Dollaro sempre più debole, nuovi tagli da parte della Federal Reserve entro fine anno e l’economia statunitense in bilico, tre ingredienti che stanno spingendo l’oro verso le stelle.
Così questa mattina il metallo giallo ha toccato un nuovo record storico, sfondando per la prima volta la soglia psicologica di 3800 dollari l’oncia, attestandosi a 3846 dollari. Questo movimento non sorprende, è solo l’ennesima conferma del ruolo dell’oro come bene rifugio in un contesto di volatilità economica e incertezza geopolitica.
L’oro sale, ma non è il solo
Però mentre tutti gli occhi sono puntati sulla scalata record dell’oro, che è cresciuto del 43% nell’ultimo anno, sullo sfondo anche gli altri metalli stanno guadagnando terreno. Per esempio, l’argento è balzato sopra i 47 dollari l’oncia, livello che non si vedeva da oltre quattordici anni, ma a sorprendere veramente è il dato sul platino, che è arrivato a valere 1600 dollari l’oncia.
Negli ultimi mesi il platino è, senza dubbio, il metallo prezioso cresciuto con più forza: da inizio anno ha guadagnato il 78%, a settembre circa il 15%, con giugno come mese record con una crescita del 28%, il più forte rialzo mensile dal 1986. Alla base dell’ascesa c’è un deficit cronico. Il World Platinum Investment Council (WPIC) prevede per il 2025 un deficit di circa 850mila once, dopo le 968mila once già mancanti lo scorso anno. Dalla fine del 2022, le scorte di superficie, ovvero quelle riserve immediatamente disponibili fuori terra, sono diminuite di circa il 46%, scendendo al minimo storico degli ultimi dieci anni. In altre parole, al di fuori della produzione mineraria, l’offerta si sta esaurendo, mentre la domanda continua a crescere.
Leggi anche:
1. L’oro vince sul debito
2. Quando i metalli da industriali diventano preziosi per il portafoglio
© Riproduzione riservata