Il pioniere all’inizio degli anni Duemila è stato Giovanni Tamburi, con la sua Tip (Tamburi Investment Partners). Il banchiere d’affari romano-milanese ha cominciato a scommettere sulle società innovative prima ancora che arrivasse il boom delle startup. L’intuizione partiva dal fatto che tante famiglie imprenditoriali con disponibilità elevate cercavano occasioni per impiegare al meglio la liquidità. Così nacque Tip, poi quotata in Piazza Affari, che ha allargato il parterre dei suoi azionisti.
Tamburi ha moltiplicato i suoi club deal (si tratta di selezionati gruppi di investitori chiamati a partecipare a specifiche iniziative d’investimento in singole aziende) cui hanno partecipato industriali blasonati come Sergio Dompè, Gaetano Marzotto, i fratelli Catelli di ArtSana, il gruppo metallurgico Ferrero, la famiglia Branca, i Lunelli, Giuseppe Lavazza e i Giubergia. Nel portafoglio sono finite partecipazioni che vanno da Moncler a Prysmian, da Amplifon a Interpump ed Elica, da Ovs a Alpitour, da Hugo Boss ad Azimut Benetti, ma anche quella in Bending Spoons.
Sono gli «unicorni» e le startup più promettenti destinate a diventarlo, ad attirare gli investimenti di fondi di private equity, venture capital, club deal ma anche di singoli «business angels» e dei family office delle grandi famiglie industriali italiane.
Partiamo da Luigi Berlusconi che ha investito circa 25 milioni di dollari in 20 startup, la maggior parte nel fintech attraverso Ithaca Investments, il fondo di investimento costituito nel 2014 a Milano insieme all’ex banchiere di JP Morgan Giorgio Valaguzza. Ma anche con H14, il family office che Luigi gestisce con le due sorelle nate dal secondo matrimonio del padre. H14 ha investito anche in Bending Spoons per poi uscire dal capitale l’anno scorso. E sempre nel 2024 Berlusconi Jr, tramite il veicolo Ithaca 3, ha preso parte a un round da 2,5 milioni in Skillvue, startup milanese (nota come Algo AI) che ha elaborato una piattaforma che applica l’intelligenza artificiale alla selezione del personale. L’investimento è stato guidato da Italian Founders Fund, il primo fondo italiano di venture capital creato da alcuni fondatori di startup e guidato da Lorenzo Franzi, e dalla 14Peaks Capital di Edoardo Ermotti, figlio del ceo del colosso bancario svizzero Ubs, Sergio Ermotti.
Un altro nome blasonato è quello di Alessandro Benetton che di recente ha fondato insieme a tre giovani professionisti del settore finanziario e del venture capital la “2100 Ventures”, una nuova iniziativa dedicata a startup e giovani founder italiani ed europei. Con sede a Londra e Milano, e una dotazione di capitale prevista di 30 milioni di euro, punta a rafforzare i legami tra l’ecosistema del venture capitalist italiano e quello europeo. 2100 Ventures promuove attualmente oltre 25 startup internazionali nei settori Software as a Service, intelligenza artificiale, fintech e data, e ClimateTech. Benetton potrà contare anche sul supporto di advisor come il business angel Luca Ascani, il General Partner di Unruly Capital Stefano Bernardi e il co-fondatore di Scalapay Raffaele Terrone.
A scommettere sugli unicorni è anche Angelo Moratti che ha creato Angel Capital Management (ACM) e con essa ha investito in iGenius, fondata da un giovane albanese approdato in Italia come clandestino alla fine degli anni ’90, e che sviluppa prodotti basati sull’intelligenza artificiale per semplificare il rapporto tra persone e dati.
Nel panorama dei venture capital si sta, infine, affermando Vento, il fondo privato di Exor Ventures presieduto da John Elkann, che a marzo ha lanciato un fondo da 75 milioni a sostegno degli imprenditori italiani più promettenti a livello mondiale. L’obiettivo è realizzare 375 investimenti in cinque anni. Finora ha esaminato oltre 3.500 startup, investendo in circa 100 aziende fondate da italiane e italiani nel mondo, con un tasso di conversione del 2,5% e un ticket standard di 150.000 euro. Vento gestisce anche un programma di venture building che ha creato 26 startup in tre edizioni.
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