Prova di maggiore stabilità per il comparto del lusso, in un contesto che rimane turbolento. Dopo la frenata di metà aprile, sulla scia dei cattivi risultati di Lvmh (il colosso quotato a Parigi ha chiuso il primo trimestre 2025 con un fatturato di 20,3 miliardi di euro, in calo del 2% rispetto a un anno fa), il comparto del lusso ha gradualmente recuperato il terreno perduto. In particolare, i titoli quotati a Piazza Affari, che avevano già subito un significativo rallentamento dopo l’annuncio di Donald Trump sui dazi, hanno ritrovato nel complesso l’equilibrio, anche se i singoli titoli si sono mossi in ordine sparso. Il bilancio complessivo, prendendo come riferimento le quotazioni di fine aprile, si chiude con un segno negativo, ma lieve. Stesso andamento per quanto riguarda i giganti europei, da Richemont a Hermès, da Burberry Group a Prada, da Kering alla stessa Lvmh.
L’effetto dazi ha certamente giocato un ruolo importante nel rallentamento dei prezzi delle azioni, ma tutto sommato è stato ben assorbito, a differenza di quanto avvenuto in altri comparti merceologici, maggiormente esposti all’export verso gli Stati Uniti. Probabilmente la clientela dei beni di lusso si è dimostrata, come poteva essere facilmente prevedibile, meno sensibile agli aumenti dei prezzi al consumo che inevitabilmente i produttori hanno dovuto applicare. Da qui anche il minore impatto sulle quotazioni azionarie delle società interessate.
Fra queste, una delle prime a ritoccare i listini è stata Ferrari, il cui collocamento nel comparto del lusso è da molti contestato, ritenendo più logico inserire i suoi titoli fra quelli dell’automotive, che peraltro hanno subito in media danni ben più consistenti. La “rossa” di Maranello ha già annunciato una revisione della propria politica commerciale, con un aumento di prezzo fino al 10% per alcuni modelli destinati all’export Oltreoceano. La Ferrari, che martedì 6 maggio presenterà agli analisti i conti del primo trimestre dell’anno, esporta in tutto il mondo, anche se gli Usa rappresentano il suo primo mercato globale di riferimento. In ogni caso la valuta prevalentemente utilizzata è il dollaro, che attualmente sta attraversando una fase di forte indebolimento nei confronti dell’euro. Da Maranello fanno sapere che la società sarà comunque costretta a rivedere i propri margini di redditività a causa dell’effetto dazi di Trump.
Salvatore Ferragamo, altra società del lusso quotata a Piazza Affari, con 3.300 dipendenti e 256 miliardi di euro di fatturato, dopo essere precipitata il 7 aprile scorso al minimo dell’anno di 4,72 euro, ha tentato il recupero fino a raggiungere quota 5,55 euro lunedì 28 aprile. Restano negative tuttavia le performance dell’ultimo mese (-15%), dell’ultimo semestre (-16%) e dell’ultimo anno (-41%). Aeffe (pret-à-porter, calzature e pelletteria), quanto a risultati borsistici, non è da meno: nell’ultimo mese ha perso infatti il 7,5%, mentre nel semestre la performance è negativa del 25% e da un anno a questa parte il calo si misura nel 23% circa. Anch’essa il minimo dell’anno lo ha segnato lo scorso 7 aprile a 0,57 euro. Un livello che rappresenta circa la metà rispetto al massimo annuale (0,956 euro) registrato il 21 gennaio scorso. Il 7 aprile è stata una giornata nera anche per altre società del comparto, come Sàfilo (occhiali e caschi da sci e bici), che ha registrato il suo minimo annuale di 0,65 euro, o come Geox (giù del 6,8% nell’ultimo mese e del 46% nell’ultimo anno) e Basicnet (abbigliamento, calzature e accessori), scesa a 6,7 euro, mantenendo però il segno più sia nella performance semestrale (+109%) sia in quella annuale (+108%) e un vantaggio minimo (+4,5%) nel confronto con un mese fa.
Da parte sua Csp International Fashion Group (calze, collant e intimo), infine, ha limitato i cali nel mese (-6,7%), nel semestre (-4,5%) e nell’anno (-8%). I titoli più rappresentativi del comparto del lusso, sia per prestigio, sia per quanto riguarda la capitalizzazione di Borsa, sono comunque indiscutibilmente Brunello Cucinelli e Moncler. Entrambi fanno parte del paniere del Ftse Mib, l’indice principale della Borsa italiana, e si confrontano costantemente con le più rappresentative realtà internazionali del settore.
Brunello Cucinelli
Il recupero della quotazione in questo caso è iniziato mercoledì 9 aprile, quando ha chiuso le contrattazioni a 89,22 euro, poco più del minimo dell’anno di 87,9 euro toccato due giorni prima nel corso della seduta (e quindi non rilevato dalle statistiche ufficiali, che rilevano per lo stesso giorno il prezzo di chiusura di 90,60 euro). Da allora in poi il trend è sempre stato positivo, fino a superare quota 100 euro (per la precisione 100,05 euro) giovedì 25 aprile. All’inizio della settimana successiva, martedì 29 aprile, ha chiuso la seduta a 99,42 euro. La sua presenza a Piazza Affari è abbastanza recente: Brunello Cucinelli, infatti, che porta il nome del suo fondatore e attuale presidente esecutivo (ma anche direttore creativo), è quotata dal 2012. Martedì scorso si è tenuta l’annuale assemblea dei soci che ha approvato il bilancio a fine 2024, chiuso con ricavi per 1.278,5 milioni di euro e un utile nello di 128,5 milioni. La performance del titolo nell’ultimo mese, sulla base delle quotazioni rilevate nel corso della seduta del 29 aprile, risulta negativa del 6,9%. Positive, invece, quelle dell’ultimo semestre (+6,4%) e dell’ultimo anno (+2,4% circa).
Moncler
Anche il titolo della società di abbigliamento e accessori, nata in Francia nel 1952 e acquisita nel 2003 da Remo Ruffini, ha subito il recente crollo del lusso in Borsa del 7 aprile scorso, quando il titolo ha chiuso a 49,07 euro per azione, nuovo minimo dell’anno. Un livello che si confronta con il massimo dell’anno, di 70,48 euro, toccato il 14 febbraio, meno di due mesi prima. Martedì 29 aprile il titolo ha subito una decelerazione a partire da metà seduta portando in rosso la performance dell’ultimo mese. Si tratta comunque di un calo trascurabile (-5,09%), mentre è rimasta leggermente positiva quella relativa all’ultimo semestre. Rispetto a un anno fa la perdita è pari invece al 16% circa.
L’analisi tecnica di Teleborsa indica valori con poche variazioni. La prima resistenza si colloca infatti a 54,95 euro e la seconda a 55,83 euro, mentre i supporti si fermano a 54,07 euro (il primo) e 53,53 euro (il secondo). «Moncler – spiegano in proposito gli analisti – risulta caratterizzata da una certa stabilità del trend, evidenziata dal basso livello di volatilità giornaliera fissata a 1,942 euro, con i volumi giornalieri che restano ancora bassi. Non sono dunque gli investitori istituzionali ad essere maggiormente interessati a questo tipo d’investimento, poiché i bassi volumi non comportano scostamenti di prezzi elevati».
Quanto ai giudizi delle banche d’affari, Hsbc ha emesso un “hold” (mantenere) il 24 aprile scorso, con un target price di 60 euro. Lo stesso giorno Intesa SanPaolo ha confermato il giudizio “buy” (comprare) indicando un prezzo obiettivo di 66 euro.
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