Volano le emissioni di titoli di Stato tra il pubblico dei piccoli investitori. L’ultima edizione del Btp Valore ha raggiunto 13 miliardi di collocamento già alla fine del terzo giorno. Dopo che le edizioni precedenti avevano ottenuto risultati altrettanto lusinghieri. Merito di un rendimento attraente e delle varie promozioni delle agenzie di rating internazionali, da ultima quella della canadese Dbrs che ha riportato il merito di credito del debito italiano in Serie A. Le incertezze globali e gli scossoni geopolitici portano fisiologicamente a ridurre la propensione al rischio e alla ricerca degli asset che possono garantire un ottimo bilanciamento tra rischio e rendimento. Ma probabilmente c’è almeno un altro fattore che, in corrispondenza della fine dell’anno, sta spingendo molti piccoli investitori a puntare con ancor maggiore decisione sui titoli di Stato Italiani.
Il governo Meloni, infatti, ha riformato il calcolo dell’Isee, la fotografia patrimoniale utilizzata spesso per l’attribuzione di sussidi e incentivi pubblici, introducendo uno scomputo fino a un ammontare di 50mila euro degli investimenti in Btp e simili. Un principio analogo a quello che si pensa di applicare nella prossima legge di bilancio, con l’esclusione dal conteggio della prima casa fino a un valore catastale di 91.500 euro. Pertanto, alcuni consulenti starebbero consigliando ai loro clienti di liquidare gli investimenti in fondi e azioni – con i mercati che viaggiano da tempo ai massimi – per piazzare il ricavato sui Btp e così farlo sparire dal radar dell’Isee. Non sono pochi quelli che potrebbero avere interesse a una mossa di questo tipo, peraltro perfettamente legale e anzi incoraggiata dallo Stato, per esempio al fine di ottenere un assegno unico più robusto per i figli, spuntare una retta dell’asilo più conveniente o avere accesso alle varie agevolazioni parametrate sul patrimonio familiare.
L’Isee, del resto, viene calcolato in base alla fotografia del patrimonio anche per quanto riguarda titoli, fondi e azioni che si detengono alla fine dell’anno fiscale. Va da sé che, in un momento in cui le plusvalenze finanziarie per molti possono essere consistenti, potrebbe avere senso liquidare le posizioni (o spostare i soldi sul conto) e riempire il più possibile quel porto franco fino a 50mila euro per poi, eventualmente, rivendere i Btp quando le valutazioni azionarie saranno più vantaggiose e rientrare in forze su investimenti capaci di garantire rendimenti più appetibili di un titolo di Stato. Non tutti lo faranno. Ma c’è da scommettere che molti seguiranno il consiglio del proprio consulente.
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