Mentre si stempera il polverone sulle indagini della Procura di Milano, i protagonisti del risiko bancario mettono sul tavolo la loro verità. Lo ha fatto l’amministratore delegato di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, in audizione davanti alla Commissione d’inchiesta sulle banche. L’istituto lombardo ha avuto un duplice ruolo: di predatore (con la scalata ai fondi di Anima) e di preda (con il tentativo di acquisizione fallito da parte di Unicredit). Dalle parti di Piazza Meda, quindi, i riflettori degli inquirenti sono puntati più che altrove, dal momento che la banca d’investimento del gruppo, Akros, ha gestito il collocamento del 15% di Mps da parte del ministero dell’Economia.
I numeri
L’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, nella sua deposizione davanti ai giudici aveva descritto Akros come un istituto di seconda fascia, affermando che gli sarebbe stata preclusa la possibilità di partecipare all’asta per avere le quote dell’istituto senese poi finite per un 3,5% a testa all’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, per un 5% a Bpm e per il restante 3% ad Anima. Incalzato dai senatori, Castagna però ha difeso l’autorevolezza di Akros definita «una delle poche investment bank italiane che ha una sua identità giuridica».
Essendo di proprietà di Bpm, ha aggiunto il banchiere, «è evidente che se ha bisogno di una garanzia siamo noi che rispondiamo del suo patrimonio e di tutte le operazioni che fa». Riguardo poi ad Akros, Castagna è sceso nel particolare per difenderne la reputazione: «Akros è la protagonista principale di tutte le operazioni che riguardano l’equity capital market sul mercato italiano».
Dopodiché si è addentrato nella spiegazione: «Ci sono tre operazioni che riguardano l’equity: le Opa (Offerte pubbliche di acquisto, ndr), gli aumenti di capitale di società quotate e le Ipo, le offerte pubbliche iniziali. Akros è al primo posto per numero di operazioni per quanto riguarda le Opa: ha fatto 24 operazioni negli ultimi due anni. È al primo posto a pari merito per quanto riguarda il valore di tali operazioni a quota 16,4 miliardi.
Per quanto riguarda gli aumenti di capitale è al primo posto per numero di operazioni e al secondo posto per valore, con 1,6 miliardi. Infine, per le Ipo con un valore superiore ai 15 milioni realizzate sul mercato Egm (quello delle Pmi, ndr) e sul mercato secondario, è al terzo posto per numero di operazioni e al secondo posto per valore, per circa 800 milioni».
Castagna ha così ribadito che Akros non è affatto piccola perché «è la banca d’investimento di un istituto che ha 20 miliardi di capitalizzazione di mercato. Quindi è una banca che può proporsi per fare qualsiasi operazione a livello internazionale». Quanto alla decisione di partecipare all’asta per il Montepaschi, il capo di Bpm ha sottolineato l’importanza di avere relazioni con Siena «perché fondamentale nello sviluppo futuro di Anima» (sulla quale aveva lanciato l’Opa il 6 novembre).
Minuti cruciali
L’operazione di cessione delle quote di Mps, avvenuta nel novembre 2024, è al centro delle indagini sul presunto concerto tra gli azionisti Delfin e Caltagirone per scalare Mediobanca e arrivare così alle Generali, visto che Piazzetta Cuccia ne è azionista di riferimento. Da Mps, infatti, è partita l’Offerta pubblica di scambio per prendere il controllo di Mediobanca. Bpm, alla cui scalata da parte di Unicredit il governo ha opposto il Golden Power, sarebbe stata un crocevia per l’attuazione di questo disegno – almeno secondo i pm – e quindi la scelta di Akros, definita come in conflitto d’interessi, sarebbe stata funzionale all’attuazione del disegno.
Una scelta divergente rispetto ai primi due collocamenti, che avevano visto come protagoniste banche internazionali. Anche per questo, però, Castagna ha la spiegazione: «Sul perché il governo abbia scelto Akros posso fare solo delle congetture, ma non credo di essere lontano dal vero», ha affermato il banchiere. «Mentre nei primi due collocamenti la situazione era complicata e c’era bisogno di andare sui mercati internazionali per collocare le azioni» in quest’ultima offerta «il Mef, essendo azionista dell’istituto e vedendo numeri più incoraggianti, deve aver ritenuto possibile cedere la quota a un numero di banche più ristretto, puntando su istituti nazionali piuttosto che su banche internazionali».
Il discorso di Castagna, in sostanza, è il seguente: vuoi attrarre il mercato americano? Ti rivolgi a un intermediario americano, mentre per intercettare l’interlocutore italiano meglio optare per una banca d’investimento nazionale. Quanto alla presunta esclusione di Unicredit asserita dal suo ceo, Castagna ribadisce come Akros «abbia dichiarato ufficialmente che ha raccolto più di cento ordini. Quindi chi doveva fare l’ordine l’ha fatto. Non risulta che sia mai arrivato un ordine a nome di Unicredit».
Orcel aveva definito come anomalo il fatto che per una vendita del genere l’asta si sia chiusa nel giro di pochi minuti: «Queste operazioni si fanno in pochi minuti», ha ribattuto Castagna, «ed essendoci dei premi importanti (anche oltre il 5%, ndr), avranno deciso di chiudere l’operazione prima. Evidentemente si saranno consultati con il committente, al quale andavano bene quei prezzi».
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