Ad inizio settimana si parlava della costante ascesa da record delBitcoin che, mentre l’oro spot superava soglia 4mila dollari l’oncia, è volato verso un nuovo massimo storico a 125mila dollari. Il nuovo record ha fatto riaffiorare la consueta domanda: il prossimo breakout potrebbe segnare la prima corsa sostenuta verso i 150.000 dollari e? L’ottimismo però ha avuto vita molto breve. Brutto risveglio, infatti, questa mattina per il mondo cripto, dopo il crollo registrato nella tarda serata di ieri sui mercati a seguito della nuova minaccia di Donald Trump contro la Cina.
Affondo notturno per le criptovalute
La giornata di ieri si è chiusa in rosso per il Bitcoin, con una perdita del 7,15%, toccando un minimo a 109.683 dollari. Nell’arco di una settimana, dall’apice di lunedì a 126.272 dollari, il prezzo si è mosso in un range del 13%.
Per trovare una chiusura giornaliera negativa superiore al 7% bisogna tornare a marzo 2025, quando esplose la prima guerra dei dazi. Il movimento correttivo generalizzato di ieri, che ha colpito anche i mercati azionari, è, ancora una volta, da attribuire al nuovo attacco del tycoon, che ha riacceso i timori di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, innescata da un post pubblicato sul suo social Truth.
La parte più colpita è stata Bitcoin, con circa 5,19 miliardi, di cui 4,52 miliardi long: segnale di un forte movimento ribassista che ha spazzato via eccessi di leva dopo le recenti tensioni sui mercati.Ma non è stata l’unico cripto a soffrire: Ethereum ha perso 4,18miliardi, Solana 1,94 miliardi e una sorte simile per le altre altcoin minori. Un chiaro esempio di come la volatilità possa amplificare i movimenti del mercato, soprattutto per un settore senza basi solide, come quello delle criptovalute.
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