, icona rombante degli anni Sessanta, non smette di stupire con i suoi prezzi in ascesa.
«Il mercato oggi è più selettivo. Un’auto che ha corso vale dal 30 al 50% in più rispetto a un esemplare di serie, soprattutto se ha vinto delle competizioni. Ma ci sono anche modelli da strada di altissima fascia che non conoscono fluttuazioni», argomenta Vignola. Ad esempio, va tenuta d’occhio la Mercedes-Benz SLS AMG con le inconfondibili portiere ad ali di gabbiano. «Sicuramente è un investimento che darà soddisfazioni». Al contrario, in questa fase ad andare in sofferenza sono le vetture dell’epoca anteguerra, alle quali è sempre più difficile abbinare un compratore, e alcuni esemplari degli anni Cinquanta e Sessanta.
Chilometri e carte
«A influire sulle quotazioni sono il basso chilometraggio, la presenza di dettagliata documentazione e il basso numero di proprietari. Anche la qualità del restauro fa la differenza, considerando che in passato non tutti gli interventi avvenivano a regola d’arte e che oggi rimettere a nuovo un’auto costa invece molto», argomenta a Moneta Alessandro Drago, consulente di Bolaffi Aste. E ancora: «I pezzi di ricambio? Sul mercato ci sono articoli molto interessanti, che tuttavia non aumentano il valore del mezzo. L’originalità dei componenti premia maggiormente».
Nel tempo, le mode e le differenti sensibilità estetiche hanno messo l’acceleratore a determinate categorie di auto: ora, ad esempio, vanno forte le cosiddette instant classic, prodotte dopo il Duemila. «Assorbono un buon volume di transazioni, ma bisogna stare attenti perché probabilmente sono ancora in una fase di bolla», chiosa Vignola. In questo settore, insomma, per ingranare davvero la marcia e raggiungere l’affare perfetto servono competenze tecniche e visione di lungo raggio. La scomoda verità è che non tutti posseggono questi valori. «Alcuni collezionano auto per status sociale, altri hanno un animo sportivo e cercano i bolidi da corsa. Qualcuno addirittura scende in pista rischiando di danneggiare e deprezzare il proprio mezzo. E poi ci sono gli investitori puri, che guardano solo alla dimensione speculativa». Chi unisce passione e guadagno, però, vince. Senza la componente romantica, anche il gioiello a quattro ruote più sfavillante rischia di ridursi a una semplice combinazione di ferraglie e cromature. Le ruote e il portafoglio girano lo stesso, certo. Ma poi, che gusto c’è?
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