Beppe Grillo ha scoperto l’acqua calda: negli ultimi anni, il concetto di lusso ha subito una trasformazione profonda e gli ultra-ricchi hanno spostato i loro consumi dai beni materiali a una dimensione più esperienziale e totalmente esclusiva. Il lusso assoluto, lo abbiamo definito su queste pagine. Da tempo il mercato aveva già mostrato questo cambiamento, e peraltro con particolari evidenze, ma il fondatore del Movimento Cinque Stelle pare abbia deciso di informare solo ora i propri seguaci di questa tendenza. Sul proprio blog, infatti, il comico ligure ha rilanciato un articolo dell’Economist intitolato Perché gli ultra-ricchi rinunciano ai beni di lusso.
“Il problema, almeno per gli ultra-ricchi, è che i beni di lusso sono ovunque”, si legge nel pezzo tratto dal settimanale britannico. Chiunque abbia un po’ di soldi – questa è la tesi – può acquistare una giacca Kiton da un mercatino dell’usato o noleggiare un jet privato. Dunque, oggi i veri Paperoni “spendono in beni più grandi e migliori, spesso servizi piuttosto che oggetti”. Quella portata all’attenzione da Grillo, per la verità, è una tendenza che non stupisce affatto e che già avevamo approfondito con dovizie di particolari anche sulle pagine di Moneta.
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In sostanza, sta accadendo questo: mentre la moda offre nuovi segnali di indebolimento e le grandi maison subiscono gli umori di una clientela meno facile da soddisfare, una nuova categoria di consumatori si fa strada chiedendo una sola cosa: l’esclusività. E siccome il mercato ha sempre ragione, ecco che nuove forme di investimento stanno prendendo forma. Ora, ad esempio, i grandi brand del lusso stanno puntando sull’immobiliare e la clientela d’alta gamma aspira a servizi e oggetti su misura.
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Il paradosso è che Grillo da una parte fa lo spiegone sui super ricchi e dell’altra vorrebbe però tassarli a non finire, mettendo in ginocchio intere filiere che vivono grazie al lusso assoluto e alle nuove forme di esclusività. Nel 2023, sempre dalle pagine del proprio blog, Beppe dava notizia di una raccolta firme per tassare i grandi patrimoni. E in un altro articolo metteva in risalto una teoria alquanto opinabile, secondo cui (stando a uno studio condotto da cinque scienziati delle università di Leeds e Losanna) tassare i ricchi porterebbe significativi benefici per il clima e la giustizia sociale.
I fan della decrescita felice assecondano questi modelli economici ma la realtà e le evidenze dimostrano quanto certe teorie siano dannose e pure controproducenti: per tassare i ricchi, si penalizza un’ampia fetta di popolazione che grazie a queste persone lavora, fa impresa e porta alla crescita economica. “La chiave di svolta è così semplice, ovvero non acquistare, non avere, riutilizzare! Se i ricchi del mondo ragionassero i questo modo qualcosa davvero inizierebbe a cambiare…”, si leggeva qualche anno fa sul blog di Grillo. Beppe la pensa ancora così?
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