L’alleanza tra l’Orso e il Dragone si fa sempre più forte. La Cina si sta preparando a consentire alle compagnie energetiche russe di emettere obbligazioni denominate in yuan sul suo mercato interno. Insomma, tornano i Panda bond ma per aggirare le possibili sanzioni e finanziare un nuovo equilibrio geopolitico che punta anche all’espansione dei Brics (il raggruppamento di economie mondiali formato da Brasile, Russia, India, Cina con l’aggiunta di Sudafrica, Egitto, Emirati, Etiopia, Iran e Indonesia).
Non avveniva dal 2022, anno dell’invasione dell’Ucraina. Un momento spartiacque dopo il quale le banche cinesi avevano evitato qualsiasi contatto con le imprese russe, temendo di essere colpite da sanzioni secondarie da parte di Stati Uniti ed Europa. Le principali aziende del Paese di Vladimir Putin, tra cui la grande società nucleare russa Rosatom e il gigante del gas Gazprom, stanno valutando la vendita di obbligazioni “panda” denominate in yuan, mentre i mercati dei capitali occidentali restano chiusi a Mosca. Il Ministero delle Finanze russo preferirebbe che i titoli di Stato denominati in yuan fossero emessi in Russia e punta a far sì che gli investitori della Cina continentale abbiano un collegamento diretto tramite un ponte di deposito.
Quando Putin ha visitato Pechino per partecipare alla grande parata organizzata da Xi Jinping, ha chiesto un’infrastruttura finanziaria comune per i paesi del “Sud del mondo” e ha suggerito che i membri della Shanghai Cooperation Organization (SCO) dovrebbero vendere obbligazioni congiunte. L’8 settembre l’agenzia di rating cinese CSCI Pengyuan ha assegnato il rating più alto, AAA, a Gazprom che detiene le più grandi riserve di gas naturale al mondo, aprendo la strada a potenziali emissioni di debito nel mercato obbligazionario interno cinese. Anche Rosatom, una delle più grandi aziende nucleari al mondo, si sta preparando a emettere obbligazioni denominate in yuan in Cina, ha affermato un portavoce.
Ad agosto, il direttore finanziario Ilya Rebrov ha dichiarato che il consiglio di sorveglianza aveva approvato i piani per cercare fondi all’estero e ha affermato che erano iniziati i preparativi affinché la sua unità di produzione Atomenergoprom emettesse obbligazioni in yuan. Qualche mese prima, ad aprile, Atomenergoprom aveva ricevuto un rating “AAA” con outlook “stabile” dall’agenzia cinese Dagong Global Credit Rating.
“In linea di principio, riscontriamo interesse da parte degli emittenti obbligazionari russi, non solo da Rosatom ma anche da altri”, ha detto il viceministro delle finanze russo Ivan Chebeskov, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa nazionale RIA. Tuttavia, qualsiasi obbligazione russa richiederà comunque l’approvazione delle autorità di regolamentazione cinesi, mentre gli acquirenti di eventuali obbligazioni societarie russe in yuan dovranno valutare il rischio di sanzioni secondarie da parte degli Stati Uniti e dell’Europa.
Secondo l’analista della Danske Bank Allan Von Mehren, “per la Cina, c’è stato il rischio di dover affrontare sanzioni secondarie e le banche cinesi sono state restie a concludere accordi che avrebbero potuto essere visti come una violazione delle sanzioni o una loro diluizione degli effetti”. Secondo la Deutsche Bank, il mercato dei Panda bond, obbligazioni denominate in yuan cinesi emesse da un emittente non cinese, ha registrato una crescita record nel 2023 e nel 2024, trainato dalle tensioni geopolitiche.
Le aziende hanno venduto obbligazioni denominate in yuan sul mercato interno russo, poco profondo, mentre lo yuan è diventato la valuta estera più scambiata in Russia. Ma i mercati obbligazionari cinesi offrono una riserva di capitali molto più ampia. Dopo che a Gazprom è stata assegnata la valutazione “AAA”, il vicedirettore generale Famil Sadygov ha affermato che la valutazione conferma “la stabilità finanziaria di Gazprom e indica la solida affidabilità creditizia dell’azienda”. Il rating a lungo termine di Gazprom non porterà necessariamente a un’imminente emissione di obbligazioni denominate in yuan, ,a ricevere un rating offre l’opportunità di entrare nel mercato quando necessario.
Il rating “AAA” con outlook stabile di Gazprom è stato emesso subito dopo che lo scorso 2 settembre, Russia, Cina e Mongolia hanno siglato un memorandum giuridicamente vincolante per dare vita al gasdotto Power of Siberia 2. Parliamo di un progetto – di portata simile a uno dei due rami del Nord Stream verso la Germania, ormai fuori uso – che promette di pompare 50 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno dalla regione russa di Yamal attraverso le steppe della Mongolia fino al nord della Cina, assetato di energia. Questo accordo, siglato tra l’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, con la China National Petroleum Corporation e i funzionari mongoli, non riguarda solo l’energia: rappresenta un cambiamento epocale negli equilibri di potere mondiali, che costringe l’Europa a cercare alternative mentre l’Asia avanza a tutta velocità. Non riguarda solo lo sviluppo di un oleodotto. E’ il segnale tangibile di imperi che si riallineano, di vecchie dipendenze che crollano sotto il peso delle sanzioni e di nuove alleanze che sbocciano all’ombra delle tensioni geopolitiche. I giganti dell’Eurasia – Russia, Cina e ora anche l’India – non intendono farsi mettere all’angolo da Donald Trump, e si stringono di nuovo la mano, non solo nelle foto cerimoniali, ma in un abbraccio strategico che potrebbe ridefinire le dinamiche di potere ed economiche globali.
© Riproduzione riservata