Il nuovo report Analisi & Ricerche della Fabi ridisegna in profondità la cartografia del debito pubblico italiano, offrendo uno spaccato dettagliato su come siano cambiati i detentori di Bot e Btp nel periodo 2019-2025. A sorprendere è soprattutto il ritorno deciso delle famiglie italiane sul mercato dei titoli di Stato: con 442 miliardi di euro investiti, pari al 14,4% del totale, si registra un raddoppio rispetto al minimo del 2021. L’interesse crescente è attribuibile a rendimenti più elevati, a un clima di maggiore fiducia e al successo dei prodotti dedicati al retail, tra cui il Btp Valore, che dal 2023 ha raccolto da solo 93 miliardi.
La ricerca evidenzia che non solo i risparmiatori italiani stanno incrementando la propria presenza, ma anche gli investitori esteri stanno tornando con forza sul debito sovrano nazionale. Oggi detengono 1.039,9 miliardi, pari al 33,8% dell’intero stock: la quota più alta registrata negli ultimi sei anni. Il rientro dei capitali internazionali, spiega la Fabi, rappresenta uno dei segnali più significativi della rinnovata attrattività del mercato italiano, in un contesto globale caratterizzato da tensioni politiche e incertezza macroeconomica.

In parallelo si osserva un ridimensionamento dell’esposizione della Banca d’Italia, che scende al 19,2% per effetto della fine degli acquisti netti da parte della Bce. Una dinamica attesa, che segna il passaggio dalla fase straordinaria degli interventi pandemici a una nuova normalità di mercato, nella quale la domanda privata – italiana ed estera – torna progressivamente a sostituire quella dell’Eurosistema.
Le banche italiane mantengono un ruolo essenziale, pur con un peso relativo in calo. Nei loro portafogli si trovano oltre 620 miliardi di titoli di Stato, un livello stabile in termini assoluti ma inferiore in proporzione al totale del debito, passato in sei anni da 2.415 a oltre 3.080 miliardi. La loro incidenza scende così dal 26% pre-pandemia al 20%, una quota più bassa ma non sintomo di un disimpegno: è piuttosto l’effetto dell’aumento complessivo dell’indebitamento e della contemporanea crescita dell’esposizione di famiglie e investitori esteri.
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La fotografia complessiva del 2025 restituisce un debito pubblico più elevato ma anche più distribuito: una struttura meno concentrata sulle banche e sull’Eurosistema e più bilanciata tra risparmio nazionale e capitale internazionale. Si tratta di una riconfigurazione significativa, che ridisegna i rapporti tra il Tesoro, il sistema finanziario e i cittadini, rafforzando la resilienza del mercato dei titoli italiani in una fase di volatilità europea.

“Le famiglie italiane stanno tornando a investire nei titoli di Stato e lo fanno perché hanno fiducia. Fiducia nel Paese, fiducia nella sua tenuta sociale e politica, fiducia nella capacità dell’Italia di attraversare una fase internazionale complicata con più solidità rispetto ad altri grandi partner europei”, ha commentato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Questo rinnovato interesse, ha proseguito, non sarebbe possibile senza un contesto percepito come stabile. “Le famiglie non mettono i loro risparmi nei Btp se non percepiscono stabilità, continuità e una prospettiva credibile”, ha sottolineato rimarcando che”allo stesso tempo, il ruolo delle banche rimane fondamentale: pur con una quota relativa in calo continuano a garantire oltre 620 miliardi di debito nei propri portafogli, una presenza massiccia, strutturale, che testimonia ancora una volta quanto il settore bancario sia un pilastro della stabilità finanziaria del Paese”.
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Il segretario generale evidenzia anche il peso crescente del capitale estero, interpretandolo come un segnale di fiducia internazionale verso l’Italia. “Le banche fanno la loro parte, in modo responsabile, come sempre: in piena pandemia quando sono state un argine e oggi con un approccio prudente ma senza sottrarsi al proprio dovere. Poi c’è il capitolo degli investitori esteri, che sono tornati con forza e oggi rappresentano più di un terzo del nostro debito pubblico. È un segnale politico, prima ancora che economico. Con l’Europa attraversata da tensioni elettorali e instabilità istituzionale, l’Italia è percepita come un porto più sicuro, un mercato più affidabile, un Paese che garantisce maggiore continuità”, ha ricordato.
La sintesi del quadro, ha osservato Sileoni, è chiara: la struttura del debito pubblico italiano si sta spostando verso maggiore stabilità e pluralità di attori, grazie a dinamiche diverse – famiglie, banche, investitori esteri – che tuttavia convergono verso un punto comune: “L’Italia è oggi considerata più stabile e più credibile di altri grandi Paesi europei. È questa la vera chiave politica dei dati”.
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