Un tempo tappezzavano i cinema e i bar di provincia, appesi alle pareti senza particolare cura. Ora sono incorniciati, conservati sotto vetro, trattati come pezzi da museo. Da semplice carta promozionale, i poster cinematografici sono diventati veri e propri oggetti di culto. Ma soprattutto di mercato. Alcuni infatti valgono più di un’opera d’arte, con cifre che nelle aste internazionali superano senza fatica il mezzo milione di euro. E non si tratta di eccezioni. Quella legata ai cartelloni dei film è difatti un’economia parallela, alimentata da collezionisti e investitori che in questi pezzi d’arte grafica e di design vedono un’opportunità per diversificare il proprio portafoglio.
Tutto ruota attorno al fascino senza tempo del grande schermo, che anche nell’epoca delle piattaforme streaming continua a esercitare un’attrazione magnetica su generazioni di appassionati, trasformando ogni locandina in un ponte tra l’amarcord e il presente. Così, il mercato globale dei poster e dei memorabilia cinematografici ha assunto una consistenza sempre maggiore: vale circa 2 miliardi di dollari, trainato dalla costante crescita del segmento vintage, che nel 2027 dovrebbe superare quota 900 milioni. Numeri che pongono il settore su una scala comparabile a quella delle principali nicchie da collezione.
Affari e passione
«I cinefili sono mossi da una passione viscerale: per loro avere tra le mani un determinato poster significa evocare emozioni e ricordi vissuti davanti al grande schermo. E poi c’è chi si avvicina a questo mondo perché attratto dalla grafica, ambito nel quale noi italiani non siamo secondi a nessuno», racconta a Moneta Paolo Zelati, uno dei più grandi collezionisti di manifesti cinematografici del nostro Paese. Tra i pezzi più ambiti e costosi spiccano quelli legati a film cult e a registi leggendari. Un esempio emblematico è il poster originale di Metropolis, film muto del 1927 diretto da Fritz Lang, venduto per oltre 700mila dollari e successivamente ceduto per 1,2 milioni. Un record assoluto. A rendere questo manifesto così pregiato è stata la sua rarità (ne esistono solo quattro copie conosciute al mondo), unita al suggestivo stile art déco che lo caratterizza. E che dire di Dracula (1931) con Bela Lugosi, il cui cartellone da cinema americano, particolarmente raro, è passato di mano per 526mila dollari nel 2017.
Tra i tesori dell’horror a stelle e strisce rientra anche un poster del film Frankenstein (1931) venduto per 358mila dollari. Altrettanto possenti sono le quotazioni raggiunte da King Kong (1933): lo scimmione del cinema, ritratto nell’introvabile locandina style B, si è arrampicato sino a 400mila dollari di valore in un’asta a Dallas. Non si può poi trascurare Casablanca, lungometraggio del 1942 diretto da Michael Curtiz, il cui poster italiano, disegnato da Luigi Martinati, è stato venduto per 478mila dollari nel 2017. E un manifesto del medesimo film, autografato dal divo hollywoodiano e protagonista Humphrey Bogart, ha trovato acquirenti disposti a pagare oltre 120mila dollari. Ma la lista è lunga, anzi lunghissima. E include anche le fotobuste promozionali, usate soprattutto tra gli anni ’30 e ’80 per pubblicizzare i film nelle sale.
«Il genere, la qualità e l’importanza di un determinato pezzo contribuiscono a fare crescere il valore di mercato. Poi c’è anche una componente soggettiva, legata alle passioni di ogni singolo collezionista», spiega Zelati, citando alcuni evergreen della cartellonistica da film: Ladri di biclette (1948) e Gilda (1946), «il manifesto italiano più famoso al mondo, con l’immagine di Rita Hayworth che fluttua su uno sfondo nero». Nelle teche degli appassionati non possono poi mancare la Trilogia del dollaro di Sergio Leone, sempre più ricercata, o i poster delle pellicole firmate da Federico Fellini e Michelangelo Antonioni. Anche se – ammonisce l’esperto – «soffermarsi unicamente su questi grandi nomi significa avere una conoscenza limitata del settore».
Il mercato
Chi si addentra in questo mondo deve poi valutare l’andamento del mercato: fino a dieci anni fa, ad esempio, il due fogli di Star Wars disegnato Michelangelo Papuzza valeva poche centinaia di euro, oggi invece è sopra i 1500 euro. «Le quotazioni sono figlie dei cicli, delle mode o delle contingenze, come nel caso di Guerre Stellari, che nel 2027 compiranno 50 anni. Poi ci sono titoli come Gilda, Casablanca o La signora di Shanghai che escono dall’alveo del semplice collezionismo ed entrano in quello più stabile dell’antiquariato. Quest’ultimo, infatti, in futuro acquisirà sempre più valore».
Ecco perché il settore è già oggi proiettato – è proprio il caso di dirlo – verso una dimensione di esclusività, nella quale alcuni poster diventeranno paragonabili agli asset dell’arte o dell’antiquariato tradizionale. Non più fogli di carta legati al lancio di un film, ma testimonianze storiche di un’estetica, di un’epoca e di un modo di comunicare che non esiste più.
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