Il primo round innescato dalla conquista di Mediobanca da parte di Mps e dall’operazione Bper-Popolare di Sondrio apre a nuovi riassetti anche sul fronte del settore dell’asset management, ovvero delle società che si occupano della gestione e valorizzazione di portafogli finanziari e patrimoniali per conto di investitori istituzionali e privati.
Al centro della scena c’è Anima, con il cantiere già aperto sul nuovo vertice dopo la nomina dell’ormai ex ad, Alessandro Melzi d’Eril, al timone di Piazzetta Cuccia. Il Monte è il principale distributore dei prodotti della sgr che però è anche una delle colonne del nuovo piano industriale di Banco Bpm. Dunque, le mosse sono legate anche al destino dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna e a cosa faranno i francesi del Crédit Agricole, primo azionista con il 19,8% e proprietario di Amundi, altro colosso dell’asset management. Si alzeranno barricate per difendere l’italianità di Piazza Meda (e di Anima, che rappresenta un presidio strategico per la tutela del risparmio italiano)? Probabilmente meno di quanto si prevede.
Intanto i vertici delle Generali hanno preso tempo fino a dicembre sulle trattative con Natixis, ma pare ormai scontato che i colloqui non avranno vita lunga. Ciò ha già scatenato rumor su possibili partnership alternative nell’asset management con big come Intesa Sanpaolo o Unicredit (che vedrà scadere l’accordo con Allianz nel 2027). La palla però ora è in mano a Mps, forte di quel pacchetto del 13,2% custodito da Mediobanca. Nella riorganizzazione post Ops, il Monte starebbe ragionando sulla possibile cessione di Mediobanca Sgr al Banco Bpm in cambio di una quota di Anima. Ecco perché i riflettori potrebbero spostarsi sugli effetti di un’altra operazione, ovvero la fusione Bper-Sondrio che permetterà all’istituto guidato da Gianni Franco Papa di acquisire il 100% di Arca Sgr aumentando l’esposizione a un business valutato con multipli a doppia cifra.
Nel frattempo, attenzione alle poltrone. E non solo per il nome del successore di Melzi al timone di Anima. Perché nel riassetto generale potrebbe anche cambiare la guida di Mediobanca Sgr oggi affidata a Emilio Franco. Quest’ultimo ha già dovuto lasciare il ruolo di coordinatore del comitato dei gestori di Assogestioni dopo che all’inizio di agosto il consiglio direttivo dell’associazione lo ha sostituito con Alberto Zorzi, responsabile direzione Investimenti di Arca Fondi sgr. La posizione è strategica perché il Comitato è l’organo che opera in modo autonomo rispetto all’associazione e partecipa ad attività di engagement collettivo attraverso la composizione di liste di minoranza nell’interesse dei sottoscrittori dei fondi. Perché questo cambio? Qualche mese prima, a marzo, Franco aveva guidato il fronte dei contrari capitanato appunto da Mediobanca Sgr che puntava a convincere il comitato dei gestori di Assogestioni a tenersi fuori dalla partita sulla governance delle Generali e anche a confondere le acque sull’esito del confronto portato avanti negli ultimi round a colpi di perizie con Anima sgr. Ma poi, nella riunione del 21 marzo, era stato raggiunto il quorum e l’associazione aveva presentato la rosa di quattro candidati per il board del Leone all’assemblea del 24 aprile (senza però portare a casa nemmeno un posto in consiglio).
Dal 7 aprile a capo di Assogestioni è arrivata Maria Luisa Gota, amministratore delegato di Eurizon nonché responsabile della divisione asset management di Intesa Sanpaolo. Nel corso dell’assemblea dell’associazione in cui è stata eletta, è stato approvato il nuovo statuto secondo cui il Comitato esecutivo va a sostituire quello che precedentemente si chiamava Comitato di presidenza. È stato anche introdotto un collegio deontologico composto da tre professionisti esterni all’associazione che saranno consultati come saggi in relazione a tematiche o controversie che richiedono un parere terzo, anche se non vincolante. Insomma, uno strumento in più per dirimere gli eventuali conflitti tra associati.
Con le prossime partite sui rinnovi dei cda che si giocheranno nella primavera del 2026, anche in alcune partecipate pubbliche quotate, di sicuro servirà. C’è di più. Secondo quanto risulta a Moneta, Gota avrebbe avuto a cavallo dell’estate un incontro con Alberto Oliveti, numero uno dell’Enpam (la cassa previdenziale dei medici) con l’obiettivo di portare nel comitato dei gestori i rappresentanti delle casse che erogano le pensioni ai professionisti (oltre a Enpam, ci sono l’Enasarco degli agenti di commercio, la Cassa forense degli avvocati, e gli architetti e ingegneri di Inarcassa). La mossa avrebbe due effetti: consentirebbe a Intesa, attraverso Eurizon, di espandersi sul fronte dei portafogli della gestione previdenziale – parliamo di oltre 124 miliardi di euro di attivi a fine 2024 custoditi dalle casse – e per queste ultime consentirebbe di entrare nei cda delle società quotate attraverso le liste presentate da Assogestioni. Superando così le incompatibilità dell’articolo 10 del regolamento sfornato a luglio dal Tesoro e dal ministero del Lavoro sulle politiche di investimento di questi enti, dove si esplicita che «lo svolgimento di funzioni di amministrazione e controllo dell’ente è incompatibile» con le medesime attività presso gestori e altre società in cui si investe direttamente, o indirettamente.
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