Il futuro di Magneti Marelli e dei suoi 46mila dipendenti in tutto il mondo, di cui 6mila in Italia in dieci diversi stabilimenti, è più incerto che mai. La storica società della componentistica automotive passerà dall’attuale proprietario, il fondo Kkr, ai creditori, guidati da un altro fondo di investimento, Strategic Value Partners, verso i quali la società ha accumulato un debito di 4,9 miliardi. Alla scadenza per la presentazione delle offerte, lo scorso 26 luglio, non si è palesata nessuna offerta.
La procedura di Chapter 11 ha generato forte incertezza tra i sindacati, benché l’azienda abbia rassicurato su continuità operativa e consegne ai clienti (ad esempio Stellantis, Nissan, Bosch)
Le origini (1919-1929)
Nata nel 1919 da una joint venture tra Fiat ed Ercole Marelli, l’azienda ha attraversato un secolo di innovazioni: da accensioni e radio allo sport motori, fino all’attuale fusione globale con Calsonic Kansei.
La Fabbrica Italiana Magneti Marelli (FIMM) si specializza da subito in magneti di accensione per auto e aviazione, rispondendo a una domanda in rapido aumento. Alla fine degli anni ’20, l’azienda amplia il suo raggio d’azione: nel 1930 nasce Radiomarelli per la produzione di radio di alta gamma; nel 1932 viene fondata Fivre per valvole termoioniche utilizzate anche in televisori futuristici.
La fase di diversificazione (1930‑1960)
Negli anni ’30‑’40 Magneti Marelli si distingue anche in applicazioni militari e civili sviluppando batterie per sottomarini e intercomunicazioni su sottomarini italiani, stringendo rapporti con il CERN e RAI per ponti radio e trasmissioni televisive. Dopo la guerra, la diversificazione verso le radio‑TV arretra negli anni ’70‑’80, mentre l’azienda focalizza il proprio core business sulle tecnologie per auto: sistemi di accensione, batterie, iniezioni, elettronica e illuminazione.
Motorsport, innovazione e leadership tech (1950‑2000)
Magneti Marelli nella seconda metà del secondo scorso cresce insieme ai motori: è presente sin dalla prima stagione di Formula 1 (1950) e partecipa alle glorie delle squadre Alfa Romeo, Ferrari, Lancia, Renault e altre. Introduce nel tempo: sistemi di iniezione Weber‑Marelli, la prima trasmissione semiautomatica su F1 (1989), sistemi di telemetria real‑time negli anni 2000, fino al KERS nel 2008.
Nel 1987 l’azienda diventa una holding e ingloba brand storici come Weber, Veglia Borletti, Carello e Jaeger; il quartier generale si trasferisce a Cinisello Balsamo (1984) e poi a Corbetta (1991).
Internazionalizzazione e innovazione (1990‑2005)
Nell’ultimo decennio del secolo scorso parte una forte espansione internazionale: impianti in Cina (Guangzhou, Shanghai, Wuhu), joint ventures negli Stati Uniti, in Argentina e in Portogallo. Nel 2003 viene lanciata in Brasile la tecnologia Flexfuel SFS, per motori a etanolo o benzina, seguita nel 2007 dal primo proiettore LED destinato alla produzione di serie (Audi R8),
Con l’arrivo di Sergio Marchionne in Fiat (2005), l’area componentistica torna centrale: si ricompongono i rami dell’elettronica e del settore aftermarket per rilanciare nuovi investimenti
Da Magneti Marelli a Marelli (2018‑2019)
Nel 2018, Fiat Chrysler Automobiles (Fca) cede Magneti Marelli a CK Holdings (controllata da KKR), per circa 6,2 miliardi di euro. Nel 2019 avviene la fusione con la giapponese Calsonic Kansei, dando vita al gruppo globale Marelli, con oltre 170 impianti e centri R&D in Europa, Americhe e Asia.
L’operazione portò con sé un debito enorme: circa 5–6 miliardi di dollari, una parte significativa del quale servì a finanziare l’acquisizione stessa. I costi da finanziamento divennero fin da subito un problema per l’azienda, limitandone gli investimenti in innovazione e transizione tecnologica.
Nuovo corso e problemi crescenti (2022‑2025)
Il gruppo Marelli affronta una prima ristrutturazione del debito nel 2022, con iniezioni di capitale da parte di KKR per 650 milioni di dollari e rimodulazione societaria. Ma la misura si rivelò insufficiente a invertire la rotta. Negli ultimi anni vanno via via diminuendo gli ordini da parte dei gruppi auto, da Ford a GM, passando per Stellantis e Nissan.
Marelli l’11 giugno di quest’anno affronta la crisi debitoria negli Stati Uniti e presenta istanza volontaria di Chapter 11 nel tribunale del Delaware con un debito stimato di 4,9 miliardi, sostenuta da circa l’80% dei suoi creditori senior, che approvano un piano di ristrutturazione e nuovi finanziamenti per 1,1 miliardi.
In aggiunta, i dazi adottati dall’amministrazione Trump su importazioni auto e componenti colpiscono direttamente il modello di business globale di Marelli, provocando un peggioramento della liquidità e chiudendo ulteriormente l’accesso al credito
E arriviamo all’ultima tappa, con il 26 luglio che è scaduto il termine ultimo per presentare offerte per l’acquisto di Magneti Marelli, secondo la procedura di amministrazione controllata avviata dal suo proprietario, il fondo Kkr. Sempre stando al Chapter 11, che regola questo tipo di situazioni negli Usa, l’azienda dovrebbe ora passare ai creditori.
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