Lo Spazio come nuovo volano per le Ipo. Dopo anni di sviluppo, ora le società che operano nella cosiddetta space economy hanno un nuovo status più solido e potrebbero mandare in orbita un mercato, quello delle quotazioni in Borsa, che da anni langue, complice anche la forte volatilità e i dazi. Una ventata di ottimismo è arrivata dalla recente quotazione di Voyager, azienda con sede a Denver (Colorado) che fornisce soluzioni tecnologiche critiche per missioni spaziali e di difesa. Il gruppo ha raccolto 382,8 milioni di dollari per circa 12,35 milioni di azioni al prezzo di 31 dollari ciascuna, superando la fascia di prezzo prevista, compresa tra 26 e 29 dollari. Un risultato importante che farà da apripista a tutte le società di settore che vogliono quotarsi e che stanno rapidamente crescendo anche grazie all’amministrazione del presidente Donald Trump che punta ad aumentare in modo significativo la spesa per progetti di difesa e spaziali.
«Il successo dell’Ipo di Voyager Technologies – spiega a Moneta Gabriel Debach, market analyst di eToro – non può essere archiviato come semplice entusiasmo speculativo. Il “GS IPO Barometer” di Goldman Sachs è in rialzo, segno di un contesto più favorevole per le nuove quotazioni. La società ha ottenuto una buona risposta dal mercato, nonostante si parli di un’azienda ancora in perdita. Un segnale di come gli investitori stanno iniziando a prezzare seriamente il potenziale commerciale dell’economia spaziale». Secondo i dati aziendali, il settore ha superato i 508 miliardi di dollari nel 2023 e punta agli 820 entro il 2032.
«La transizione da ecosistema pubblico a modello ibrido, con attori privati integrati in partnership strategiche ha già tracciato una nuova traiettoria. Voyager è oggi l’unica società listata con un progetto operativo per sostituire la ISS (la stazione spaziale internazionale), con un budget stimato tra 2,8 e 3,3 miliardi e già 217 milioni assegnati dalla Nasa». I ricavi sono saliti a 144 milioni nel 2024, con un primo trimestre 2025 chiuso a 34,5 milioni. Dal 2019 la società ha completato sette acquisizioni, adottando un modello di crescita misto organico-inorganico.
«I rischi, però, restano. Voyager è in perdita dalla fondazione, non ha esperienza diretta nella gestione di stazioni spaziali e Starlab è ancora in fase di sviluppo. Ma il mercato sembra disposto a pagare per l’opzione. L’accesso a capitale fresco, i contratti con la Nasa e una pipeline di domanda che include agenzie spaziali internazionali e clienti commerciali delineano un profilo di rischio sì elevato, ma potenzialmente ben remunerato», spiega l’analista.
Il risultato e il tempismo dell’Ipo possono aprire ora una finestra anche per altri operatori. «Una quotazione di SpaceX, o della sola Starlink, non è più una suggestione lontana. Se il mercato è pronto ad accogliere aziende ancora in costruzione come Voyager, il valore industriale e la profittabilità già raggiunta da Starlink potrebbero rappresentare un catalizzatore potente per un’Ipo. Starlink è verticalmente integrata, controlla l’intera filiera e ha già clienti attivi. L’ecosistema di satelliti Leo è destinato a espandersi da 7.000 a oltre 78.000 satelliti entro il 2035: un’accelerazione che moltiplica la domanda di accesso, servizi e infrastrutture. E SpaceX è in prima linea», aggiunge Debach sottolineando che «è un buon momento per lo spazio».
Il contesto è in miglioramento, la spesa pubblica è strutturalmente elevata (solo il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti americano ha chiesto 2,1 miliardi di dollari per lo spazio nel 2026) e l’investimento privato copre già l’85% dell’intera economia spaziale. Tra il 2024 e il 2033 sono previsti oltre 37.000 lanci. Voyager non è ancora il benchmark, ma ha aperto una via. Ora gli occhi sono sui big.
Tra questi SpaceX di Elon Musk è l’attore più atteso per il debutto. Secondo Ark Invest, il valore aziendale di SpaceX nel 2030 potrebbe essere pari a circa 2,5 trilioni di dollari, sette volte superiore rispetto all’ultimo round di finanziamento del dicembre 2024, con un tasso di rendimento annuo composto del 38%
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