Nel 2025 i beni di lusso non sono più sinonimo di crescita garantita. Lo segnala il report Global wealth and lifestyle di Julius Baer. L’ indice dei prezzi legati ai consumi delle persone con una grande disponibilità di ricchezza scende del 2% in dollari, un’inversione storica dopo anni in cui i prezzi dell’alto di gamma aumentavano al doppio del tasso dell’inflazione generale. Il calo è dovuto a un rallentamento della domanda globale, a un contesto macroeconomico volatile e, soprattutto, a un cambiamento nelle abitudini di spesa dei consumatori facoltosi.
Fine del ciclo espansivo
Dopo un decennio di “spesa di rivalsa” post crisi finanziaria e post pandemia, il lusso sconta oggi l’impatto di tassi d’interesse elevati, contrazione della liquidità e tensioni geopolitiche. La bolla immobiliare cinese ha frenato la crescita in Asia, l’Europa è sotto pressione per l’aumento dei costi energetici e la concorrenza delle esportazioni cinesi, mentre gli Stati Uniti si sono avviati verso una nuova stagione protezionista: le tariffe annunciate da Trump nella primavera del 2025 non sono ancora riflesse nei dati, ma minacciano una cesura attesa nei prossimi mesi.
Il podio delle città più care
Singapore si conferma la città più costosa al mondo per vivere da soggetti con grandi disponibilità finanziarie, seguita da Londra, che scalza Hong Kong al secondo posto. Sale di sei posizioni Bangkok e Tokyo e di cinque posizioni Dubai, che si piazza settima. Crolla di sette posizioni San Paolo e di cinque Città del Messico. Shanghai perde il 50% del suo valore d’indice in tre anni, scivolando dal primo al sesto posto dal 2022 a oggi.
Le città americane restano indietro: New York è l’unica nei primi dieci, all’ottavo posto. A Johannesburg la vita resta la più economica per gli ultraricchi, complice un real estate depresso e un contesto socioeconomico fragile.
La ricerca ha analizzato una ventina di beni tra materiali e servizi, dal MacBook all’orologio di pregio, dalla scuola privata al trattamento Lasik. Il prezzo dei voli in business class segna il record: +18,2%.
Una “tempesta perfetta”, spiegano gli analisti, tra scarsità di aerei, mutati comportamenti post-Covid e l’ascesa del “premium leisure”, cioè viaggiatori privati disposti a pagare prezzi elevati per suite volanti sempre più simili alla prima classe.
La tecnologia invece si deprezza: –22,6% il pacchetto “tech” globale, trascinato al ribasso dal calo dei prezzi dei MacBook dopo l’introduzione dei nuovi chip Apple. In calo anche champagne (–4,2%), borse da donna (–3,5%), gioielli (–3,3%) e scarpe femminili (–5,7%). Fa eccezione l’orologio da uomo (+5,6%), che resiste come bene rifugio e investimento collezionistico.
Longevità: la nuova ossessione degli ultraricchi
Più della casa vista lago o del tailor-made, oggi i super ricchi cercano l’immortalità, soprattutto finanziaria. Il 100% dei facoltosi asiatici intervistati ha adottato misure per prolungare la propria aspettativa di vita, dalla dieta sana al ricorso a terapie genetiche o crioconservazione. In Europa, invece, il 23% aspetta e vede. Ma ovunque cresce l’attenzione alla longevità finanziaria: la maggioranza degli intervistati è pronta a ricalibrare strategie di investimento, fondi e portafogli per sostenere stili di vita più lunghi di almeno dieci anni.
Per quanto riguarda le asset class, in Europa e Medio Oriente torna centrale il mattone. In Nord America, Sud America e Asia dominano ancora le azioni, anche se il loro peso cala. I fondi tornano in auge in Europa, dove si segnala anche la maggiore attenzione alla conservazione del patrimonio rispetto alla creazione. ESG? In Asia e Sud America cresce, in Europa e Nord America si registra una “ESG fatigue”.
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