Nuovo strappo al rialzo dell’oro. Questa notte il future sul metallo giallo si è così spinto ai nuovi livelli record di 3.578,20 dollari all’oncia. Record anche per l’oro spot a 3.508,54 dollari. La nuova spinta è legata alle persistenti scommesse su tagli dei tassi di interesse statunitensi (la Fed si riunirà il 16-17 settembre) e l’accresciuta incertezza sui dazi.
“Il rally dell’oro affonda le sue radici nell’accumulo di oro da parte delle banche centrali. Le banche centrali che detengono oro detengono ancora un asset di riserva in dollari (un asset indipendente dal controllo del Tesoro statunitense). Questa base è stata rafforzata dalle aspettative di tagli dei tassi d’interesse statunitensi”, rimarca Paul Donovan, global chief economist di Ubs WM.
Il metallo giallo non è più soltanto una copertura contro scenari avversi e spesso sale a braccetto con le Borse. “La sua funzione di hedge inflazionistico è stata spesso sopravvalutata, ma il suo ruolo di riserva cresce di trimestre in trimestre. È questa la vera trasformazione: da asset tattico a strumento di architettura strategica”, rimarca Gabriel Debach, market analyst di eToro.
La survey di Bank of America fotografa liquidità scesa al 3,9%, minimo dal 2021, e interesse degli investitori calamitato da Magnifici Sette, oro e short dollaro. “È la dimostrazione che il mercato ha rimesso capitale al lavoro, scommettendo su un atterraggio morbido pur con valutazioni tirate. Un equilibrio che funziona finché i dati confermano e la banca centrale non delude”, asserisce Debach.
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