Dinanzi all’impatto di guerre e dazi sulle abitudini quotidiane, gli italiani fanno propria l’idea di sovranità alimentare, con il 79% che considera l’autosufficienza nella produzione di cibo una priorità strategica per il Paese, “come l’energia”, per garantire la fornitura di prodotti in quantità adeguata e a prezzi sostenibili. È uno dei dati principali che emergono dal rapporto Coldiretti/Censis “Mangiare bene, malgrado tutto”, diffuso in occasione dell’inaugurazione del XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti, al Casino dell’Aurora Pallavicini di Palazzo Rospigliosi, a Roma.
Secondo il rapporto, “il ritorno della politica di potenza e della geopolitica sta sostituendo la cooperazione multilaterale con logiche di forza e protezione economica”. In questo scenario, “la questione dei dazi diventa simbolo di un nuovo ordine mondiale: non più strumento per regolare la globalizzazione, ma mezzo per ridistribuire la ricchezza attraverso il potere politico, rafforzando le aree considerate amiche e isolando le altre”.
Gli effetti dei dazi Usa
Un esempio concreto è rappresentato dalle tariffe aggiuntive imposte dagli Stati Uniti, che hanno colpito duramente l’agroalimentare italiano. Dopo un primo trimestre positivo, con esportazioni in crescita dell’11%, l’introduzione dei dazi del 10% ha determinato un progressivo rallentamento: +1,3% ad aprile, +0,4% a maggio, -2,9% a giugno, fino al -10% di luglio, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. Le prime stime della Commissione europea segnalano inoltre un calo del 30% ad agosto per settori chiave come il vino. Secondo il Centro Studi Divulga, i dazi potrebbero costare all’agroalimentare italiano oltre un miliardo di euro, con vino, olio e pasta tra i comparti più colpiti.
Il principio di reciprocità
Ma la sovranità alimentare, sottolinea Coldiretti, non è solo una risposta alle crisi globali: rappresenta “un modello italiano capace di offrire cibo sicuro e di qualità, in linea con le aspettative dei cittadini”. Per questo è necessario “evitare l’accesso ai mercati nostrani di prodotti che non rispettano gli stessi standard di sicurezza e sostenibilità”, come accade con alcuni accordi commerciali che non prevedono il principio di reciprocità delle regole, quali Mercosur e Ceta.
Secondo il rapporto, l’88% degli italiani ritiene che “ai prodotti importati debbano essere applicati gli stessi standard sanitari e ambientali del Made in Italy”.
Il caso del grano al glifosato
Un tema emblematico riguarda il grano importato da Paesi che utilizzano sostanze vietate in Italia, come il glifosato in Canada: oltre l’82% degli italiani si oppone a queste importazioni. Coldiretti denuncia da anni “uno scandalo che danneggia la salute dei cittadini e le imprese agricole italiane”, costrette a competere con prodotto estero venduto sotto i costi di produzione.
“Aprire i mercati a cibi provenienti da Paesi con norme meno rigorose significa penalizzare le imprese agricole italiane e ingannare i consumatori con prezzi più bassi ottenuti a scapito della sicurezza”, avverte l’organizzazione.
Secondo Coldiretti, per garantire la sovranità alimentare occorre “difendere il reddito degli agricoltori, assicurare trasparenza ai consumatori e costruire un futuro in cui il cibo italiano resti sinonimo di qualità, sicurezza e identità nazionale”.
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