«Il pericolo è che, nelle tensioni tra Usa e Cina, l’Europa sia la perdente» perché «non abbiamo materie prime, non abbiamo una vera difesa e non abbiamo tecnologia satellitare» e sul fronte delle fusioni o acquisizioni che potrebbero creare dei giganti europei c’è anche il tema dell’Antitrust Ue, «un altro aspetto del gioco che stiamo perdendo a livello globale». Il vicepresidente esecutivo di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, non ha usato mezzi termini ieri sul palco del Future of Finance di Bloomberg. E ha messo in fila gli ostacoli alla competitività delle nostre industrie. Sottolineando che «nessuno in Europa ha riconosciuto gli errori commessi». Secondo Tronchetti, l’unica soluzione è «una vera struttura federale in cui ci siano elezioni, ci sia la responsabilità a livello federale per le questioni strategiche» altrimenti «qualsiasi dichiarazione proveniente dall’Europa è solo rumore».
Non è la prima volta che il vicepresidente di Pirelli va all’attacco su questo tema e anche sul green deal, che ha ribattezzato «green suicide», suicidio verde. A maggio dell’anno scorso, intervenendo al summit delle confindustrie del B7, aveva già avvertito: «Alcune iniziative a livello europeo stanno creando problemi all’Europa e favorendo la Cina» mentre «burocrati e politici non sempre ascoltano il parere dell’industria, e sarebbe importante farlo». Poi un mese dopo, sul palco del teatro Parenti di Milano aveva rincarato la dose definendo le politiche green «idiozie, fesserie» avviate sin qui da degli «ignoranti ideologizzati che stanno creando un danno enorme, perché dobbiamo fare tutto elettrico quando sappiamo benissimo che le materie prime non le abbiamo, le batterie non le abbiamo, l’energia solare non la possiamo raccogliere, che le turbine delle pale eoliche in Europa non siamo in grado di farle».
Negli ultimi mesi si sono aggiunte le recenti tensioni geopolitiche che hanno creato incertezza per i produttori europei, a causa delle tensioni nella catena di approvvigionamento, della frammentazione degli scambi commerciali e del protezionismo a colpi di dazi. Pirelli si è protetta «grazie alla sua consolidata prassi di concentrare la capacità produttiva nei mercati locali» e «cercando di reperire le materie prime vicino ai luoghi di utilizzo», ha spiegato.
Ieri Tronchetti è stato poi incalzato sulle eventuali restrizioni minacciate dagli Usa, dove l’azienda genera oltre il 20% del suo fatturato, a causa della presenza del socio cinese Sinochem. La situazione, secondo l’imprenditore, si risolverà con «il buon senso, che è la priorità. Io sto con Newton – ha aggiunto – quando c’è una mela lassù che diventa gialla o rossa e sta andando bene, poi cade. Quindi questo problema sarà risolto. I nostri partner cinesi lo capiranno. Non so quando, perché hanno un diverso senso del tempo, ma lo risolveremo».
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