Il tedesco Oliver Blume, a capo sia del gruppo Volkswagen sia della Porsche, ha lasciato quest’ultimo incarico, una doppia responsabilità da tempo mal digerita da parte degli investitori. Porsche, tra l’altro, sta vivendo un momento di estrema difficoltà con gli utili precipitati di oltre il 90%, il calo della domanda in Cina, l’elettrico che non piace agli appassionati del marchio e i problemi causato dai dazi Usa.
Dal settembre 2022, quando è stato quotato, il titolo Porsche ha perso il 22%. All’interno del gruppo Volkswagen è già in corso una selezione che prende in considerazione candidati interni ed esterni. Ne stanno parlando lo stesso Blume, il Consiglio di sorveglianza, il Consiglio di fabbrica e i rappresentanti delle famiglie Porsche e Piëch, che detengono la maggioranza dei diritti di voto in Volkswagen Ag tramite la holding Porsche Automobil Holding Se. Proprio nei giorni scorsi, tra l’altro, la stessa Porsche aveva annullato la produzione di batterie al suo interno, decisione che ridurrà fortemente gli addetti previsti (300 persone) in un primo tempo. A piangere sono anche le casse: 295 milioni in fumo e restituzione dei finanziamenti ricevuti per circa 56 milioni.
In Europa il settore automotive è sempre più nel caos e ormai a un passo dal punto di non ritorno. Le responsabilità gravissime sono da ricercare nella scellerate imposizioni arrivate da Bruxelles, con l’obbligo del “tutto elettrico” a partire dal 2035, insieme alle sanzioni miliardarie (il provvedimento, seppur slittato di tre anni, continua a fare danni: i costruttori dovranno, infatti, salvo auspicate cancellazioni, farsi trovare pronti alla scadenza), ma anche nella colpevole accettazione delle case auto e della maggior parte delle associazioni di rappresentanza delle regole che ora si stanno rivelando suicide per il sistema industriale europeo e i suoi occupati.
Per la Germania, in particolare, tempi durissimi. Solo nel comparto automotive, in un solo anno si è registrata una perdita netta di circa 51.500 posti di lavoro, pari a quasi il 7% della forza lavoro. Opel (Stellantis) ha infatti annunciato che continuerà a produrre auto endotermiche oltre la scadenza prefissata del 2028. Lo spettro di chiusure e di bilanci a picco hanno convinto il management a intervenire.
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