Di lui, perfetto sconosciuto in Italia, fino all’ingresso in scena per comprarsi il gruppo Gedi da Exor, si comincia a sapere qualcosa. Ma sono note biografiche se non di puro colore. Se avete sfogliato le cronache recenti saprete che Theodore Kyriakou, la guida dell’omonima famiglia, è imprenditore nei media con Antenna Group. E che con i fratelli Athina e Xenofon gestisce la holding di famiglia, la lussemburghese K Group Holding Sarl. Che Antenna si è espansa dalla Grecia ai Paesi balcanici e alla Romania, ma anche negli Usa e in Australia. Che Theo è un ammiratore di Donald Trump e che fa affari con Mohammad bin Salman, il principe saudita che è entrato con il fondo statale Pif in Antenna con il 30% nel 2022. E che sempre Theo è laureato alla Georgetown University e siede nell’advisory board dell’Atlantic Council. Tutto più o meno qui. Quello di cui non si dice alcunché sono le sue fortune personali, quanto è ricco, quanti soldi può spendere e – banale, banale – quanto fattura, ad esempio, il gruppo Antenna. Nulla di tutto ciò. Zero. Neppure nella nota, diffusa dalla società di comunicazione Comin & Partners, la potente agenzia scelta dal magnate greco per presentarsi sul proscenio italiano, c’è nulla sulla consistenza dei suoi affari, la sua affidabilità. Nella prolissa nota non c’è neppure un numero di bilancio.
Opacità
Del resto l’opacità finanziaria è il tratto distintivo dei Kyriakou. Non esistono bilanci aggiornati e pubblici. Nulla sulla compagnia privata Antenna. Si trova solo nel registro della Camera di commercio lussemburghese un bilancio di K Group, la cassaforte che però risale al 2021. Poi il buio. Per avere una contezza del consolidato del gruppo in Lussemburgo ci si ferma addirittura al 2019. Ere geologiche in finanza. E così si fa davvero fatica a capire al di là dei racconti cronachistici quanta potenza finanziaria esprima il magnate greco. Prima sorpresa. Il passaporto sarà anche greco, ma gli affari Theo li fa a Cipro. Non certo un Paese campione di trasparenza. Magari non paradisi fiscali, ma di certo a controlli laschi e fiscalità agevolata.
L’ultimo resoconto pubblico sui conti del 2021 rivela che K Group Sarl avrebbe in pancia partecipazioni finanziarie per 438 milioni di euro. E se anche negli ultimi due anni ha chiuso con piccole perdite, vantava oltre 260 milioni di utili portati a nuovo. E debiti con le banche al lumicino. Visto così un gruppo solido e profittevole.
90 partecipate
Ma si scopre che Antenna, il business principe degli editori Kyriakou, è a bilancio per soli 95 milioni. Il resto a fare gli oltre 430 milioni di attivo finanziario arriva da società specializzate negli investimenti finanziari. Sono K2 asset management che valeva 134 milioni nel bilancio del 2021; le due cipriote ProgressCo financial Ltd e ProgressCo Holding che insieme erano a bilancio per 200 milioni. Tra l’altro è proprio dalle due ProgressCo che arrivano i finanziamenti che sorreggono i conti di Antenna Bv. Tutto in famiglia quindi. Ma per avere un quadro più preciso della forza o debolezza finanziaria della cassaforte lussemburghese occorre leggere un bilancio consolidato, dovendo però tornare indietro addirittura ai conti del 2018. Dopo più nulla dal Lussemburgo.
In ogni caso il consolidato di K Group dell’epoca contava su oltre 90 partecipate. Un ginepraio internazionale. Con a capofila Antenna Group Bv in Olanda, così come sempre in Olanda sono domiciliate una ventina di piccole società Antenna per i vari Paesi i cui operano, cui si aggiungono Antenna Pay tv Usa, domiciliato negli Stati Uniti, e le due domiciliate britanniche Antenna Investment e Antenna Pacific Brodcaster.
Poi arrivano una decina di scatole radio tv in Moldova, Bulgaria e soprattutto Romania, il Paese dove Antenna è più presente dopo la Grecia. E infine la lunga catena di società cipriote: oltre una ventina tra cui le due ProgressCo che non si capisce cosa facciano, ma di sicuro è lì che transitano le ricchezze finanziarie della famiglia quasi esenti da tassazione. E per non farsi mancare nulla anche un’altra lussemburghese, la Luminus Capital che come dice la sigla si occupa di investimenti finanziari con l’altra Luminus domiciliata nel paradiso fiscale delle isole Guernsey.
Matrioske
Un gioco di matrioske difficile da dipanare e soprattutto una fotografia datata 2018. Dopo di che il buio totale. Sopra K Group Holding Sarl, come ha raccontato con dovizia di particolari Angelo Mincuzzi, giornalista del Sole nel suo blog personale, ci sono tre scatole sempre lussemburghesi che controllano ciascuna il 33,3% del capitale di K Group e intestate ai tre fratelli. La Globalcast di Theo; la Altavista di Xenofon e la Praxis di Athina.
Theodore è però il leader indiscusso. Nel 2022 è stato staccato un dividendo per 28 milioni da K Group finito per 27 milioni alla Globalcast di Theodore. E la stessa Globalcast è la regina con 139 milioni di attivo finanziario e 119 milioni di utili portati a nuovo. Vista così i Kyriakou abbondano di ricchezze, ma come si vede le informazioni sono datatissime. Chissà cosa sarà accaduto da quegli anni a oggi? Anche perché non è sempre andata bene. Antenna tv Sa ha vissuto anni drammatici con la crisi greca. Vecchi conti risalenti agli anni 2001-2023 dicono che Antenna Tv faceva ricavi per circa 160 milioni, cumulava perdite. Era indebitata per 214 milioni con 60 milioni di patrimonio. Theo compra e ne ha la possibilità. A meno che sia successo l’irreparabile negli ultimi anni.
Onde corte
Ma non solo compra. Vende e bene. Sempre dai vecchi bilanci pubblici disponibili nel 2018 vendette per 186 milioni le radio che possedeva in Serbia e Montenegro. Un profitto che fece esplodere gli utili quell’anno e per il quale i Kyriakou si staccarono un bel dividendo per 55 milioni. Come si sa al magnate greco interessano le radio, le uniche profittevoli da sempre nel bouquet di Gedi con 60 milioni di ricavi e 10 milioni di utili. Non sarà certo Repubblica con le sue maxi-perdite a zavorrare l’eventuale futuro acquisto. Tanto come per le radio serbe e montenegrine si potrà mettere in vendita successivamente.
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