Un ritorno alle origini per spiccare il volo a Hong Kong. Secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, Shein, il gigante cinese del fast fashion, starebbe considerando il trasferimento della propria sede da Singapore alla Cina continentale, nel tentativo di ottenere il cruciale via libera delle autorità di Pechino per quotarsi in Borsa a Hong Kong. L’azienda avrebbe già avviato colloqui con diversi studi legali per valutare la costituzione di una nuova holding nel Paese d’origine, ma le discussioni sono ancora in fase preliminare e non è detto che l’operazione vada in porto.
La mossa – che riporterebbe simbolicamente Shein “a casa”, dopo anni di espansione internazionale – ha un chiaro obiettivo: conquistare l’approvazione della China Securities Regulatory Commission (Csrc), indispensabile per procedere con una Ipo sul listino di Hong Kong. Attualmente la sede legale del gruppo si trova a Singapore, dove è stata spostata nel 2022 per facilitare la gestione globale del business. Tuttavia, gli stretti legami operativi con la Cina – dove Shein produce gran parte della sua merce – rendono inevitabile il coinvolgimento di Pechino nei processi autorizzativi.
Il piano B dopo i fallimenti in Occidente
Il desiderio di sbarcare in Borsa è sempre più forte. Secondo indiscrezioni del Financial Times emerse già a luglio, Shein ha presentato in via confidenziale una nuova richiesta di Ipo a Hong Kong, dopo che i tentativi di quotazione a Londra – e ancor prima a New York – si sono arenati. Nel Regno Unito, la domanda di ammissione era stata presentata oltre un anno fa, ma l’iter si è inceppato a causa delle difficoltà nell’ottenere il benestare degli enti regolatori.
Il fallimento della quotazione negli Stati Uniti, invece, è stato determinato dalle polemiche legate a presunte violazioni dei diritti umani nella catena di fornitura di Shein. Inoltre, l’azienda si è trovata nel mirino dell’amministrazione Trump, che ha revocato l’esenzione tariffaria sulle spedizioni di basso valore – una misura che aveva garantito prezzi ultra competitivi sul mercato americano.
Crollo della valutazione e concorrenza crescente
Un altro elemento che spinge Shein ad accelerare i piani è il drastico ridimensionamento della propria valutazione di mercato. Se in passato il gruppo era stimato oltre 100 miliardi di dollari, oggi la cifra sarebbe scesa a circa 30 miliardi. A pesare sono anche la concorrenza agguerrita di Temu, altro gigante cinese dell’e-commerce, in rapida ascesa in Europa e Stati Uniti, e il mutato contesto geopolitico e regolatorio.
Il futuro resta incerto: il via libera della CSRC per l’Ipo a Hong Kong è tutt’altro che scontato, e la riorganizzazione societaria potrebbe comportare nuove sfide normative e fiscali.
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