Calisto Tanzi arrivò a Reggio nei panni del salvatore della Giglio. Era il 1993 e la storica cooperativa lattiero-casearia, oppressa da un forte indebitamento finanziario, era sull’orlo dell’abisso. Il patron di Parmalat la comprò per 66 miliardi di lire. Era la più importante acquisizione condotta da Parmalat in Italia fino ad allora. A quel tempo, la Giglio fatturava più di 400 miliardi di lire, era leader italiano nel mercato del burro, il terzo operatore nazionale in quello del latte Uht e il quarto in quello della panna. Nel ’99, però, dopo l’acquisizione di Eurolat, Parmalat controllava oltre il 40% del mercato italiano del latte e l’Antitrust impose al gruppo di Collecchio di vendere una serie di aziende, tra le quali la Giglio. Cominciò così una vicenda farsesca, che sarebbe emersa solo dopo il crac del 2003. Non volendo vendere la Giglio, Tanzi imbastì una serie di finte cessioni attraverso l’avvocato Gian Paolo Zini. Nell’arco di tre anni l’azienda reggiana – ribattezzata Newlat – fu venduta tre volte, sempre per finta: prima all’imprenditore italoamericano Louis Caiola, poi a un altro imprenditore italoamericano, Anthony Buffa, infine a una società del Delaware – la Boston Holdings Corporation – il cui formale proprietario, l’immobiliarista Steven Alan White, era nientemeno che il cognato dell’avvocato Zini.
Nel 2008 Mastrolia rileva l’ex Giglio per 1 euro da Parmalat
Dopo il crac, l’ex Giglio finì in amministrazione controllata. Nel 2006 l’azienda tornò nell’alveo del gruppo Parmalat guidato da Enrico Bondi. Che due anni dopo vendette Newlat ad Angelo Mastrolia, al prezzo simbolico di 1 euro.
Cominciava un’altra storia. Quella di Mastrolia. Che ha trasformato Newlat in una multinazionale alimentare a conduzione familiare e che solo nelle ultime due settimane ha messo a segno due colpi: prima ha riportato a casa la Plasmon, rilevandola dalla Kraft, e poi ha comprato i supermercati di Carrefour in Italia per un miliardo. Lo ha fatto con NewPrinces, nata dalla fusione della reggiana Newlat Food con la britannica Princes Limited, che oggi è un colosso multi-brand, multi-prodotto e multi-canale nel settore agroalimentare italiano ed europeo, con un portafoglio di oltre 30 marchi storici. E un cda di famiglia: Mastrolia è presidente, il figlio Giuseppe è amministratore delegato insieme al manager Stefano Cometto (dal 2017) e nel board siede anche l’altra figlia Benedetta.
Veloce crescita a suon di acquisizioni
Solo pochi mesi fa un’altra acquisizione: quella del 100% del capitale sociale di Diageo Operations Italy, che include lo stabilimento produttivo italiano di Santa Vittoria d’Alba in provincia di Cuneo, leader nel settore della produzione e imbottigliamento di alcolici e superalcolici delle marche più famose. Operazione che consente a NewPrinces di espandere e diversificare il proprio portafoglio nel mercato delle bevande, andando oltre i tradizionali soft drink. Poi ci sono la pasta, i prodotti da forno, gli alimenti per la nutrizione infantile, i latticini, il pesce e ora direttamente gli scaffali dei supermarket Carrefour. Nel 2024 ha generato ricavi per 2,8 miliardi di euro, grazie a oltre 8mila dipendenti e 31 stabilimenti distribuiti in Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Polonia e Mauritius.
Sede a Reggio Emilia, la società è controllata da Newlat Group Sa, società anonima con sede nel comune svizzero di Paradiso, nel Canton Ticino. Ma Angelo Mastrolia, classe 1964, originario di Campagna, in provincia di Salerno dove si è laureato in giurisprudenza per poi andare a gestire l’attività casearia di famiglia, la Latteria Piana del Sele. Dopo “una parentesi imprenditoriale nei settori dei leasing, degli investimenti immobiliari e industriali e nella fornitura di arredi per imbarcazioni di lusso – si legge nel suo profilo –, a partire dal 2004, attraverso la società Tmt Finance, ha iniziato un articolato percorso di acquisizioni nel settore del food & beverage”.
La sua attenzione si è rivolta prima alla società Industrie Alimentari Molisane, produttrice delle pasta a marchio Guacci, alla Pezzullo di Eboli (rilevata da Nestlè) e alla Corticella. Nel 2008 l’acquisizione di Newlat Spa, la società erede della storica cooperativa reggiana Giglio. E poi uno shopping continuo: lo storico stabilimento Buitoni di San Sepolcro, il marchio Polenghi, i marchi Birkel e Drei Glocken, nel 2019 la società Delverde, nel 2020 di Centrale del Latte d’Italia Spa (ne fa parte la Centrale del Latte di Torino), nel 2021 della società inglese Symington’s e nel 2022 la EM Foods, società francese leader nella produzione di miscele da forno e dessert. A fine maggio 2024, l’acquisizione di Princes Limited, storico gruppo alimentare con sede nel Regno Unito, fondato a Liverpool nel 1880, di proprietà di Mitsubishi Corporation. Una società specializzata nel settore dei cibi in scatola (pesce, frutta), succhi di frutta, conserve di pomodoro e olio, acquisita con un esborso di 700 milioni di sterline (oggi 831 milioni di euro), 650 in contanti, di cui 300 attraverso un prestito e 50 milioni in cambio azionario per permettere a Mitsubishi di entrare come socio nella controllante NewLat Food, che poi ha cambiato nome in New Princes Group.
Qualche anno fa in un’intervista Mastrolia confessò: “Ho il rimpianto che la proprietà di un’azienda come la Parmalat sia poi finita in mani estere. Io e diversi altri imprenditori, eravamo una decina in tutto, a un certo punto fummo chiamati da Bondi e da alcune banche per cercare di mettere in piedi una cordata. Ma non fu possibile e la Parmalat fu venduta ai francesi, aveva in cassa 1,9 miliardi di liquidità, i proventi delle revocatorie con le banche d’affari americane che Bondi era riuscito a portare avanti. Ecco, quello è stato uno di quei momenti in cui il sistema paese non ha proprio funzionato”.
Pagine di storia dell’industria alimentare nazionale: Parmalat, da cui Mastrolia comprò la Giglio, nel 2011 è finita nelle mani dei francesi di Lactalis. Una costola di Collecchio, la Newlat appunto, si è sviluppata a livello internazionale mantenendo le radici Italia. E ora a francese Carrefour nel 2025 lascia l’Italia cedendo i suoi super a Mastrolia.
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