Dopo un blocco di meno di ventiquattr’ore, la mattina del 19 gennaio aprendo l’app di TikTok in America si leggeva che grazie all’impregno del presidente Trump, la piattaforma era tornata disponibile negli Stati Uniti. Il futuro della piattaforma cinese, e dei tantissimi influencer statunitensi che ci avevano costruito un lavoro, sembrava salvo. Ma il sospiro di sollievo è durato molto poco: il tycoon ha infatti subito chiarito che TikTok rischiava ancora la chiusura se non avesse ceduto le sue attività statunitensi per motivi di sicurezza nazionale (un motto ormai sentito e risentito).
Blocco di TikTok per gli Stati Uniti
La disputa tra Stati Uniti e TikTok non è una novità, già Joe Biden aveva approvato una legge che imponeva a ByteDance, la società che controlla l’app, di vendere il suo ramo statunitense a un’azienda non legata alla Cina per continuare a operare nel Paese. Da allora, il presidente Trump ha firmato diversi ordini esecutivi per rinviare la scadenza entro la quale doveva essere completata la cessione. La più recente fissa a oggi, 17 settembre, il termine ultimo per evitare il blocco di TikTok sul suolo americano.
La minaccia ha trovato terreno fertile e la controparte cinese si è aperta al dibattito. Negli ultimi giorni, durante l’incontro a Madrid, sembra essere stata trovata un’intesa: TikTok Usa verrebbe scorporata da ByteDance, con controllo da parte degli Stati Uniti, ma alcune caratteristiche “cinesi” verrebbero mantenute, nel rispetto delle richieste di Pechino.
Uno dei punti cruciali è l’algoritmo: la Cina ha indicato che ByteDance manterrebbe una licenza d’uso dell’algoritmo per lo spin-off americano. Non ci sarebbe quindi una cessione totale del cuore tecnico dell’app, ma un compromesso.
TikTok diventa a stelle e strisce: chi sarà il nuovo proprietario?
Non ci sono ancora certezze sul futuro di TikTok Usa, ma sicuramente la proprietà sarà ripartita in modo da garantire il predominio statunitense. L’80% delle quote andrà probabilmente a un gruppo di investitori guidato da colossi come Oracle, Silver Lake e Andreessen. Il nome più sentito è proprio quello di Oracle, che potrebbe essere formalmente incaricata di gestire e ospitare i dati degli utenti nei suoi server situati in Texas, rimuovendo così ogni dubbio sul controllo delle informazioni sensibili.
Sul fronte politico, la Casa Bianca sembra disposta a prorogare ulteriormente la scadenza per la cessione o il ban dell’app al 16 dicembre anche se Trump ha confermato sul suo social Truth di aver già raggiunto un accordo con la Cina.
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