Negli Stati Uniti dopo la mezzanotte di ieri è scattato lo shutdown, con conseguente congelamento di
parte dell’amministrazione federale, a seguito dell’impasse sul bilancio nel Congresso Usa. E’ il primo shutdown federale in quasi sette anni.
L’Ufficio per la Gestione e il Bilancio della Casa Bianca ha immediatamente ordinato alle agenzie federali di avviare l’esecuzione dei piani di shutdown, limitando le operazioni ai soli servizi essenziali e interrompendo l’attività per centinaia di migliaia di americani. Si stima che circa 750mila dipendenti federali siano stati temporaneamente congedati.
Le conseguenze occupazionali potrebbero essere aggravate dalle minacce esplicite del presidente Trump che ha fatto intendere che la sua amministrazione potrebbe utilizzare questa paralisi per condurre licenziamenti di lavoratori federali, andando oltre i semplici congedi temporanei. “Dalle chiusure possono derivare molti vantaggi. Possiamo liberarci di molte cose che non volevamo”, ha detto ieri sera il tycoon.
Le stime di Bloomberg Economics indicano che, se la chiusura dovesse durare tre settimane, il tasso di disoccupazione potrebbe salire dal 4,3% di agosto al 4,6%-4,7%.
Lo shutdown, inoltre, bloccherà la diffusione di dati economici cruciali, come il rapporto sui posti di lavoro del Bureau of Labor Statistics, mettendo in difficoltà la Federal Reserve nelle sue valutazioni sui tassi di interesse.
La prima reazione dei mercati è abbastanza nervosa con i futures di Wall Street che segnano una possibile apertura in calo di quasi l’1%, mentre la corsa ai beni rifugio fa volare l’oro, che ha toccato nuovi record sopra la soglia dei 3.900 dollari l’oncia.
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