«Dalle colonnine agli incentivi per l’acquisto di auto elettriche: sapete cosa penso di questo spostamento dei fondi Pnrr deciso dal governo? Mi viene in mente Fantozzi quando cita la Corazzata Potemkin, cioè una c…». Alfredo Altavilla, già “delfino” di Sergio Marchionne in Fiat e Fca, ora superconsulente per l’Europa della cinese Byd, a muso duro sulla mossa che mira a favorire l’acquisto di 39mila vetture a batteria da parte di famiglie a basso Isee. Incisivo il suo pro-memoria ai ministeri competenti: «Gli italiani non comprano le auto elettriche perché non ci sono le infrastrutture di ricarica, a questo punto Byd è pronta a realizzarle senza guadagnarci un euro». «E poi – rincara la dose – a Roma pensano proprio che una famiglia a basso Isee si metta a comprare un’auto elettrica, seppur incentivata? Persone con problemi economici guardano di più al mercato dell’usato». Un contentino alla lobby dell’elettrico?
Altavilla si infiamma: «Gli incentivi non li abbiamo chiesti e non li chiederemo mai, a meno che non diventino strutturali e validi in tutta l’Europa. È un provvedimento sbagliato nella sostanza e nella forma». A replicare indirettamente ad Altavilla, a proposito della carenza di colonnine in Italia, è Fabio Pressi, presidente di Motus-E, associazione che riunisce chi opera nella mobilità elettrica e nell’energia. La precisazione di Pressi va nella direzione opposta: «Abbiamo accolto con grande favore e apprezzato la decisione del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica di destinare parte dei fondi residui del Pnrr a incentivi per l’elettrico. Erano fondi non utilizzati per le infrastrutture perché i tempi richiesti dal Pnrr non erano compatibili con l’installazione. E questo va spiegato. Inoltre, l’Italia è uno dei Paesi con più colonnine in proporzione al numero di auto elettriche. Attualmente sono 65mila.
L’Italia, dunque, è elettrificata. Quella in atto è una norma aggiuntiva rispetto ad azioni strutturali che, auspichiamo, vengano prese in seguito». Tornando allo stratega di Byd in Europa, ecco cosa pensa dei gruppi occidentali dell’auto e di una possibile unione tra loro a beneficio della competitività. Del resto, i cinesi avanzano a vele spiegate, Byd sta per avviare la produzione in Ungheria, con costi fortemente inferiori, e a livello tecnologico sotto la Muraglia sono avanti anni. La schiettezza di Altavilla deve far riflettere da Torino, a Parigi alla Germania: «Un accordo tra costruttori europei non ci impensierisce. Sono gruppi che hanno dimostrato ampiamente di avere scarsa volontà di collaborare tra di loro, così il rischio è solo di sommare delle debolezze, il che non crea una forza. A scelte del genere ci si deve arrivare per volontà di lungo termine e non per disperazione, dato che invece mi sembra prevalga al momento». Parola di Alfredo Altavilla, manager che di alleanze e nozze tra big se ne intende.
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