Mentre i mercati entrano in un mese di agosto, stagionalmente non favorevole all’azionario e che quest’anno dovrà fare i conti con una consistente dose di incertezza legata al tema dazi, il bilancio del mese appena archiviato è ampiamente positivo, ma emerge anche qualche ombra in Piazza Affari dove le illustri malate di breve o lungo corso non mancano.
A luglio Wall Street ha più volte aggiornato i massimi storici e la stagione delle trimestrali che sta riservando indicazioni abbastanza confortanti. Piazza Affari dal canto suo si è spinta a nuovi massimi pluriennali, sopra quota 41mila punti con le banche ancora grandi protagoniste. L’indice Ftse Mib ha chiuso il mese di luglio con un +3%, che diventa +3,36% a nella versione Total Return (includendo quindi i dividendi).
Dietro a questa serie di riscontri positivi a livello aggregato, si nasconde però più di un passo falso per diversi dei principali testimonial del Ftse Mib. A ben vedere infatti 21 dei 40 titoli dell’indice guida milanese hanno registrato un saldo negativo. E alcuni sono nomi di spicco di Piazza Affari, a partire da Stellantis e Ferrari.
eToro ha stilato un breve bilancio dei singoli titoli del Ftse Mib nell’ultimo mese e anche quello da inizio anno a oggi.
I vincitori di luglio: solo Prysmian fa meglio della pattuglia bancaria
Banche e non solo. Luglio, un mese statisticamente forte per Piazza Affari, il titolo con la miglior performance è stato Prysmian (+17,2%), seguito da una sfilza di nomi bancari: UniCredit (+13,6%), Banco Bpm (+13,0%), Bper (+11,9%), Azimut (+9,9%), Intesa Sanpaolo (+8,3%) e Mediolanum (+6%). “Questi titoli hanno trascinato il listino, mostrando non solo forza relativa, ma anche solidità tecnica: molti sono rimasti stabilmente sopra le medie mobili e a pochi punti percentuali dai massimi annuali”, argomenta Gabriel Debach, market analyst di eToro.
Bene anche Iveco, così come Eni (+8,4%) e Generali (+8,3%) hanno contribuito, in una ripresa più ampia nel comparto energia e assicurativo. Tra le assicurazioni, Generali e Unipol partecipano al rally, mentre Poste Italiane si distingue per l’alta qualità dei risultati e nuovi massimi storici (ben 46 nel 2025, guidando la classifica tra tutti i titoli del principale listino).
Eni (+8,4%) ha mostrato resilienza con l’utile netto adjusted del primo semestre sceso del 18%, e l’ebit proforma adjusted calato del 23%. Tuttavia, il management ha parlato di “risultati eccellenti”, sottolineando la solidità del modello in un contesto di debolezza delle commodity.
Amplifon la peggiore tra i 21 titoli in negativo
La parte debole del listino è più numerosa e frammentata. Su tutti spiccano Amplifon (-25,8%), STMicroelectronics (-13,5%), Stellantis (-8,8%), Ferrari (-7,3%), A2A (-7,1%), DiaSorin (-7%), Recordati (-6,6%). Anche titoli difensivi come Hera (-9,2%), Terna (-3,6%) e Snam (-1,3%) hanno mostrato chiari segnali di affaticamento.
In retromarcia anche i testimonial del lusso: Moncler (-1,8%) e Brunello Cucinelli (-4,8%). Così come Telecom Italia (-3,9%) e Interpump (-1,3%).
Da inizio anno la dispersione si allarga, in vetta Iveco (+99%)
Da inizio anno, 30 titoli del listino risultano in positivo nella performance total return. In vetta Iveco (+99,3%), seguita a ruota da Leonardo (+84,3%), UniCredit (+72,9%), Bper e Banco BPM (oltre +52%), Unipol (+54%). “Questi titoli hanno capitalizzato i driver macro del 2025: risiko bancario e solidità dei risultati economici e finanziari (nonostante i tagli dei tassi della BCE) trend difensivi di reshoring europeo, premi geopolitici su difesa ed energia”, sottolinea Debach.
Sul lato opposto Amplifon (-39,7%) e Stellantis (-32,8%) sono di gran lunga le peggiori, in affanno anche STMicro (-5,8%), Nexi (-2%), Ferrari (-5,8%).
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