Il downgrade della Francia deciso da Fitch — da AA- ad A+ — è arrivato in un momento già difficile per Parigi, scossa dalla crisi politica che ha travolto il governo Bayrou. La conseguenza immediata è stata l’aumento dei rendimenti degli Oat, con lo spread decennale contro il Bund a quota 72 punti base: contro gli 83 del Btp e i 65 della Grecia.
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Per alcune ore, i titoli francesi hanno visto i rendimenti superare quelli italiani su scadenze più brevi: segnale che la sfiducia politica si è già trasferita sui prezzi.
Btp, domanda boom e il paradosso dei rating
Se da un lato Parigi perde terreno, dall’altro Roma continua a raccogliere consensi. Nelle ultime aste i Btp sono andati letteralmente a ruba, con richieste di oltre 100 miliardi a fronte di un’offerta di 18. Un successo che stride con le valutazioni delle agenzie: l’Italia resta ferma alla “BBB+”, mentre la Francia, pur in peggioramento, mantiene una “A singola”. Non pochi osservatori sottolineano che il mercato sembra assegnare all’Italia un voto più alto di quello ufficiale, premiando la gestione prudente del Tesoro.
Opportunità o rischio?
Il taglio del rating apre due scenari. Da un lato, gli Oat francesi diventano interessanti per chi cerca scommesse tattiche: se la situazione politica e fiscale si stabilizza, c’è spazio per una rivalutazione rapida. Dall’altro, senza correzioni di bilancio, Parigi sarà costretta a pagare cedole sempre più generose per attirare capitali, mantenendo alto il rischio di volatilità.
Le case di investimento: prudenza e selettività
Da Nuveen arriva un giudizio netto: “Lo spread Oat-Bund è vicino ai massimi decennali e potrebbe restringersi con un governo stabile, ma non escludiamo un allargamento fino a 90-100 punti base in caso di politiche fiscali troppo espansive. Restiamo strutturalmente sottopesati su Parigi, mentre vediamo meglio posizionata l’Italia e preferiamo la Spagna, grazie alla sua crescita più dinamica”.
Anche BlackRock invita alla cautela: secondo il colosso Usa, la turbolenza politica francese non cambierà le mosse della Bce, ma il premio di rischio sui titoli di Stato d’Oltralpe resterà elevato. Le preoccupazioni sul debito, aggiunge, non sono un problema solo francese: “Si tratta di una tendenza globale che negli ultimi mesi sta guidando i mercati”.
Multinazionali francesi, rating in chiaroscuro
Il downgrade sovrano ha inevitabilmente acceso i riflettori anche sulle grandi aziende francesi quotate, che rappresentano una parte rilevante della stabilità finanziaria del Paese. Qui il quadro è a macchia di leopardo: accanto a colossi del lusso come L’Oréal (AA) e Lvmh (AA-), che mantengono valutazioni di alta qualità (fa eccezione Kering a BBB+), troviamo società industriali come Airbus (A) e Stellantis (BBB) su livelli medi, fino a casi più fragili come Renault (BB+).
Sul fronte bancario, i grandi istituti restano solidi ma con rating non uniformi: Bnp Paribas si colloca su A, mentre Crédit Agricole e Société Générale restano più in alto, entrambe su AA-. Anche qui emerge un tema di differenziazione interna, che riflette non solo i fondamentali delle singole imprese, ma anche la percezione del rischio Paese.
Per gli investitori internazionali questo significa che, pur in un contesto macro più fragile, la Francia mantiene punte di eccellenza globale in settori come il lusso e la cosmetica, mentre le aree legate al mercato interno o all’automotive appaiono più vulnerabili alle tensioni sul debito e all’allargamento degli spread sovrani.
L’effetto contagio e lo sguardo avanti
Per ora i rischi di contagio restano limitati, anche se l’Europa torna a convivere con un differenziale di rendimento in costante tensione. La vera partita si gioca sulla capacità della Francia di recuperare credibilità fiscale. Nel frattempo, i Btp continuano a essere percepiti come un porto più sicuro, mentre gli Oat si candidano a diventare terreno fertile per chi ha lo stomaco – e il tempo – per la speculazione.
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