Maserati, soprattutto, e Alfa Romeo, due marchi simbolo del Made in Italy, nel mirino di potenti investitori emiratini. Negoziati con Stellantis sarebbero in corso da mesi. In gioco, a quanto sembra, ci sarebbe una richiesta da parte del gruppo nato dalla fusione di Fca con Psa di diversi miliardi. Secondo voci, il negoziato riguarderebbe anche lo stabilimento di Cassino dove ci sono le linee delle Alfa Romeo Giulia e Stelvio (in attesa dei nuovi modelli la cui produzione è slittata di due anni, essendo stati riprogettati non più per la sola alimentazione elettrica) e della Maserati Grecale. Tra le due parti sarebbe in atto una sorta di tira e molla: il vero obiettivo dei candidati acquirenti, infatti, riguarderebbe unicamente la Maserati.
Stellantis, invece, avrebbe offerto un pacchetto che comprende anche Alfa Romeo e la fabbrica laziale.
Per Stellantis la situazione produttiva in Italia, ma anche in Europa, si complica di giorno in giorno. E da più parti, inclusi analisti e media americani, si sostiene che 14 marchi in pancia sono troppi. «Per uscire dalla crisi – scrive Doron Levin in un report per il sito finanziario Seeking Alpha – il gruppo dovrà cedere alcuni dei suoi 14 brand e ridurre le dimensioni delle attività rimanenti». Guarda caso, anche l’ex giornalista di Wall Street Journal e New York Times, scrive che «Alfa Romeo e Maserati sembrano i candidati più ovvi» in vista di un possibile sacrificio. E se, come è avvenuto per il passaggio di Iveco all’indiana Tata, l’annuncio arrivasse nel momento più inaspettato?
Del resto, il nuovo ceo di Stellantis, Antonio Filosa, solo nel primo trimestre del prossimo anno svelerà il suo piano industriale per il rilancio di Stellantis, con il dettaglio dei nuovi modelli e degli impianti dove saranno prodotti, dopo il flop della strategia del suo predecessore Carlos Tavares.
In Italia, intanto, a prevalere negli stabilimenti è il ricorso continuo agli ammortizzatori sociali. I lavoratori vivono nella continua incertezza. Il mese prossimo il sindacato Fim-Cisl farà un nuovo punto sullo stato dell’arte della produzione di Stellantis in Italia e fornirà un nuovo aggiornamento su come chiuderà il 2025. L’ultimo dato fornito parlava di 440.000 veicoli al 31 dicembre prossimo, dei quali 250.000 auto e il resto furgoni. Da parte sua, AlixPartners rileva come la produzione nella Penisola sia scesa del 54% rispetto al 2017, l’ultimo anno con volumi superiori al milione di unità, per la precisione 1.035.454.
Ecco la realtà di questi giorni, stabilimento per stabilimento, secondo i dati Uilm.
Torino-Mirafiori: si producono 220 Fiat 500 elettriche al giorno su un turno solo. La boccata di ossigeno è attesa da novembre quando alla 500 a batteria sarà affiancato il rinnovato modello ibrido (tolto al sito polacco di Tychy) mostrato in anteprima al pubblico, oggi e domani, al Salone dell’auto di Torino. A Mirafiori c’è un’isola felice, quella dei cambi ibridi, dove lavorano circa 700 lavoratori su 20 turni con il supporto di trasfertisti da altri siti italiani (Cassino, Melfi, Pomigliano d’Arco e Atessa). In questo caso nessuna cassa integrazione. E lo stesso vale per chi opera nell’economia circolare.
Pomigliano d’Arco (Napoli): 740 vetture al giorno (370 a turno), quasi tutte Fiat Panda. Molto bassa la produzione di Alfa Romeo Tonale. In media il 25% dei lavoratori si trova in solidarietà. Recente è l’annuncio dello stop temporaneo delle due linee con il conseguente semaforo verde al contratto di solidarietà dal 29 settembre al 6 ottobre (Panda) e dal 29 settembre al 10 ottobre (Tonale).
Melfi (Potenza): escono tra 130 e 140 vetture al giorno quando si lavora. I modelli sono Jeep Renegade e Fiat 500X. Questa settimana si è lavorato su due turni. In media il 60% dei lavoratori è in solidarietà.
Cassino (Frosinone): unico turno (6-13,30) per le Alfa Romeo Giulia, Stelvio e per Maserati Grecale. Di quest’ultimo, solo quattro i modelli elettrici prodotti al giorno. Solidarietà, in media, per quasi il 50% degli addetti. A settembre tre giorni di lavoro alla settimana. Da inizio anno ci sono stati 76 giorni di fermo e 70 di lavoro.
Termoli (Campobasso): sito destinato a quella che rimane la “gigafactory fantasma” messa in conto da Tavares. Su 1.800 dipendenti, a lavorare sono un migliaio, per gli altri solidarietà e trasferte. All’opera è meno del 50% del totale e si producono circa 750 motori al giorno per i modelli Giulia, Stelvio e Jeep Compass americana (T4 2.0), Panda e 500 ibrida (Gse) e il V6 per Stelvio e Maserati.
Modena-Maserati: ultimate le linee dei modelli arrivati da Mirafiori, GranCabrio e GranTurismo. La produzione inizierà indicativamente a metà ottobre.
In graduale attenuazione l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale. Ottobre e novembre potrebbero segnare un aumento produttivo. Bene il reparto verniciatura.
Atessa (Chieti): la produzione è ripartita dal 19 agosto con una media di 640 veicoli commerciali al giorno, di cui cinque sono elettrici. Il contratto di solidarietà è in corso fino al 31 dicembre.
Stellantis ha inoltre offerto ai dipendenti, attualmente fermi, la possibilità di trasferirsi nella fabbrica serba dove nasce la Fiat Grande Panda. A Melfi in 20 hanno risposto ok, da Mirafiori invece picche, mentre a Cassino una decina di operai hanno accettato, una trentina i sì arrivati da Pomigliano d’Arco.
Intanto, al difficile scenario italiano si unisce, ora, quello in alcuni Paesi europei che ospitano gli stabilimenti di Stellantis. Il giornale francese Les Echos ha infatti riferito che Stellantis ha comunicato ai rappresentanti sindacali di Poissy, in Francia, lo stop dello stabilimento (occupa circa 2.000 persone) dal 13 ottobre al 3 novembre. I dipendenti saranno costretti a prendere una settimana di ferie forzate e 12 giorni di disoccupazione. Stop anche per le fabbriche di Eisenach (Germania), Saragozza (Spagna) e Tychy (Polonia). «Chiaro il sintomo – riconosce anche il quotidiano d’Oltralpe – di un gruppo che in Europa si trova in difficoltà». Al Salone dell’auto di Torino in corso, Stellantis ha aderito con tutti i suoi 14 marchi. C’è anche la cinese Leapmotor che, abbandonata la produzione nella “nemica” Ungheria pro-dazi, sfornerà i suoi modelli in Spagna. Per Leapmotor, tra l’altro, il gruppo ha messo a disposizione la pista di Balocco (Vercelli), centro prove dove vengono da sempre testati i modelli dei brand italiani e che ha visto più volte lo scomparso Sergio Marchionne sfogare rabbia e tensioni al volante delle auto Fca più potenti, Ferrari comprese. Con i cinesi ci sarà una condivisione anche di segreti?
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