Nata nel 1999 come Sviluppo Italia, Invitalia è l’evoluzione operativa della politica industriale italiana del dopo-Cassa del Mezzogiorno. Costituita attraverso l’integrazione di varie società pubbliche, l’agenzia è diventata negli anni un player di primo piano nell’attuazione delle politiche di sviluppo del Paese, con una missione che va ben oltre il semplice rilancio delle aree svantaggiate. Insomma, da 25 anni Invitalia, interamente controllata dal ministero dell’Economia, è lo strumento operativo dello Stato per attrarre investimenti, sostenere l’imprenditorialità, gestire crisi industriali e accelerare progetti infrastrutturali soprattutto al Centro-Sud.
Sotto la guida di Bernardo Mattarella, amministratore delegato dal 2022, Invitalia ha consolidato il proprio ruolo come perno delle politiche pubbliche, dimostrando che anche un’agenzia pubblica può essere efficiente, utile e profittevole. Dopo un 2022 in rosso, il 2023 si è chiuso con un utile netto di 12 milioni, salito nel 2024 a oltre 22 milioni. A trainare questa crescita sono stati l’ampliamento delle attività e l’efficace gestione di fondi pubblici, spesso legati al Pnrr, che hanno fatto crescere le commissioni nette di oltre il 45% in due anni. Il gruppo è oggi economicamente in equilibrio, ma soprattutto pienamente strategico per la coesione territoriale e lo sviluppo industriale.
Invitalia è presente su più fronti: sostiene oltre 62mila beneficiari, tra imprese e soggetti pubblici, attiva investimenti per 16,7 miliardi e supporta 53 programmi operativi nazionali ed europei. Inoltre, gestisce appalti pubblici come stazione appaltante, con 230 gare aggiudicate solo nel 2024 per quasi 4 miliardi di euro. Tutti numeri che ne confermano il profilo di “braccio tecnico” dello Stato. Ma è nelle operazioni di sistema che il ruolo di Invitalia emerge con più evidenza. Un esempio su tutti è il salvataggio della Banca Popolare di Bari, la più grande banca del Sud, a rischio fallimento nel 2020. Grazie a un’azione congiunta tra pubblico e privato, il Fitd (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) ha stanziato 1,17 miliardi di euro, mentre Mediocredito Centrale (Mcc), controllato da Invitalia e al tempo guidato da Mattarella, è intervenuto con 430 milioni. Su impulso della Commissione europea, l’operazione è stata strutturata per rispettare i vincoli di mercato e ha portato alla trasformazione dell’istituto in società per azioni. Oggi, con il nuovo marchio BdM Banca, l’istituto ha chiuso il 2024 con un utile netto di 22,4 milioni e rappresenta un pilastro del credito nel Mezzogiorno.
Nel settore manifatturiero, Invitalia è intervenuta a sostegno di Ferrosud, lo storico stabilimento ferroviario di Matera, attraverso il Fondo Salvaguardia Imprese. In sinergia con il gruppo MerMec, che ha acquisito l’azienda, nel 2024 ha investito 23 milioni in equity e 5 milioni in strumenti obbligazionari, consentendo la ripartenza dell’impianto e il reintegro dei primi 65 lavoratori. Il piano prevede 70 milioni di investimenti per trasformare Ferrosud in un centro d’eccellenza per treni diagnostici elettrici.
Altro caso simbolico è quello della Corneliani, storica azienda mantovana della moda maschile, salvata nel 2021 da un’operazione congiunta tra il fondo Investcorp e Invitalia, che ha investito 10 milioni. Dopo anni di crisi, nel 2023 l’azienda ha registrato un fatturato di oltre 72 milioni e un utile di 1,9 milioni, segno tangibile dell’efficacia dell’intervento pubblico. Le partecipazioni di Invitalia confermano la visione industriale che anima l’agenzia. L’unica impresa non coronata da successo riguarda Acciaierie d’Italia, di cui Invitalia deteneva il 38% del capitale e il 50% dei diritti di voto, ma la responsabilità dell’esito negativo della vicenda è da ascriversi al socio franco-indiano ArcelorMIttal.
Nel frattempo, Infratel, società interamente controllata, prosegue l’attuazione dei piani Banda Ultra Larga collegati al Pnrr: a fine 2024 sono stati collaudati 4,1 milioni di edifici Ftth, con importanti traguardi anche nel progetto “Italia 1 Giga”. In sintesi, Invitalia è molto più di un’agenzia pubblica: è la leva con cui lo Stato interviene per tenere unito il Paese, favorendo coesione e rilancio industriale.
Con la gestione Mattarella, ha dimostrato che è possibile coniugare efficacia operativa, impatto economico e visione strategica. Una presenza silenziosa ma decisiva, capace di riattivare settori in crisi, accompagnare la transizione tecnologica e investire sul futuro produttivo dell’Italia.
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