Fincantieri, Italgas, Iren, Stm e Campari. Oltre 45 miliardi di capitalizzazione si preparano a un test d’autunno cruciale: dare in pasto al mercato i nuovi piani industriali. Gli occhi degli investitori sono dunque rivolti a queste cinque società che, nei prossimi tre mesi, disegneranno un nuovo sviluppo aziendale con novità che andranno a interessare settori chiave come difesa, energia e materie prime critiche. Cinque sviluppi diversi che potranno fare da driver ai rispettivi titoli a Piazza Affari in attesa che i dettagli ne definiscano il futuro. Per alcuni gruppi, come Stm, si tratta di un ridisegno industriale radicale, per altri (come Fincantieri) di un aggiornamento della strategia alla luce della rapida evoluzione del mercato di riferimento. In ogni caso, si tratta di eventi catalizzatori per i titoli in Borsa che negli ultimi 12 mesi hanno avuto performance straordinarie, come quella di Fincantieri che ha messo a segno un rialzo del 311%, e Italgas che vola del +77%. Bene anche Iren (+28%), mentre decisamente meno lusinghieri sono stati gli andamenti di Stm (-10%) e Campari (-26%).
Da Italgas a Iren
Non tutti gli appuntamenti sono stati calendarizzati, ma ad aprire le danze dovrebbe essere Italgas che, salvo cambiamenti dell’ultima ora, si presenterà al mercato il 29-30 ottobre. Per l’ad Paolo Gallo si tratta del quarto mandato nell’azienda torinese, una mission sfidante, come lui stesso l’ha definita in occasione dell’assemblea di maggio scorso.
Ma cosa ci aspetta nel piano? Il mandato si concentrerà sulla post integrazione di 2i Rete Gas, con l’obiettivo di mettere a terra la principale realtà di distribuzione del gas in Europa e promuovere lo sviluppo del biometano e dell’idrogeno. Secondo indiscrezioni è poi immaginabile che l’ammontare economico complessivo possa essere inferiore al precedente piano: «nel piano 2024-2030 fu di 15,5 miliardi», ricorda un analista spiegando che conteneva però 5,3 miliardi destinati all’acquisizione di 2i Rete Gas. Altro focus, sarà quello sul settore idrico, con la realizzazione di dissalatori che rappresentano una nuova fonte di approvvigionamento. Insomma, l’obiettivo dopo tanto sviluppo (si ricorda l’ampliamento del business in Grecia) sarà quello di far funzionare meglio le società, ridurre le perdite e realizzare gli investimenti del Pnrr. A seguito dell’acquisizione di 2i Rete Gas, Italgas oggi gestisce circa 156mila chilometri di rete, di cui 8.290 chilometri in Grecia, il resto in Italia; i punti di riconsegna sono quasi 13 milioni, di cui oltre 600mila in Grecia.
Dopo Italgas, a novembre, toccherà poi all’utility di Liguria, Piemonte ed Emilia. Iren – guidata dall’ad Gianluca Bufo – dovrebbe confermare il modello multi business che si differenzia da quello di altri competitor concentrati più sullo sviluppo di uno o due business. Ci sarà poi una maggiore focalizzazione sui business chiave (acqua, reti, ambiente, teleriscaldamento) dove confluiranno gli investimenti, almeno 1 miliardo l’ anno. In cantiere anche uno sviluppo per linee esterne con un occhio di riguardo alla crescita a Nord Ovest. Nel piano precedente si ricorda l’operazione su Egea, multiutility che opera nei settori dell’energia e dell’ambiente. Nel precedente piano sono stati previsti investimenti lordi per 8,2 miliardi di euro, destinati principalmente alle reti, alle fonti rinnovabili, all’ambiente e alla crescita della clientela, puntando a un utile netto superiore a 400 milioni di euro. L’ammontare degli investimenti potrebbe essere rivisto al rialzo.
Il cantiere
Tra novembre e dicembre, l’ad Pierroberto Folgiero aggiornerà la strategia del gruppo con un focus su subacquea e Difesa. Fincantieri avrebbe intenzione di concentrare alcuni cantieri navali civili e militari italiani esclusivamente sulla produzione di navi da guerra, cavalcando la prospettiva della consistente spesa per la Difesa in Europa. Il costruttore navale punta ad accrescere la propria capacità navale e sta valutando il ruolo di due sedi nel sud Italia: il sito di Castellammare di Stabia, a sud di Napoli, e quello di Palermo, in Sicilia, producono sia navi commerciali sia militari. Fincantieri prevede un aumento della domanda dovuto all’aumento della spesa per la difesa. E punta a catturare almeno 20 miliardi di euro. La società prevede poi che il suo comparto navale sarà riposizionato, con il settore delle navi da crociera che di circa il 10%.
I cambiamenti previsti nei cantieri navali saranno descritti in dettaglio nell’ambito di un nuovo piano aziendale. Il piano di Fincantieri comporterà anche lo spostamento di alcune attività di costruzione navale civile dall’Italia verso mercati come Romania e Vietnam. Tuttavia, gli assemblaggi rimarranno negli stabilimenti italiani di Monfalcone, Marghera, Ancona e Genova.
Occhi puntati poi sulla subacquea: in particolare sui droni sottomarini. Un ambito che potrebbe crescere con l’acquisto (in cantiere) degli asset di Saipem. D’altra parte, come previsto anche dalle prescrizioni sul golden power anticipate dal Giornale il 20 Settembre, il gruppo di Puliti deve «assicurare la collaborazione con altri operatori nazionali del settore della Difesa per l’implementazione di programmi di sviluppo tecnologico subacqueo, assicurare il mantenimento della sede sul territorio italiano e non pregiudicare il mantenimento sotto controllo di Saipem Spa (o della futura Saipem7) delle attività, del know how tecnologico, dei brevetti e della gestione dei droni sottomarini e la possibilità di fare accordi (anche di partenariato tecnologico o eventuale cessione) in questo settore con altre società italiane a controllo diretto o indiretto dello Stato italiano».La nuova divisione presentata a maggio sarà al centro del piano con l’obiettivo di superare gli 800 milioni di euro di fatturato entro il 2027 e margini prossimi al 19%.
Stm tra due fuochi
Passando alle partite più delicate, gli occhi del Governo e dei sindacati sono rivolti a Stm in crisi alla luce del rallentamento del mercato dei chip, della volatilità dell’automotive e delle tensioni geopolitiche. Dopo utili in calo e l’annuncio di esuberi ad Agrate, il confronto tra Roma e Parigi – azionisti al 27,5% – si è acceso sulla governance e sul ruolo italiano. Ma un cambio di rotta nelle relazioni tra le parti ha spinto la società a ritirare i tagli promettendo un nuovo piano industriale per il sito lombardo. I dettagli non si conoscono, ma dovrebbe prevedere uscite volontarie e investimenti supplementari. Gli analisti sottolineano che «i tagli mancati saranno un peso sui margini futuri. La ripresa – comunque – dipenderà soprattutto dalla domanda globale e dalle mosse di Pechino e Washington: una distensione potrebbe tradursi in un vantaggio competitivo per Stm, che in Cina adotta un approccio local for local attraverso la joint venture con Sanan. Sul tavolo anche il Chips Act 2 europeo, che punta a rafforzare la produzione interna ed evitare delocalizzazioni».
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Uno Strategy Day è infine in calendario per Campari nel pieno di una riorganizzazione radicale. Previsto un piano di razionalizzazione del portfolio, con la cessione di alcuni marchi minori, e un programma di contenimento dei costi. Un grande punto interrogativo riguarda la forza lavoro per la quale a inizio anno si parlava di un ridimensionamento del 10%. «Non è esclusa l’uscita da alcuni mercati», sentenzia un analista pur riconoscendo una piccola ripresa per il gruppo che però, nei conti del semestre, non includeva l’impatto dazi sul 2025. Un conto che sarà reso noto con la strategy.
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