Luci ma anche ombre, trasparenza societaria a singhiozzo e il sospetto che il Gruppo Msc, colosso dei mari italo-svizzero, sia una sorta di braccio armato del governo americano su affari e business. L’ultimo colpo sotto la lente riguarda l’operazione con cui Til (controllata di Msc, con partecipazione minoritaria del fondo Gip) ha rilevato dal magnate di Hong Kong Li Ka-Shing l’80% di Hutchison Ports per 22,8 miliardi di dollari (21,1 miliardi di euro).
Un affare andato in scena tra Panama e la Cina in cui Gianluigi Aponte, fondatore del gruppo, imprenditore e armatore italiano tra gli uomini più influenti e potenti d’Europa, è stato celebrato come inarrestabile conquistatore. In realtà, l’ennesima impresa del campione sorrentino se da un punto di vista industriale permette ad Aponte di scalare la classifica dei mari, salendo ai vertici della portualità container mondiale, sul fronte finanziario sarebbe stata pagata a peso d’oro pur non avendo ottenuto ciò cui ambiva, ovvero le concessioni cinesi che sarebbero state il vero colpo grosso: primario obiettivo del patron di Msc è fare «da diga contro l’espansione cinese» (sono parole sue), sebbene nel cuore dell’ex Celeste impero Aponte coltivi anche buoni rapporti.
Sta di fatto che prima del passaggio a Msc le attività portuali di CK Hutchison Holdings erano valutate circa 10 miliardi di dollari (nel primo semestre 2024 tali attività hanno rappresentato solo il 9% del fatturato e il 15% degli utili di Hutchison). Va però detto che la manovra allarga moltissimo il perimetro d’azione della galassia di Aponte, ma più che altro ha permesso al presidente Donald Trump di averla vinta su Panama. I due porti di Cristobal e Balboa (nel pacchetto di CK Hutchison Holdings) passeranno sotto il controllo del colosso BlackRock (socio di Til nell’operazione) e quindi di nuovo sotto bandiera americana. Un affare realizzato in fretta e furia e di cui sono pochi i numeri noti.
Secondo Bloomberg, Goldman Sachs Group avrebbe avuto «un raro ruolo esclusivo» nell’affare conclusosi in sole due settimane. Inoltre, «una volta che il consorzio di BlackRock ha mostrato interesse per gli asset portuali, che includono i due porti di Panama e oltre 40 altri porti in tutto il mondo, si è verificata una corsa per firmare un memorandum d’intesa e depositarlo presso la Borsa di Hong Kong prima del discorso di Trump al Congresso a Washington».
Oltre 110 porti, in 23 Paesi, per 80 milioni di container movimentati, eppure la società di Aponte è gestita ancora come una family company. Un bilancio consolidato non esiste, ma alcune stime attribuiscono alla multinazionale italo-svizzera un fatturato medio tra 50 e 70 miliardi, con una flotta che varrebbe più di 42 miliardi. I soli dati certi, ottenuti per un caso fortuito, riguardano l’esercizio 2022: 36 miliardi di utile e 86 miliardi di giro d’affari grazie al balzo incredibile dei noli per effetto del Covid. Numeri che fanno dell’imprenditore italiano uno degli uomini più ricchi al mondo (il 44°) con un patrimonio stimato da Forbes in circa 75 miliardi di dollari (comprendendo i circa 37 miliardi della moglie che partecipa al gruppo con il 50% delle azioni).
Quella di CK Hutchison è solo l’ultima di una serie di acquisizioni che Aponte ha portato a termine in giro per il mondo, soprattutto nella fase post Covid in cui il caos logistico ha fatto da padrone. Msc ha infatti messo le mani su un’area fortemente strategica per Pechino, l’Africa. Ma anche sull’italiana Rimorchiatori Riuniti e sul gruppo di logistica ferroviaria Hhla. Nel 2022, attraverso la controllata Shipping Agencies Services, ha acquisito Bolloré Africa Logistics. Come non si sa. Si sa solo che il presidente francese Emmanuel Macron fece molte pressioni su Bollorè perché «mollasse la presa» ad Aponte.
Nel suo rapporto annuale il gruppo bretone presieduto da Cyrille Bolloré (il più giovane dei figli di Vincent) dichiarava di essere presente in Africa con ben 20.800 collaboratori, nonché «in 42 porti come operatore di terminali portuali, agenti marittimi di linea e gestore di merci non containerizzate». La società gestisce 16 terminal container in Africa centrale e occidentale, 7 terminal ro-ro, tre concessioni ferroviarie, numerosi magazzini. Tutto passato nelle mani di Aponte che di fatto, poi, in Africa vanta anche il controllo di una quarantina di strategiche dogane. In soldoni, anche qui può (volendo) ampiamente limitare o agevolare i traffici. La Cina è il principale partner commerciale dell’Africa da 15 anni, con scambi record di 295 miliardi di dollari nel 2024.
Le operazioni di Gianluigi Aponte: il valore strategico
Come dimostra il caso CK Hutchison-Panama, il peso economico di un asset per Aponte è comunque relativo. Quello che lo muove è il peso strategico-relazionale. In Italia, per esempio, questo ruolo è assunto dal porto di Genova dove ha fatto incetta di concessioni, soppiantando di fatto le storiche famiglie armatoriali. Non senza qualche fastidio.
Del resto, proprio l’arrivo di Aponte ha messo in luce un quadro complesso di interessi e relazioni di potere dietro le quinte del porto, dove le relazioni e le attività imprenditoriali si intrecciano con la politica. Il caso di Luigi Merlo, ex presidente dell’Autorità Portuale di Genova, e la sua successiva assunzione da parte di Msc sono stati oggetto di un’inchiesta da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) per presunto pantouflage (la situazione in cui un ex funzionario pubblico viene assunto da un’azienda privata con la quale aveva relazioni professionali). L’Anac ha poi archiviato il caso. Ma non è la prima volta. Qualcosa di simile avvenne in Francia quando Alexis Kohler, capo dello staff del presidente francese Emmanuel Macron, fu indagato dalla procura per i reati finanziari per un conflitto di interessi legato ai suoi presunti legami con Msc e ai suoi interessi ai cantieri navali De l’Atlantique e nel porto di Le Havre. Insomma, un gran bel gruppo visto da fuori, dietro il quale però si muovono fili i cui terminali restano non chiari.
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