“Larga parte del risparmio nel nostro Paese passa attraverso il sistema bancario, oggi nelle migliori condizioni per sostenere la nostra economia, come confermato dai principali indicatori di bilancio”. Lo ha affermato il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, intervenendo in videocollegamento alla 101ª Giornata Mondiale del Risparmio organizzata da Acri.
Il ministro ha sottolineato l’importanza di un maggiore dinamismo da parte delle banche nell’offerta del credito e nella capacità di fungere da catalizzatori per iniziative imprenditoriali profittevoli. “Le banche devono tornare a dedicare il massimo delle loro energie alla raccolta del risparmio e all’erogazione del credito”, ha precisato Giorgetti. Secondo il titolare del Mef, gli istituti bancari dovrebbero puntare sul margine di interesse, “indicatore fedele della gestione caratteristica bancaria”, sul consolidamento di rapporti commerciali di lungo periodo e sulla capacità di valutare il merito creditizio delle imprese, supportata anche dalla presenza fisica delle filiali sul territorio.
Giorgetti ha poi evidenziato l’importanza di un rinnovato equilibrio tra garanzie pubbliche e valutazione del merito creditizio: “Lo Stato può essere un motore per il credito e i nuovi investimenti, soprattutto dove il mercato da solo non riesce, ma le garanzie pubbliche non devono mai sostituire il merito creditizio né eliminare il rischio, che va sempre assunto con responsabilità”.
Il ministro ha infine ricordato il ruolo storico del risparmio per lo sviluppo economico e sociale del Paese, citando come esso abbia sostenuto la ricostruzione post-bellica e contribuito a superare shock economici, a partire dalla crisi finanziaria del 2009.
Leggi anche:
Panetta disegna la rotta per un’Italia che cresca oltre l’1% stentato
“L’afflusso di risparmio è elevato e continuo, soprattutto nella componente dei depositi, quella meno onerosa, mentre i tassi di interesse continuano a diminuire. Tuttavia, l’andamento del credito a lungo termine, necessario per gli investimenti, resta debole, in particolare per le imprese più piccole”, ha concluso Giorgetti.
Il “messaggio” del ministro
Come gli altri partecipanti all’evento dell’Acri anche il ministro dell’Economia ha evitato qualsiasi accenno al prelievo previsto dalla manovra nei confronti del settore bancario. Tuttavia, alcune sottolineature evidenziano come la scelta di aumentare il prelievo fiscale di 4,3 miliardi sia, nell’ottica del titolare del Tesoro, più che giustificata. In primo luogo, l’incitamento ad aumentare l’offerta di credito sottintende una critica alle gestioni “moderne” che molto spesso privilegiano i ricavi commissionali rispetto a quello che dovrebbe essere il core business di una banca. Analogamente, il ministro ha ricordato come il sistema delle garanzie pubbliche abbia negli ultimi anni eccessivamente alleviato il lavoro dei banchieri in quanto lo Stato si è fatto carico di quel rischio d’impresa rappresentato dalla corretta valutazione del merito di credito. Ultimo ma non meno importante, l’accenno alla presenza fisica delle filiali sul territorio (come “termometro” per conoscere meglio l’ambiente nel quale le banche operano) è anche un riferimento al progressivo “dimagrimento” della rete agenziale, un fenomeno accentuato da modelli bancari che si sono sempre più orientati verso il digitale.
Pur non avendo detto nulla nel merito, si comprende però come Giorgetti non consideri esoso un contributo da parte di un settore che ha aumentato notevolmente la propria redditività a dispetto dell’offerta di credito (troppo spesso “sovvenzionata” dallo Stato), dei livelli occupazionali e della presenza territoriale.
© Riproduzione riservata