«Ritengo che ciò che ha fatto il governo riducendo la quota iniziale del 64% a oggi, al 4,8%, sia un lavoro eccellente». Lo ha detto l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, durante la sua audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario.
«Da oggetto della cessione – ha aggiunto – credo che abbiano fatto veramente le cose nel modo migliore, e la conferma è il valore che è stato creato. Mi è capitato l’altro giorno, quando sono andato dal ministro Giorgetti, che il titolo valeva 1,9 euro. Con 0,86 di dividendo, che vuol dire il 12% di rendimento che abbiamo dato, oggi valiamo 22-23 miliardi. Credo che questa sia la risposta migliore. Se non fosse stata corretta o così efficiente la privatizzazione, non saremmo a questo valore. Vuol dire tanti azionisti che hanno creduto nel progetto, e che hanno anche guadagnato bene, perché abbiamo fatto un aumento di capitale a 2 euro e oggi il titolo ha quasi quintuplicato. È un messaggio veramente positivo».
Lovaglio ha spiegato che l’operazione con Mediobanca è «un’idea mia, che risale a dicembre 2022». In quella data, ha ricordato, «avevamo già fatto l’aumento di capitale e la banca era già sanata».
In una slide presentata allora al ministro Giorgetti, «indicavamo tre possibilità: andare lentamente sul mercato, una combinazione tra pari – come Banco o Bper – oppure un progetto di trasformazione totale con Mediobanca. Quell’idea è nata allora, insieme al nostro Cfo».
Passo decisivo
Secondo Lovaglio, il passo decisivo è arrivato «quando Unicredit ha lanciato l’Opa su Banco Bpm: a quel punto Banco era sotto Unicredit, Bper sarebbe andata su Sondrio e noi non volevamo restare da soli». Da lì, «con coraggio e iniziativa, siamo andati su Mediobanca. È stata un’operazione ideata da me, messa in piedi in tempi rapidissimi, e credo che abbiamo fatto bene a gestircela così. È un’operazione ampiamente di mercato, e lo dimostra l’attenzione con cui il mercato ci sta seguendo».
Sul fronte della governance, l’ad ha sottolineato che l’azionariato di Mps «è oggi composto per il 60-70% da fondi di investimento internazionali e italiani, che ci hanno dato fiducia. L’86% di adesioni all’Ops e lo stesso numero di voti favorevoli in assemblea confermano che è un’operazione di mercato seguita con attenzione».
Lovaglio ha poi ribadito che Mps resta «una banca fortemente focalizzata sulle piccole e medie imprese». «Non smetteremo di fare credito alle Pmi, perché se lo facessimo Montepaschi morirebbe. Abbiamo anche qualche grande azienda, che continuerà a beneficiare della capacità di bilancio della banca, ma il nostro core resta la clientela delle piccole e medie imprese».
Sull’integrazione delle due entità ha precisato che «Mediobanca consiglia e Montepaschi, grazie al bilancio, interviene dove oggi non necessariamente interveniva Mediobanca. È una combinazione che porta valore aggiunto alle aziende. I sistemi di valutazione del rischio saranno combinati, arricchendo l’offerta complessiva».
Lovaglio ha respinto l’idea di una vulnerabilità legata alla presenza pubblica nel capitale: «Non farei la combinazione Stato uguale vulnerabilità. Montepaschi ha i coefficienti patrimoniali più alti d’Europa, quindi se questo è il parametro che qualifica la solidità, siamo la banca più solida. La vulnerabilità non dipende dall’azionariato».
Ha poi ricordato che i rischi legati ai dazi internazionali sono «trascurabili nel contesto dei rischi complessivi delle banche», e che «i bilanci di Mps sono fortissimi».
Il marchio Mediobanca
Sui brand, Lovaglio ha tenuto a chiarire che «il marchio Mediobanca è sacro, come è sacro quello di Montepaschi. Mediobanca resterà Mediobanca, focalizzata su corporate e private banking; Montepaschi resterà Montepaschi, la banca più antica del mondo, focalizzata sulle Pmi. Non c’è nessun motivo per ridurne la dignità, anzi: vogliamo elevarla e caratterizzarla ancora di più».
L’ad ha assicurato che «non ci sono perdite di professionalità» e che «il posto più bello per lavorare come private banker oggi è Mediobanca».
Sul fronte del credito, ha ricordato che Mps è vicina al territorio e ai settori agricoli: «Siamo stati i primi a introdurre il pegno rotativo sul vino, abbiamo il pegno sull’oro, siamo vicini agli artigiani del tessile. Crediamo che la specializzazione dia ricchezza e vogliamo aiutare le aziende con piattaforme integrate dove l’imprenditore possa trovare prodotti assicurativi e di investimento e un consulente che gli parli a quattro occhi».
Quanto alla possibilità di altre operazioni, Lovaglio ha chiarito che «il Banco è un’ottima banca con cui collaboriamo attraverso Anima, ma noi oggi siamo completamente focalizzati a portare avanti questo progetto. La velocità è fondamentale: vogliamo realizzarlo a beneficio dei clienti, dei dipendenti, dei territori e del sistema Italia».
«Il nostro focus oggi – ha concluso – è nel portare a casa questa operazione. È una bella operazione per il Paese, che crea valore per tutti».
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