È iniziata sei anni fa con una pagina Facebook e una consapevolezza maturata nelle aule della facoltà di Economia da due studenti romani, allora poco più che ventenni: stavano tutti a dannarsi per studiare, ma poi nessuno aveva davvero voglia di approfondire. E se era così a Economia, figuriamoci nelle altre facoltà. Poi una veloce ricerca, per scoprire che l’Italia è penultima tra i Paesi europei per l’educazione finanziaria (dati Ocse). Quattro chiacchiere tra gli amici universitari per mettere a fuoco il problema, quello della persistente «lontananza culturale». Tradotta in gergo giovanilistico: «Ehi bro, ma ’sta roba a me non interessa, mica devo lavorare in finanza».
Starting Finance nasce così, con una pagina Facebook sulla quale venivano semplificate le news del Finacial Times o del Sole 24 Ore. Sei anni dopo quello spazio virtuale è diventato una community di due milioni di giovani utenti sui social, una trentina di club nelle università di tutta Italia, da Trento a Messina, e una Srl (appunto Starting Finance) con 35 dipendenti (tutti sotto i 30 anni a parte due senior) che conta di fatturare nel 2025 tre milioni e mezzo di euro, quasi il doppio rispetto al milione e 600mila euro del 2024. E una mission: «Trasmettere ai giovani il valore del benessere finanziario, importante tanto quanto quello fisico e psicologico». Ha le idee ben chiare dall’inizio Marco Scioli, oggi 29 anni romano e romanista («esiste l’alternativa?»), uno dei due founder (l’altro è Edoardo Di Lella), che venerdì 9 maggio è salito sul palco del Palazzo dei Congressi di Roma per uno dei due eventi annuali organizzati per incontrare tutta la community.
«Il primo anno avevamo lanciato l’evento al Palazzo della Borsa in piazza Affari a Milano. Ci aspettavamo 800 persone, quanti poteva contenerne la sala, ne sono arrivati più del doppio con una fila lunghissima fuori», racconta Scioli. Ieri a Roma erano più di tremila. E al prossimo appuntamento al Superstudio a Milano (il 3 e 4 novembre) ne sono previsti ancora di più, circa 5mila, tutti tra i 18 e i 35 anni. A far cosa? A parlare di economia. E che economia. Ieri sul palco c’erano oltre 40 protagonisti del mondo finanziario italiano e internazionale, dall’economista Carlo Cottarelli, a Benedetto Vigna, ad di Ferrari, Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane, Gianluigi Guida (Ceo di Binance Italy), Francesco Gattei (direttore generale di Eni), Daniele Caprini (Head of Group planning di Enel), istituzioni come Consob e partner di valore internazionale come Be, Scalable, Eni, Binance e Directa.
«L’idea non solo quella di portare e far parlare i big dell’economia e della finanza italiana, manager di aziende, gestori patrimoniali. Ma dopo il loro panel hanno un vincolo: devono restare per almeno due ore a disposizione dei ragazzi», racconta. «Il nostro obiettivo è quello di rivoluzionare l’informazione e l’educazione finanziaria nel nostro Paese con dei percorsi di educazione economico-finanziaria sui social media, nelle università, nelle scuole e nelle aziende, con contenuti online, corsi di formazione ed eventi di settore. Così da guidare i giovani italiani verso scelte consapevoli, accompagnandoli nella gestione di risparmi e investimenti personali e preparando chi vuole intraprendere una carriera nel mondo della finanza».
Ma in ogni caso ribaltare quell’idea che l’economia sia solo materia per gente del settore, «riguarda invece ciascuno di noi, da chi prende 800 euro al mese ai manager che ne guadagnano 20 mila. È lì che si fa il salto». Per questo sono pronti a entrare nelle scuole ma anche nelle aziende. «Un recente sondaggio di Banca d’Italia sostiene che l’87% dei dipendenti italiani ha chiesto che venga fatta educazione finanziaria sul posto di lavoro». E il motivo è semplice e sta in un altro dato: il 67% degli italiani non conosce i 4 concetti di base dell’educazione finanziaria. Se siete tra quei 3 su 10 che lo sanno, potete smettere di leggere. Per tutti gli altri ecco la risposta: inflazione, diversificazione, interesse composto e legame tra rischio/rendimento.
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