Nervosismo diffuso a Wall Street nel primo giorno di contrattazioni di settembre – storicamente il peggior mese dell’anno per le azioni – dopo che ieri era rimasta chiusa in occasione del Labor Day. Venerdì una corte d’appello federale ha stabilito che la maggior parte dei dazi globali imposti dal presidente Donald Trump sono illegali, rimarcando che solo il Congresso ha l’autorità di imporre imposte ingenti. Trump ha definito la decisione “altamente faziosa” e ha dichiarato che presenterà ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Tra gli investitori cresce intanto l’attesa per i dati di venerdì sull’occupazione questa settimana, decisivi anche in vista della decisione Fed di tagliare o meno i tassi.
Il Dow Jones Industrial Average cede al momento lo 0,99%, peggio fanno l’S&P 500 (-1,3%) e il Nasdaq Composite (-1,6%). Tra i singoli titoli spicca il -3% circa di Nvidia, -2,5% per Amazon e -1,5% AMD.
Tensioni che si avvertono forti anche sui Treasury, con i rendimenti a 30 anni balzati a quasi il 4,96%, avvicinandosi per la prima volta da luglio al livello chiave del 5%. Il rendimento del benchmark a 10 anni è salito a quasi il 4,3%.
Le vendite stanno colpendo sia azioni che bond e anche il Vecchio continente segna una giornata di tensioni soprattutto sui titoli di Stato di Francia e Gran Bretagna. Per Parigi si avvicina il d-day dell’8 settembre con il voto di fiducia sul governo ed elevate probabilità di una caduta dell’esecutivo nonostante oggi il presidente francese, Emmanuel Macron, abbia invitato all’Eliseo i leader della coalizione per provare a trovare una soluzione politica prima del voto di fiducia in programma all’Assemblea nazionale per l’8 settembre. Il rendimento bond trentennale transalpino oggi si è spinto fino al 4,5% per la prima volta dal 2011.
Sull’azionario Piazza Affari ha chiuso in calo dell’1,61% con le banche nelle retrovie. Peggio il Dax di Francoforte che cede il 2,18%.
Tensioni sul debito UK
Oltremanica invece i gilt trentennali segnano i rendimenti massimi dal 1998 fra i timori per i conti pubblici di Londra con il nervosismo degli investitori acuitosi dopo il rimpasto di governo annunciato dal premier Starmer. Il rendimento del Gilt a 30 anni è volato fino al 5,7%, ben sopra i livelli a cui viaggiano i bon governativi di egual durata di qualsiasi Paese dell’area euro. La Gran Bretagna paga anche il forte deficit corrente in un momento di gravi tensioni commerciali per i dazi. Tensioni che mettono sotto pressione anche la sterlina che cede oltre l’1% rispetto al dollaro.
Starmer ha cercato di gettare acqua sul fuoco con un portavoce del premier che ha rimarcato che sono state adottate le decisioni necessarie per “stabilizzare le finanze pubbliche” e c’è un impegno “ferreo” sulle regole fiscali.
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