Cure termali per tutti. Almeno per coloro con una patologia conclamata e sensibile alle terapie di almeno uno dei circa 300 stabilimenti termali del Paese, per dodici giorni all’anno. Paga il Sistema sanitario nazionale. Ma non è il Bengodi. Non tanto per il ticket (circa 50 euro, ma ci sono sempre le esenzioni, per molti), quanto per la connessa vita alberghiera che resta a carico dell’utente. Insomma, se non hai le terme sotto casa dovrai pure fare il “turista termale” e in questo caso gli unici rimasti a godere di una diaria di 40 euro al giorno (oltre alle cure gratis) sono gli iscritti Inps, ex-Ipost, in pratica i dipendenti delle Poste, iscritti al Fondo di mutualità.
In fondo è un bene per il settore del turismo termale, ormai sempre più affrancato dalle immagini collegate ai malanni di ogni tipo – con le acque termali si cura quasi tutto, basta scegliere quella giusta – e sempre più rivolto alla frontiera del benessere. «Oggi l’età media dell’utente delle Terme sta scendendo velocemente; non sono più solo un luogo per anziani insicuri sulle gambe o con la tosse; sono luoghi evoluti, dove le evidenze scientifiche delle acque termali consentono di fare seria prevenzione, riabilitazione o semplicemente leisure», commenta Massimo Caputi, presidente di Federterme.
Da luogo di cura a luogo di benessere e di piacere: le Terme in fondo stanno tornando a essere quel luogo fatato, di tanti romanzi o di tanti quadri ottocenteschi. All’epoca gli utenti erano solo l’aristocrazia o l’alta borghesia affluente. Oggi il “leisure” termale è per tutti. “Il fenomeno è esploso nei paesi tedeschi e dell’Est Europa (da Erding, Monaco di Baviera, a Budapest), ma oggi anche in Italia, come dicevo – aggiunge Caputi – le nuove generazioni stanno capendo che le Terme sono elemento utilissimo per vivere sempre meglio. Le Terme sono trasversali a tutti i territori, e democratiche”.
Si tratta di un mercato turistico che ha sofferto il Covid, ma che è tornato a superare lo scorso anno il fatturato del 2019: gli stabilimenti termali hanno un giro d’affari di circa 1,6 miliardi di euro (con 11mila addetti, per il 62% donne), ma generano un indotto che secondo il ministero del Turismo si aggira intorno ai 15 miliardi. Un contributo sempre più significativo al comparto, soprattutto in ordine all’obiettivo universale della destagionalizzazione. Massimo Caputi oltre che presidente di Federterme è vice-presidente Confindustria Alberghi e membro del Wttc (World Tourism Travel Council) e approfitta volentieri per guardare all’orizzonte complessivo del turismo nazionale: “Finalmente il turismo italiano è considerato un asset vitale per l’economia e non un’attività bimestrale, limitata a luglio e agosto. E’ un’economia stellare, che coinvolge settori come trasporti, alimentare, IT, costruzioni, e si sta capendo che per fare una trasformazione epocale del turismo si deve superare il male peggiore: la stagionalità”. Le Terme aiutano molto questa evoluzione.
Il settore termale italiano sta attraversando una fase di profondo riassetto normativo necessario a 25 anni dall’emanazione della legge quadro di settore (323/2000). Il contesto socio-economico è profondamente cambiato, finalizzato a rilanciare e valorizzare questa risorsa strategica per la salute, il turismo e lo sviluppo locale. Negli ultimi mesi sono state presentate due proposte legislative che mirano a fornire un quadro normativo, coerente e funzionale che valorizzi le potenzialità del settore termale italiano, ne favorisca la crescita economica e turistica, e migliori l’accesso alle cure termali per i cittadini.
Anche il welfare aziendale può contribuire allo sviluppo del settore e al suo “svecchiamento”: sono sempre più numerosi i piani di welfare che comprendono benefit connessi al turismo termale, visto sempre più come fattore di benessere per le risorse umane in azienda. E la nascita di sempre nuove strutture termali è indice di questo dinamismo ritrovato. La nascita di terme a Milano o a Roma, non sono solo iniziative di marketing territoriale urbano. Non si tratta solo di “spa” (sempre più presenti come optional fondamentale nell’offerta alberghiera), ma di vere e proprie terme. “Le Terme di Erding a Monaco di Baviera o le Terme Milano-DeMontel sono due esempi di terme vere in aree metropolitane con acque potenti. E poi ci si dimentica che Roma si chiamava Regina Aquae e aveva 170 stabilimenti termali diversi” aggiunge Caputi. Oggi il processo di certificazione delle acque termali è complesso, scientificamente serio, lungo e alla fine, se le acque danno evidenze scientifiche rilevanti, l’Istituto Superiore di Sanità emette un decreto che riconosce specifiche proprietà “termali” per una determinata acqua; è un processo che mediamente dura circa 5 anni.
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