Una carriera monumentale, iniziata negli anni Sessanta e proseguita per decenni. Sempre sotto i riflettori del grande varietà, sempre nelle case degli italiani attraverso il piccolo schermo. Così Pippo Baudo, scomparso il 16 agosto scorso all’età di 89 anni, è diventato uno dei presentatori televisivi più amati dal pubblico. Volto familiare a milioni di spettatori, Baudo ha attraversato oltre sei decenni di storia dello spettacolo, lasciando un segno indelebile nel costume del Paese. Ma accanto al ricordo collettivo e all’omaggio pubblico, si apre ora anche un capitolo più privato e concreto: quello della sua eredità.
Il patrimonio di Pippo Baudo
Secondo le stime circolate nelle ultime ore e riportate da Repubblica, il patrimonio accumulato da Baudo ammonterebbe a circa 10 milioni di euro, a cui si aggiungono importanti proprietà immobiliari, tra cui una residenza nel quartiere Parioli di Roma e una villa ad Acireale, la sua città natale.
Chi erediterà il patrimonio?
La domanda che molti si pongono ora è: a chi andrà l’eredità del compianto presentatore? Al momento, non è ancora noto se Baudo avesse redatto un testamento. In attesa di conoscere l’eventuale contenuto delle sue ultime volontà, le ipotesi più verosimili portano ai suoi due figli, Alessandro e Tiziana, come principali eredi.
Alessandro, nato nel 1962 da una relazione con Mirella Adinolfi, è stato riconosciuto legalmente da Baudo solo nel 1996, dopo un lungo percorso personale e mediatico. Tiziana, nata nel 1970, è figlia del matrimonio tra Baudo e Angela Lippi. Entrambi, in qualità di figli riconosciuti, sarebbero in ogni caso eredi legittimi ai sensi della normativa italiana.
Tuttavia, non si può escludere che Baudo abbia indicato nel suo testamento altri beneficiari, amici, collaboratori o istituzioni culturali a cui ha dedicato parte della sua vita. Questo potrà emergere solo con l’apertura ufficiale delle disposizioni testamentarie, qualora esistano.
Un’eredità oltre il denaro
Al di là degli aspetti economici e patrimoniali, l’eredità più grande che Pippo Baudo lascia è quella culturale e affettiva. Ha scoperto e lanciato decine di artisti, contribuito alla nascita della televisione moderna in Italia, e ha rappresentato un punto di riferimento della televisione di qualità, capace di intrattenere con garbo e, quando necessario, anche di educare e sensibilizzare.
Quando Baudo diventò bancario in tv
Ad esempio, il 1° gennaio 2002, quando entrò ufficialmente in vigore l’euro, per accompagnare i cittadini in quella storica novità, l’Abi (Associazione bancaria italiana) scelse proprio Pippo Baudo come testimonial, affidandogli il ruolo di un “finto direttore di filiale” in uno spot istituzionale girato dal regista Gabriele Muccino. Non era la pubblicità di un prodotto commerciale, ma un messaggio di servizio: spiegare con chiarezza alle cittadine e ai cittadini italiani la nuova moneta unica. Un compito che il presentatore assolse volentieri. “Noi uomini di televisione non siamo divi come quelli del cinema. Siamo divi domestici, perché arriviamo direttamente in casa, nelle sale da pranzo, nei salotti. Se si è ben accetti nella famiglia, che ti accoglie trasversalmente e ti riconosce credibilità, allora raggiungi il massimo dell’obiettivo“, spiegò lo stesso Baudo in un’intervista.
E oggi, nel giorno delle esequie, la Fabi rende omaggio a Pippo Baudo proprio ricordando quella circostanza, che lo vide come protagonista mediatico di un importante snodo economico-finanziario.
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