A oltre cinque anni dalla grande fuga da Tokyo, il fuggiasco Carlos Ghosn adesso si diletta a insegnare strategia aziendale. L’ex capo carismatico di Renault e Nissan ha cercato di mettersi alle spalle le vicissitudini giudiziarie che lo spinsero in una fredda notte di fine 2019 a chiudersi un’ora e mezza dentro una custodia per strumenti musicali per raggiungere un jet privato che lo aspettava non lontano dalla capitale nipponica per portarlo in Libano, Paese dove è cresciuto e, soprattutto, che non ha accordi di estradizione con le autorità giapponesi.
UN CONFINO DA NABABBO
Essendo a tutt’oggi un ricercato internazionale, con mandati d’arresto emessi dai procuratori francesi e giapponesi, Ghosn è bloccato nella sua Beirut dove, comunque, non si fa mancare nulla, a partire da una lussuosa villa da 20 milioni di dollari e uno yacht di ben 120 piedi, entrambi rivendicati da Nissan che sostiene siano beni di proprietà del gruppo.
Il manager settantunenne in questi anni ha cercato di voltare pagina e dirige un programma di formazione per dirigenti presso l’Università dello Spirito Santo di Kaslik, a circa 30 minuti a nord di Beirut; a quello che è dato sapere non percepisce uno stipendio, con i proventi dei corsi che vanno tutti all’università. Ma anche in questa nuova attività è emersa qualche piccola crepa. I prezzi iniziali del primo programma – intitolato ‘Strategie aziendali e performance con Carlos Ghosn’ e che ha coinvolto ex illustri colleghi del manager quali Dieter Zetsche (ex ceo di Daimler) e Thierry Bolloré (ex ceo di Renault e Jaguar Land Rover) – erano stati fissati in 10.000 dollari per i partecipanti libanesi e 20.000 per gli stranieri. Lo stesso Ghosn, interpellato dal Wall Street Journal, ha ammesso che i prezzi erano stati percepiti come “troppo elitari” e quindi si è virato verso un corso più snello ed economico di soli tre giorni intitolato “Gestione strategica e delle crisi con Carlos Ghosn”, rivolto a manager di medio livello, principalmente libanesi. Le iscrizioni per il mese di maggio risultano ferme a 64, quindi non proprio un boom di adesioni.
TRA VECCHIE E NUOVE PASSIONI
Nato in Brasile, con passaporto libanese e anche francese, Ghosn non manca di mettere becco in quello che è stato il suo regno per oltre due decenni; l’industria automobilistica è nel suo dna dopo esserne stato a lungo uno dei principali protagonisti. Addirittura, alla notizia dell’uscita da Stellantis del suo ex rivale Carlos Tavares, non sono mancate voci di un suo ritorno sulla scena alla guida del gruppo italo-francese; chiaramente uno scenario surreale spentosi sul nascere vista l’attuale condizione di ricercato internazionale. In merito alla ‘sua’ Nissan, l’ex ceo non ha risparmiato previsioni funeree («fallirà entro 2-3 anni», sentenziò nel 2020) e la netta stroncatura sin dal primo istante delle possibili nozze con Honda ritenendole «insensate» (e in effetti nel giro di poche settimane la fusione tra le due case nipponiche è saltata clamorosamente). Secondo alcuni il vero motivo dietro il suo arresto nel 2018 si cela il malcontento del management di Nissan che ha sempre visto la governance dell’alleanza con Renault troppo sbilanciata a favore dei francesi.
In parallelo Ghosn continua a coltivare la sua grande passione per il vino. Ben prima dei suoi guai giudiziari, nel 2012 il manager investì nel paese dove è cresciuto acquisendo nei pressi del confine siriano la casa vinicola Ixir, a cui fanno capo ben cinque vigneti e una produzione che si aggira intorno alle 300mila bottiglie l’anno tra bianco e rosso.
LA VERSIONE DI CARLOS
Al fianco di Carlos c’è sempre la moglie Carole, che è cittadina americana e a sua volta non può lasciare il Libano in quanto pende su di lei un mandato d’arresto internazionale per presunte false testimonianze in Giappone relative al caso del marito. Su questo aspetto, lo stesso Ghosn ha espresso la speranza che la nuova amministrazione Trump prenda l’iniziativa e vada in pressing sul Giappone affinché revochi l’avviso per la moglie. «Mia moglie è prigioniera per una ragione molto semplice: perché è mia moglie», sono le parole di Ghosn che allo stesso tempo non ha mancato di esprimersi sul delicato nodo dei dazi: «Sono solo un tentativo di correggere lo squilibrio commerciale tra gli Stati Uniti e altri Paesi, in particolare la Cina, ma non rappresentano affatto la fine della globalizzazione».
L’ex titano dell’automotive non si fa mancare qualche buona lettura e sulla sua scrivania in questo periodo c’è Trust, il grande romanzo di Hernan Diaz, che racconta la storia di un magnate della finanza che cerca di riscrivere la propria leggenda, manipolando la verità sulla sua fortuna. Chi vuole leggerci qualche analogia lo faccia pure, Carlos capirà.
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