Monte dei Paschi marcia a passo spedito verso l’aggregazione di Mediobanca. Che in dote porta anche il 13,3% delle Generali dove già due soci – Delfin della famiglia Del Vecchio e Gruppo Caltagirone – hanno rispettivamente il 10,18 e il 6,99%. Nelle sale operative, già all’indomani della bocciatura del progetto Banca Generali, è cominciato il toto-scenari sugli assetti di vertice sull’asse Milano-Trieste. In realtà, fino a quando Siena non avrà portato a termine l’offerta su Mediobanca ogni speculazione è prematura. Di eventuali cambiamenti al vertice della compagnia assicurativa triestina, dove Philippe Donnet è stato riconfermato all’assemblea di aprile, si discuterà semmai più avanti, quando gli equilibri in Piazzetta Cuccia saranno più chiari. L’ad del Monte, Luigi Lovaglio, ha già fatto sapere di puntare a un nuovo capo azienda per Mediobanca. Chiunque verrà indicato avrà, a cascata, la responsabilità di quel 13,3% di Generali che resta il cespite principale della banca. Siena dovrà comunque comunicare entro sei mesi alla Bce la struttura di corporate governance che intende adottare nelle società controllate e nel frattempo, salvo sgambetti clamorosi sempre possibili, dovrebbe essere l’attuale ceo Philippe Donnet a gestire la fase di transizione a Trieste.
Tuttavia, è assai probabile che il manager franco-italiano anticipi fortemente la sua uscita rispetto alla scadenza del suo mandato: sarebbe infatti curioso che i nuovi azionisti di controllo accettassero il completamento del mandato al 2027 dopo averne più volte criticato la gestione della compagnia. Il punto è capire quale sarà il punto di sintesi con Donnet, non nuovo alle battaglie interne alle Generali. Nel 2013 venne selezionato da Alberto Nagel tra i candidati possibili per guidare le truppe del Leone in terra di Francia ma poi a Trieste scoppiò il terremoto con la cacciata di tutto lo stato maggiore e, in particolare, del direttore generale Raffaele Agrusti che era stato designato per una radicale riorganizzazione della compagnia in Italia. Donnet venne quindi arruolato con i gradi di amministratore delegato di Generali Italia. Passarono altri tre anni e quando a fine gennaio del 2016 l’allora ceo del gruppo Mario Greco decise di lasciare sbattendo la porta in rotta con Nagel per approdare alla concorrente Zurich, ecco che per Donnet si aprì subito la porta principale. Il passaporto del manager ha sempre generato il sospetto di manovre annessionistiche d’Oltralpe. A garanzia della sua italianitè, il 16 maggio 2021 ha scritto pure una lunga lettera d’amore pubblicata dal Corriere della Sera annunciando di aver acquisito il mese prima «con grande orgoglio» la cittadinanza italiana.
Poi, però, a fine 2024 ecco spuntare l’accordo con la francese Natixis, varato in tutta fretta dal management del Leone a ridosso dalla sua scadenza. Della joint venture negli ultimi mesi si è sentito parlare sempre meno e l’accordo al momento è considerato in stand-by: ne ha fatto però cenno lo scorso 6 agosto lo stesso Donnet, per assicurare che le discussioni stanno procedendo dopo la conclusione della fase di consultazione dei sindacati interni. «Penso che i prossimi passi saranno dopo l’estate», ha detto senza fornire altri dettagli ma precisando che «non c’è niente di definitivo. Avevamo firmato un memorandum non vincolante. Adesso l’obiettivo è, spero, di riuscire a firmare un contratto vincolante per entrambe le parti, ma non ci siamo ancora». L’estate è finita e vedremo se nelle prossime settimane ci saranno aggiornamenti. O se, come indicano rumors di mercato, il progetto è già defunto. (Sempre che non divenga contropartita nel confronto sulla liquidazione di Donnet).
Intanto, Trieste ha comunicato l’avvio del buyback da 500 milioni, il primo del nuovo piano. L’esecuzione è già partita: tra il 18 e il 22 agosto, Generali ha acquistato 890.000 azioni proprie al prezzo medio ponderato di 34,38 euro con un esborso complessivo di 30,6 milioni di euro. Al 22 agosto, il Leone e le controllate detenevano insieme 34,1 milioni di azioni proprie, pari al 2,2% del capitale. Sul fronte dei conti, la semestrale della compagnia ha fatto registrare 50,1 miliardi di premi lordi (+0,9%), 4 miliardi di utile operativo (+8,7%) e un risultato netto normalizzato di 2,2 miliardi (+10,4%). Con l’esposizione in Btp italiani salita a 40,6 miliardi. Per Donnet si tratta di «risultati eccellenti» che tuttavia non permettono di fare previsioni sulla seconda parte dell’anno dato il contesto volatile e incerto.
Quanto a Banca Generali, la decadenza dell’Ops di Mediobanca ha sbloccato le iniziative della società guidata da Gian Maria Mossa che può così riprendere l’elaborazione del nuovo piano stand alone 2026-2028. Ora lo sguardo degli analisti è rivolto alla corsa di fine anno nella raccolta e alle indicazioni strategiche ad integrazione del nuovo piano atteso a inizio 2026.
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