Migliaia di licenziamenti e stop ai siti produttivi in Europa. Intel dà il via a una delle ristrutturazioni più radicali della sua storia. Il colosso californiano dei semiconduttori, rimasto indietro nella corsa all’intelligenza artificiale (rispetto alla rivale Nvidia), è alle prese con difficoltà finanziarie. Nel secondo trimestre dell’anno il gruppo di Santa Clara ha riportato un fatturato sostanzialmente stabile ma un perdita netta di quasi 3 miliardi di dollari. Da qui l’annuncio di una serie di tagli drastici alla sua forza lavoro entro fine anno e la chiusura di progetti industriali in Germania e Polonia. E intanto il titolo a Wall Street, già sotto pressione, rimane in affanno.
Migliaia di licenziamenti entro fine anno
L’azienda prevede di chiudere il 2025 con circa 75.000 dipendenti, in netto calo rispetto ai quasi 108.900 registrati a fine 2024. I tagli includono sia licenziamenti che uscite volontarie. Già annunciata una riduzione del 15% della forza lavoro, Intel conferma ora che questa fase verrà estesa. Si tratterebbe, secondo quanto riportato dalla stampa internazionale, di circa 24.500 nuovi licenziamenti da qui alla fine dell’anno.
“So che gli ultimi mesi non sono stati facili. Stiamo prendendo decisioni difficili ma necessarie per snellire l’organizzazione, aumentare l’efficienza e migliorare la responsabilità a tutti i livelli dell’azienda”, ha dichiarato l’amministratore delegato Lip-Bu Tan, subentrato a marzo al dimissionario Pat Gelsinger. Il nuovo ceo ha subito lanciato un piano di austerità per frenare i costi e tentare un rilancio strategico.
Addio ai siti in Europa
Tra le misure più significative, Intel abbandonerà i progetti industriali in Germania e Polonia, stoppando definitivamente gli investimenti che erano già stati messi in pausa nel 2024. Si trattava di iniziative chiave per espandere la produzione nel Vecchio Continente, che avrebbero dovuto generare migliaia di posti di lavoro. Ora, il colosso californiano volta pagina.
La ritirata non si ferma all’Europa. In America Latina, l’impianto in Costa Rica sarà dismesso e le attività trasferite in stabilimenti più grandi in Vietnam e Malesia. Anche negli Stati Uniti, Intel rallenterà la costruzione del nuovo maxi-stabilimento di semiconduttori in Ohio, inizialmente previsto come punto di svolta per la produzione interna.
Conti in rosso: perdite per 2,9 miliardi di dollari
I numeri del secondo trimestre confermano la crisi in atto. Il fatturato si è mantenuto stabile a 12,9 miliardi di dollari, lievemente superiore alle stime degli analisti (12 miliardi), ma l’utile ha deluso. Intel ha chiuso con una perdita netta di 2,9 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto ai -1,6 miliardi di un anno fa. Il rosso è legato in larga parte ai costi di ristrutturazione già avviati.
Su base rettificata, l’utile per azione è negativo di 10 centesimi, contro un’attesa di +1 centesimo secondo FactSet. Per il terzo trimestre, l’azienda prevede un fatturato tra 12,6 e 13,6 miliardi, sopra il consenso, ma stima solo un pareggio sull’utile per azione, mentre gli analisti si aspettavano 4 centesimi di profitto.
In affanno nella corsa all’intelligenza artificiale
Dietro le difficoltà finanziarie, c’è soprattutto il ritardo tecnologico. Intel è rimasta indietro nella sfida sull’IA, dominata oggi da Nvidia, il cui valore di mercato ha superato i 4.200 miliardi di dollari, contro i 98,7 miliardi di Intel.
Il segmento data center, cruciale per l’intelligenza artificiale, è cresciuto nel trimestre solo del 4%, mentre quello dei Pc ha subito un calo del 3%. Un trend debole in un mercato dove la domanda è trainata proprio dall’intelligenza artificiale e dal cloud computing.
Titolo sotto pressione a Wall Street
Il titolo Intel ha perso il 3,66% nella seduta di ieri a Wall Street e cede oltre il 7% nella sessione pre-market, suggerendo un avvio in decisa flessione. Nonostante un guadagno del 13% da inizio anno, l’azione resta ben lontana dai massimi storici e il confronto con i principali concorrenti si fa sempre più impietoso. Da gennaio Nvidia ha incassato quasi un +30%. La capitalizzazione di mercato dell’azienda con sede a Santa Clara è pari a 98,71 miliardi di dollari contro i 4,24 trilioni di dollari di Nvidia.
“Sebbene il rilancio richiederà tempo, vediamo chiare opportunità per migliorare la nostra competitività e creare valore a lungo termine per gli azionisti”, ha dichiarato Tan, provando a rassicurare analisti e investitori. Resta da vedere se il drastico piano di ristrutturazione sarà sufficiente a riportare Intel al centro della scena tecnologica globale.
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