Basta telefonate moleste. Dal 19 agosto entrano in vigore le prime misure adottate dal Garante delle Comunicazioni e verranno bloccate in automatico le chiamate internazionali che, in modo fraudolento, si presentano con numeri fissi italiani.
Dal prossimo 19 novembre invece toccherà invece alle numerazioni mobili. In gergo si chiama spoofing, è un attacco informatico che falsifica l’identità (spoof) di chi chiama e modifica illegalmente il numero telefonico del chiamante, che in gergo si chiama Cli, Calling line identity).
Gli operatori saranno obbligati a installare filtri antispam per rilevare e bloccare numerazioni non assegnate, comportamenti anomali per aggirare i filtri o simulare contatti affidabili e a dotarsi di sistemi di controllo in tempo reale, anche attraverso algoritmi.
L’odioso fenomeno delle chiamate indesiderate non danneggia soltanto gli utenti, ma anche le società di call center che seguono le regole e che impiegano circa 20mila addetti.
«C’è una netta distinzione tra operatori legali e illegali nel campo del telemarketing. La trasparenza sull’identità del chiamante è il primo passo per contrastare le truffe e un elemento cruciale per ricostruire la fiducia dei consumatori», dice a Moneta Lelio Borgherese, presidente di Assocontact, l’Associazione nazionale dei Business process outsourcer (Bpo), secondo cui «il numero deve essere visibile e richiamabile. Chi chiama deve identificarsi chiaramente, spiegare il motivo del contatto e indicare la fonte dei dati utilizzati».
Ma prima serve una riforma dell’intero settore, con un intervento organico che in Parlamento si muove da una proposta di legge «per garantire una competizione leale basata sulla qualità del servizio offerto», sostiene Borgherese.
L’istituzione del registro delle opposizioni non è servito a risolvere il problema delle chiamate selvagge, tanto che in Parlamento si discute anche il ripristino del consenso «puro» da parte dei singoli utenti alla possibilità di ricevere telefonate promozionali, oggi annacquato dalla leggerezza con cui ognuno di noi acconsente quasi inconsapevolmente a ricevere comunicazioni promozionali, ad esempio quando si compilano i questionari privacy delle varie carte fedeltà.
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