Dopo il venerdì nero delle criptovalute – con il Bitcoin e gli altri principali asset digitali in calo dopo le dichiarazioni di Donald Trump, che ha minacciato dazi fino al 100% su una serie di prodotti cinesi – torna il dibattito sul ruolo del bitcoin come bene rifugio. L’asset rifugio per eccellenza, l’oro, è rimasto sopra quota 3.980 dollari l’oncia, mentre i listini azionari globali hanno chiuso in rosso dopo l’ennesimo scossone inferto da Trump ai mercati.
Le tensioni geopolitiche
Le tensioni sono esplose dopo che Pechino ha annunciato nuove restrizioni all’export di terre rare e metalli preziosi, fondamentali per l’industria tecnologica americana. In risposta, Trump ha rilanciato la minaccia di nuovi dazi doganali.
Il risultato è stato un’ondata di vendite, la capitalizzazione complessiva del mercato cripto è scesa a circa 3.240 miliardi di dollari, in calo di oltre il 4% rispetto alla settimana precedente.
Il Bitcoin ha perso oltre il 13% in pochi giorni, scendendo dal massimo storico di 126 mila dollari toccato il 6 ottobre fino a sfiorare i 107 mila. Un movimento brusco, che ha trascinato con sé l’intero comparto: Ethereum ha lasciato sul terreno circa il 15%. Anche in questa fase di maturazione del mercato, le criptovalute continuano a comportarsi come asset ad alto rischio, molto lontani dalla sicurezza del lingotto.
“Man mano che il mercato crypto cresce e matura, i rischi si amplificano. L’arrivo degli ETF su crypto spot e l’interesse istituzionale hanno indotto gli investitori in un falso senso di sicurezza, ma rimane l’unico mercato che scambia dopo l’orario di chiusura,” ha commentato BeInCrypto Nic Puckrin, analista crypto e co-fondatore di The Coin Bureau.
“Ironia della sorte, ora che la polvere si è posata, molti token blue-chip hanno visto un forte rimbalzo – incluso Ethereum, che appare particolarmente forte sopra i 4000 dollari. Pertanto, molti investitori spot si trovano in una posizione simile a quella in cui erano prima del flash crash. Questo è certamente un argomento contro la leva eccessiva in un mercato con liquidità fluttuante in un clima geopolitico così incerto”, ha aggiunto.
A calmare i mercati, almeno in parte, sono arrivate le parole del segretario al Tesoro Scott Bessent, che ha confermato come Trump e Xi Jinping restino intenzionati a incontrarsi entro la fine del mese, probabilmente il 29 ottobre a Gyeongju, in Corea del Sud, in occasione del vertice APEC.
Interpellato dai giornalisti, Bessent ha precisato che “tutto è sul tavolo”, inclusa la possibilità di un delisting delle aziende cinesi da Wall Street, ma ha anche lasciato intendere che la Casa Bianca cercherà un punto d’equilibrio con Pechino.
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