Non era un’impresa facile. Eppure, a tre anni dalla sua nomina alla guida operativa di Fincantieri, Pierroberto Folgiero ha saputo rilanciare un’azienda ormai troppo “ancorata” al ventennato di Giuseppe Bono. Una rivoluzione vera che ha permesso al gruppo della cantieristica un ritorno all’utile dopo cinque anni: un risultato positivo di 27 milioni di euro (2024) che ha superato le aspettative e centrato tutti i target prefissati con un anno di anticipo rispetto ai piani. Parallelamente, l’amministratore delegato di Fincantieri ha accelerato la riduzione della leva finanziaria, e oggi le prospettive per il futuro appaiono rosee, con una previsione di crescita dei ricavi di oltre il 10% per l’anno in corso, intorno a 9 miliardi di euro.
Di fatto, il ritorno all’utile, il primo dal 2019, segna una tappa fondamentale nel percorso di risanamento e rilancio del gruppo controllato da Cdp. Ma come siamo arrivati fin qui? E cosa farà Folgiero nel prossimo triennio dopo la recente conferma per un secondo mandato? Il primo step è stato quello di orientare il gruppo, forte nella cantieristica civile (cruise), anche a quella militare a servizio della Difesa. Il secondo, in corso d’opera, quello di scegliere di entrare da protagonista nel business molto promettente della subacquea che rappresenta oggi «un dominio chiave per la sicurezza, l’energia, l’osservazione ambientale e le comunicazioni sottomarine», rivendica il manager che ha messo così il gruppo al centro di una nuova “equity story”, con il valore in Borsa del titolo più che triplicato (+236%) nell’ultimo anno.
Guardando al primo step, la cantieristica ad alta complessità che caratterizza oggi il gruppo è di fatto la somma di militare, cruise e navi da lavoro. «Siamo gli unici a essere presenti in questi tre settori e facciamo la differenza a livello mondiale. Quindi non solo abbiamo la capacità, ma anche testa, il coraggio manageriale, i prodotti e la taglia». Nel 2024, il settore delle navi da crociera ha contribuito per il 41% dei ricavi, mentre quello delle navi militari per il 30%, percentuale quest’ultima che tenderà a crescere nei prossimi anni. Sul fronte commerciale, il gruppo ha acquisito un livello record di nuovi ordini nel 2024, per un valore complessivo di 15,4 miliardi, un dato più che doppio rispetto al 2023, grazie in particolare all’eccellente performance del segmento shipbuilding. Nel 2024 il portafoglio ordini ha toccato quota 31 miliardi, in aumento del 34% rispetto a dicembre 2023 con una forte spinta commerciale in tutti i settori di attività. Nel corso dell’esercizio, il gruppo ha inoltre consegnato 20 navi, rispettando il proprio programma di consegne, anche grazie alle iniziative intraprese nell’ambito del processo di rafforzamento dell’efficienza operativa e alle innovazioni produttive previste dal piano.
L’aggiunta subacquea
Un piano che sarà presto riaggiornato alla luce della seconda svolta impressa da Folgiero e che riguarda la subacquea. «Il settore sottomarino è nel pieno di un nuovo Rinascimento», ha detto il manager annunciando la nascita di un hub dell’underwater firmato Fincantieri: una visione strategica di lungo periodo sullo sviluppo della subacquea, e un percorso di crescita industriale già in fase avanzata. Un segmento che nel 2024 ha inciso per circa il 4% dei ricavi del gruppo e che è destinato a raddoppiare, raggiungendo l’8% nel 2027, con ricavi attesi di circa 820 milioni(dai 660 del 2025) e un ebitda prossimo al 19% al momento stimato in 152 milioni.
D’altra parte, il mercato ha dei numeri monstre: circa 50 miliardi di euro all’anno a livello globale, con una potenziale componente accessibile per Fincantieri di 22 miliardi. «In questo contesto il gruppo si posiziona come motore della trasformazione subacquea, offrendo soluzioni integrate che vanno dalla difesa alla sicurezza infrastrutturale, dall’energia offshore fino all’acquacoltura e al mining sottomarino», ha spiegato Folgiero secondo cui «il consolidarsi di una domanda trasversale nei settori della difesa, del dual-use e delle applicazioni civili rende il settore una priorità strategica per governi e industrie».
La traiettoria è segnata: costruire l’ecosistema subacqueo del futuro. Dove? Dagli Stati Uniti all’India, passando per Sud Corea, Malesia, Filippine, Indonesia e Qatar. Proprio con gli Usa, definito «partner d’elezione», Folgiero ha annunciato un aumento del business: «Lavoriamo nel Paese da 15 anni e abbiamo già investito 800 milioni, ora aiuteremo l’amministrazione Trump nell’Artico con rompighiaccio e sistemi di controllo critico». A sostegno della nuova strategia, Folgiero ha spiegato che sarà importante il mercato della crocieristica e, in particolare, la sua stabilizzazione a 5 miliardi di ricavi. Di fatto, il gruppo si presenta oggi con una serie di tecnologie che riguardano a 360 gradi l’ecosistema marino: dalla superficie al fondo del mare.
Tra i nuovi business il manager guarda, infine, anche al nucleare. Nella visione di Fincantieri, «il nucleare navale rappresenta un percorso parallelo al nucleare a terra. Il nostro impegno per il 2025 sarà quello di dare crescente visibilità ai progetti». Un riferimento al piano Minerva che «ha come obiettivo quello di valutare la fattibilità dell’integrazione di reattori nucleari di nuova generazione sulle navi militari. Il nucleare con reattori più piccoli – ha poi spiegato – consente di essere utilizzato non solo su sommergibili e portaerei, ma anche sulle navi più piccole come incrociatori o, addirittura, le Fregate. Questa innovazione – ha concluso – ci renderebbe unici al mondo».
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