Il governo ha aperto il cantiere della prossima manovra di bilancio e, al suo interno, anche quello delle pensioni. “Stiamo valutando di proporre che il Tfr fermo all’Inps, delle imprese sopra i 50 dipendenti, possa essere una rendita, per dare un ristoro e avere pensioni un po’ più forti”, ha detto domenica al Meeting di Rimini il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon (Lega).
“Non escludiamo – ha aggiunto – di inserire in questo contesto anche la possibilità del long term care, sappiamo la sofferenza che c’è sulla sanità, avere anche questo sistema assicurativo potrebbe dare delle risposte importanti ai nostri pensionati”.
Quanto alle risorse necessarie per rafforzare la previdenza complementare, per Durigon “parliamo di sistema contributivo, se il Tfr va nella rendita non è più un esborso che fa l’Inps” quindi non dovrebbe avere un impatto importante sui conti pubblici.
A fine 2025, inoltre, si esaurirà la corsa di Quota 103 in versione “contributiva”, ovvero della possibilità di uscire anticipatamente con almeno 41 anni di versamenti e 62 anni d’età ma appunto con l’aggancio al metodo contributivo. Ed è previsto anche lo stop di altri canali di uscita, come Opzione donna, nell’attuale versione ristretta, o Ape sociale.
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Starebbe maturando sul fronte previdenziale la sterilizzazione dell’età pensionabile, che senza alcun intervento aumenterebbe di tre mesi nel 2027. “Ne ho parlato con Giorgetti, c’è la sua disponibilità a inserire il provvedimento nella legge di Bilancio”, ha detto Durigon.
La Lega, peraltro, di fatto è pronta a rinunciare a Quota 103, su cui negli anni scorsi si erano consumate altrettante aspre battaglie, perché si è dimostrato, come ammette lo stesso Durigon, uno strumento “non ottimale di flessibilità in uscita”.
Meglio invece concentrare gli sforzi sul cosiddetto secondo pilastro, “rafforzando” attraverso la rendita complementare il canale che consente di accedere al pensionamento anticipato con 64 anni e 25 di contributi purché il futuro assegno sia pari ad almeno tre volte il trattamento minimo. Magari immaginando che lo stesso si possa fare non solo per chi ha conferito il Tfr nei fondi pensione ma pure per chi il trattamento di fine rapporto lo ha lasciato in azienda.
L’altra sfida sarà allargare la partecipazione al lavoro. Per il presidente Inps, Gabriele Fava, questo significa tre cose: più giovani, più donne, più permanenza attiva per chi è in buona salute oltre i sessant’anni. Perché, ha spiegato Fava, “i dati di Eurostat ci dicono che nei Paesi dove gli over 60 restano più a lungo nel mondo del lavoro aumenta anche l’occupazione giovanile”. Secondo il presidente dell’Inps, la sostenibilità del sistema previdenziale oggi non è in discussione.
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