Alla fine dello scorso anno in giro per il mondo risultavano censiti 10.332 data center distribuiti in 168 Paesi, oltre la metà dei quali negli Stati Uniti. L’Unione Europea segue a debita distanza (2.254) e l’Italia si sta ritagliando un ruolo sempre più centrale. Il numero di data center presenti lungo lo Stivale è pari a 168 strutture el 2024, per una potenza installata di 513 MW, posizionano l’Italia al 13° posto a livello mondiale. È quanto emerge dal Rapporto Strategico “Data Center e Sistema-Paese: l’Alleanza per la Crescita. Roadmap per uno sviluppo sinergico”, realizzato dalla Community Data Center Italia di TEHA Group.
In particolare Milano e la Lombardia si stanno affermando come poli strategici, attirando l’interesse crescente degli investitori. Il capoluogo lombardo, con una capacità installata di 238 MW, pari al 46% della capacità nazionale, supera quella di città come Madrid e Zurigo.
Il mercato dei data center potrebbe generare tra 12 e 30 miliardi di euro entro il 2030, con un potenziale di crescita fino a 165 miliardi nel decennio successivo.
Questa prospettiva si inserisce in un contesto di forte trasformazione territoriale: infatti, sono stati mappati 3,7 milioni di m² di aree industriali dismesse idonee alla realizzazione di nuovi data center, offrendo una leva strategica per rigenerare il territorio senza consumo di nuovo suolo. L’adozione delle migliori tecnologie potrebbe inoltre ridurre le emissioni di 2 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno, pari a circa 1,5 milioni di automobili in meno.
Sul fronte industriale, il settore attiva filiere ad alta specializzazione: ogni 100 milioni di euro di CAPEX possono generare oltre 1.200 posti di lavoro, mentre il peso delle PMI italiane — responsabili del 64% del valore aggiunto manifatturiero contro il 24% della Germania — rende prioritario valorizzare operatori in grado di aggregare competenze e fare da capifiliera.
“LʼItalia ha davanti a sé una delle più grandi opportunità di sviluppo degli ultimi decenni: la crescita del mercato dei data center può generare valore economico e posti di lavoro qualificati, rafforzando la competitività del Paese. Ma perché questo potenziale si traduca in realtà, è necessario intervenire su tre fronti chiave: energia, autorizzazioni e filiera industriale. Lʼallungamento del time to power rischia di rallentare investimenti essenziali, mentre il permitting frammentato e una filiera ancora poco integrata faticano a sostenere le richieste dei grandi operatori internazionali.”, dichiarano Alessandro Viviani e Jacopo Palermo, Associate Partner di TEHA Group. “In Italia, in particolare, Milano sta dimostrando di poter competere con i principali hub europei, ma serve una visione nazionale che renda lʼintero Paese attrattivo. Per riuscirci, occorre unʼazione coordinata tra istituzioni, utility, imprese e sviluppatori: solo così potremo trasformare questa dinamica di mercato in un vantaggio strategico per il sistema Italia”.
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