Gioie e dolori sull’astronave dei megatrend. L’investimento tematico esiste da decenni e mantiene alto il suo fascino tra gli investitori anche in virtù dell’emergere di anno in anno di nuove tendenze disruptive quali l’intelligenza artificiale o la space economy. Nell’arco di 12 mesi l’investimento in un Etf composto dalle principali società attive nel segmento dell’economia spaziale ha permesso di portare a casa un ritorno di oltre il 50 percento. Non molto dissimili le performance dei fondi legati all’IA, grandi protagonisti dall’avvento di ChatGpt in avanti. C’è però il contraltare, spesso altrettanto doloroso. Questi stessi temi d’investimento negli ultimi mesi hanno sottoperformato il mercato, così come buona parte degli investimenti tematici che statisticamente sono caratterizzati da una volatilità maggiore rispetto ai fondi azionari classici.
L’investimento tematico ha dalla sua la potenzialità di generare extra-rendimento e diversificare in un contesto in cui le correlazioni tra asset tradizionali sono aumentate. «I fondi tematici sono un modo semplice per investire in trend di crescita a lungo termine che offrono interessanti opportunità di investimento come decarbonizzazione, lotta alla scarsità d’acqua, digitalizzazione, economia circolare e longevità», argomenta Andrea Ferrante, country Head Italy di Swisscanto AM. «È importante puntare su fondi con processi di investimento solidi – aggiunge l’esperto – che si concentrano su società con un focus tematico, una crescita interessante e un elevato rendimento del capitale. Queste strategie spesso portano a rendimenti più stabili e migliori nel tempo».
Gli investitori devono stare attenti a non farsi ingannare da ciò che i fondi tematici possono fare. Da un lato possono offrire una sponda per una maggiore diversificazione del portafoglio, dall’altro rischiano di presentare insidie di vario genere. Alcuni temi possono dimostrarsi deboli nel medio-lungo periodo, le tendenze possono cambiare o essere sorpassate da altre – eclatante l’esempio dell’ascesa del tema del Metaverso che altrettanto velocemente è finito nel dimenticatoio – oppure perdere l’appeal con lo sgonfiarsi della bolla creata dall’interesse diffuso come accaduto per tutto l’universo legato all’energia green e alla mobilità sostenibile. I fondi focalizzati sulle energie pulite sono letteralmente germogliati in quantità enormi negli ultimi anni, non i rendimenti medi della categoria che sono stati negativi del 7,5% nell’ultimo anno. L’S&P Global Clean Energy Transition, indice di riferimento per alcuni dei maggiori Etf legati al tema green, segna -15% nell’ultimo anno e complessivamente ha dilapidato quasi i due terzi del proprio valore rispetto ai picchi del 2021. Nell’ultimo anno a soffrire particolarmente è stato il sottosettore della tecnologia delle batterie a causa della sua alta correlazione ai prezzi delle batterie stesse e dei materiali per realizzarle come il litio, che è piombato ai minimi degli ultimi cinque anni.
Il boom post-pandemia aveva portato il patrimonio totale in gestione nei fondi attivi tematici a triplicarsi da 290 miliardi di dollari (inizio 2020) a quasi 900 miliardi due anni dopo (dati di Morningstar).
Successivamente l’entusiasmo si è smorzato di pari passo con l’evidenza che molti fondi non hanno prodotto ciò che gli investitori si aspettavano. E così lo scorso anno gli asset in gestione erano ridiscesi in area 560 miliardi. Difficoltà che in alcuni casi portano alla chiusura di alcuni fondi con Fidelity che a inizio anno ha deciso di chiudere una serie di Etf tematici lanciati nel 2021, tra cui quelli legati all’energia pulita.
Cogliere quali temi potranno essere vincenti in futuro è un esercizio abbastanza complesso, anche per un investitore con buone competenze finanziarie. «Tentare di individuare con precisione temi o settori che sovraperformeranno potrebbe sembrare una soluzione allettante. L’evidenza suggerisce però che la sfida chiave per ottenere risultati soddisfacenti con gli investimenti tematici è quella di indovinare il giusto timing», avverte Simone Rosti, responsabile per l’Italia e Sud Europa di Vanguard, che ritiene più efficace «non cercare l’ago nel pagliaio, ma comprare il pagliaio», ossia indici ampiamente diversificati che espongono a settori diversi il cui peso varia proporzionalmente in base alla rispettiva crescita (o contrazione) nell’ambito dell’universo investibile «senza richiedere loro di analizzare accuratamente i trend o di familiarizzare con le numerose e specifiche metodologie di costruzione degli indici tematici». Come detto la volatilità dei tematici è in media più accentuata, inoltre chi anima il proprio portafoglio con più fondi tematici deve stare attento a evitare sovrapposizioni: temi simili possono far incorrere in doppioni con, ad esempio, un Etf sulla robotica e uno sull’IA che potrebbero entrambi includere titoli come Nvidia, che in aggiunta presenta già un importante peso in fondi azionari aggregati. Da non trascurare infine l’elemento costi, in genere leggermente più elevati nei tematici e qualche decimale di costo medio annuo in più va a zavorrare non poco i ritorni nel lungo periodo.
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