Oltre nove miliardi di dollari rubati agli investitori dalle truffe di criptovalute che brulicano sui social, a causa di guru della finanza e falsi influencer. Un dato, riferito al mercato Usa nel 2024 e nei primi mesi del 2025, riportato dalla società di analisi blockchain londinese Elliptic. Viene così a galla il cadavere del nuovo mondo di frodi digitali, dove gli influencer sono il cavallo di Troia perfetto.
Una macchina da soldi oliata dalle efficacissime tecniche persuasive delle piattaforme – capaci di farti sembrare amico intimo anche un perfetto sconosciuto – che la società descrive in The State of Crypto Scams 2025. Un dettagliato resoconto in cui influencer marketing e intelligenza artificiale si confondono negli intricati nodi della pesca a strascico dei furti digitali.
L’intelligenza artificiale è un tassello in più, entrato nel settore della pubblicità sulle piattaforme con falsi video promozionali che replicano il volto e la voce di personaggi e influencer celebri. E ha reso l’inganno ancora più efficace. I video, spesso diffusi su Youtube o piattaforme di messaggistica privata come Telegram e Whatsapp, propongono guadagni impossibili – «un ritorno del 100% in una settimana» – e così spingono le vittime a versare piccole somme iniziali destinate a sparire nel nulla.
Il fenomeno è esploso grazie alla stagione delle meme coin inaugurata da Donald Trump durante le ultime elezioni presidenziali, tra il 2024 e i primi mesi del 2025. «La mania delle meme coin del 2024-25 ha aggravato le perdite derivanti da queste truffe e ha persino provocato crisi politiche», osserva il report.
A partire dal token $Hawk Tuah, promosso dalla tiktoker Hailey Welch e poi crollato, fino al caso $Libra, sostenuto dal presidente argentino Javier Milei, così ha preso forma un laboratorio di manipolazione finanziaria. «Influencer improvvisati e sconosciuti promuovono l’investimento attraverso un video o un post sui social, anche se non hanno mai avuto in precedenza alcun coinvolgimento con iniziative di questo tipo».
È il segnale tipico di una promozione a pagamento orchestrata da gruppi che mascherano la propria identità dietro progetti di investimento «AI-based». In molti casi, l’intera campagna è generata artificialmente: dai video alle immagini dei presunti fondatori, fino ai siti che ospitano le offerte, realizzati con modelli riciclati e indirizzi web ingannevoli.
A rendere la truffa ancora più credibile sono le frodi in cui «l’aspetto e persino la voce di dirigenti di alto livello» vengono ricreate per convincere le vittime ad autorizzare pagamenti. L’ex dirigente di Binance, Patrick Hillmann, è stato tra i bersagli di un tentativo di questo tipo: i truffatori avevano generato un suo ologramma digitale per promettere l’inserimento di token su un exchange «in cambio di tangenti».
L’uso di influencer e deepfake si fonda sul principio psicologico della “fear of missing out“, cioè la paura di perdersi qualcosa. Le vittime sono indotte a credere di poter partecipare a un’opportunità irripetibile, pensata «esclusivamente» per loro. Così sono spinte a investire in fretta e furia.
A quel punto la presenza di un volto riconoscibile – che sia reale o simulato – basta per spazzare via ogni ragionevole dubbio. «La combinazione tra intelligenza artificiale, meme coin e viralità social», avvertono gli analisti, «ha reso sempre più difficile distinguere la promozione legittima dalla frode».
Le piattaforme e i professionisti del settore dovrebbero rispondere con le stessa carta dei truffatori per arginare il fenomeno, con «appelli guidati dagli influencer a ignorare promozioni false o deepfake».
Impresa che sembra quasi impossibile, dal momento che i meccanismi di fiducia che alimentano i social network – carisma, immediatezza, spettacolarizzazione – sono gli stessi che rendono le truffe più persuasive.
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